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No, Lewis Hamilton a Imola
non ha vinto per un colpo di fortuna

  • di Diletta Colombo Diletta Colombo

1 novembre 2020

No, Lewis Hamilton a Imola non ha vinto per un colpo di fortuna
Lewis Hamilton a Imola è stato baciato ancora una volta dalla Dea Bendata, con la Virtual Safety Car arrivata nel momento migliore per l’inglese. Ma la sua vittoria non è frutto della fortuna. Perché la corsa se l’è sudata spingendo come un matto prima del ritiro di Ocon

di Diletta Colombo Diletta Colombo

“Ma che culo ha Lewis Hamilton?”, deve aver pensato buona parte del pubblico nel veder apparire, durante la gara a Imola, il simbolino della Virtual Safety Car nel momento esatto in cui il Gastone Paperone della Formula 1 ne avrebbe beneficiato di più. La risposta è: immenso, più di quello rotondissimo e straripante di Kim Kardashian. Nel caso in cui si verifichi un imprevisto, è difficilissimo che dica male proprio a lui. Anzi, è probabilissimo il contrario. La Dea Bendata ha una preferenza spiccata per il nostro. Oggi ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione, con il ritiro di Ocon proprio quando Hamilton avrebbe beneficiato maggiormente di una neutralizzazione.

Hamilton, però, il Gran Premio dell’Emilia-Romagna a Imola non l’ha vinto per fortuna, ma per merito. Spingendo come un matto, a suon giri veloci, nell’ultima parte del suo primo stint, prolungato rispetto a quello del compagno di squadra per smarcarsi da Verstappen. Anche senza la Virtual Safety Car, Lewis sarebbe stato comunque davanti a Bottas una volta effettuata la sua sosta per montare le hard. Di poco, ma abbastanza per poter gestire la gara in modo sapiente. La differenza Hamilton la fa nella lettura della gara. Se sbaglia, come oggi in partenza, non reagisce di petto, ma aspetta il momento opportuno, coccolando la vettura quando non serve spingere e diventando una belva quando sa di dover estrarre il massimo dal pacchetto. 

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@LewisHamilton WINS at Imola 🏆 He leads Valtteri Bottas (P2) and Daniel Ricciardo (P3) across the line! #F1 #Formula1 #ImolaGP #LewisHamilton #Mercedes @mercedesamgf1

Un post condiviso da FORMULA 1® (@f1) in data: 1 Nov 2020 alle ore 5:42 PST

La fortuna, insomma, proverbialmente aiuta gli audaci. Ed è inevitabile che il pensiero vada a quel Paperino di Valtteri Bottas, che ormai non sa più che pesci prendere. La sua gara, dopo una splendida partenza, si è ammutolita sul nascere per via di un gigantesco detrito, di Rossa provenienza. È riuscito ad evitarlo con le gomme, ma non col fondo piatto, danneggiato irrimediabilmente. Gli effetti della sfiga funesta di Bottas si sono visti nella seconda parte di gara. Con l’aerodinamica compromessa, è stato un supplizio, condito da un paio di errori quando si è ritrovato alle spalle l’indemoniato Max Verstappen. Avvicinatosi dopo aver sentito odore di sangue, quello squalo dell’olandese si è mangiato in un sol boccone Bottas al secondo bloccaggio del malcapitato.

Ma di sventurato a Imola c’è pure lo stesso Verstappen, che in fatto di sfiga non ha certo scherzato. Anche lui è rimasto fregato da un detrito, che gli ha spappolato la posteriore destra sul finale della gara. Game over, come in un videogioco di bassa lega, per un pilota cui il ruolo di comprimario sta sempre più stretto. Figuriamoci un ritiro così. Ma Verstappen, a differenza di Bottas, avrà le chance di rifarsi di questo corollario di sfighe. Max ha un talento che Valtteri si sogna. Perché è pur sempre vero che Hamilton il vichingo finlandese lo suona di botte, rintronandolo come un pugile che ha fatto il pieno di colpi anche quando sembrerebbe che Bottas abbia il controllo della situazione.

Si dirà che con la Mercedes è tutto facile, ma non è esattamente così. Lo dimostrano le difficoltà di Bottas.  Che non solo di fronte alla sfortuna si ammutolisce senza cercare di reagire a quello che gli succede, ma pure quando si trova in vantaggio non è praticamente mai in grado di fare la differenza rispetto a Hamilton, padre padrone di questa Formula 1 dal risultato scontato. Che nelle corse ci voglia una bella dose di culo non è certo una novità. Ma ci vuole anche tanto, tanto talento. E Hamilton ne ha da vendere. Con buona pace di chi è - comprensibilmente - stufo di vederlo vincere sempre. Ora che il record di Michael Schumacher è stato infranto, Hamilton, non pago, continua a battere se stesso. Perché una vera competizione non c’è.  E questa sì che è una sfortuna, per chi le gare le guarda da spettatore.

 

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