“L’omosessualità nel calcio è un fenomeno che non si vuole affrontare, è una forma di tabù”. Marino Bartoletti, icona del giornalismo sportivo da oltre cinquant’anni, commenta così quanto sta accadendo in Germania, dove il mondo del calcio ha preso seriamente il tema del coming out fra i calciatori. “Siamo nel 2021 e non esiste neanche un calciatore apertamente omosessuale nelle associazioni professionistiche” è l’appello della rivista tedesca 11 Freunde, sottoscritto da 800 giocatori della Bundesliga e della Seconda e Terza Liga. Nel calcio, dichiararsi gay è ancora un tabù, soprattutto in Italia.
È innegabile: il contesto culturale, accompagnato da un machismo tipico del mondo del pallone, rende difficile fare coming out, nonostante gli inviti dei big del calcio, come il capitano della nazionale svedese ed ex calciatore della Sampdoria, Abin Ekdal, che aveva confessato: “I gay nel calcio hanno paura di dichiararsi”. O più recentemente l'ex capitano della nazionale tedesca, Philipp Lahm, che nella sua biografia ha dichiarato: "Se qualcuno avesse in mente di farlo e dovesse chiedermi consiglio, gli suggerirei di consultarsi con una persona di fiducia e fare onestamente i conti con sé stesso, su quali siano i veri motivi per questo passo. Ma non gli consiglierei mai di parlare di questo tema con i suoi compagni di squadra".
Bartoletti, l’omosessualità tra i calciatori italiani è ancora un tabù?
“L’argomento è piuttosto ignorato, e questo già è una piccola colpa, perché sembra quasi ci si debba vergognare di qualcosa. Non credo si possa parlare di omofobia, ma il fatto che ci si stupisca ancora oggi, dovrebbe far riflettere”.
Perché c’è ancora quest’indifferenza?
“Nel calcio maschile il tema non si pone, anzi viene ignorato, e dobbiamo allarmarci per questo, significa che c’è una sacca di resistenza. Dobbiamo rifletterci”.
Questo fenomeno non è, però, presente nel calcio femminile. Come mai?
“Nel calcio femminile c’è il fenomeno opposto, perché si associa il calcio all’omosessualità femminile. La cosa che fa riflettere è che la si consideri ancora qualcosa di cui stupirsi”.
Carolina Morace, inserita tra le “Leggende del calcio” del Golden Foot Award, ha dichiarato la sua relazione con l’australiana Nicola Jane Williams soltanto anni dopo l’inizio della loro storia: “Credo che nella vita ci siano dei momenti in cui certe cose diventano naturali. Forse prima non si è pronti” ha dichiarato al Corriere della Sera, anticipando l’uscita del suo libro-confessione “Fuori dagli schemi”. Eppure, pensare al calcio come all’unico contesto in cui i tabù sono forti sarebbe un errore. Molti atleti preferiscono dichiararsi a carriera conclusa. L’iniziativa tedesca, oltre che un invito alla consapevolezza, potrebbe davvero liberarsi da quel blocco culturale di cui lo sport europeo vorrebbe finalmente liberarsi.