Valentino Rossi e la sua compagna avranno una bambina. Tutto ok, no? No, perché qualcuno ha avuto da ridire pure su questo. Nella giornata di ieri, infatti, è uscita una dichiarazione del neo-padre dove diceva: “Avrei preferito un maschio, ma sono contento lo stesso”. È così subito piombata una pioggia di critiche sul Dottore, reo di preferire un sesso rispetto all’altro. Mamma mia che tragedia, uno scandalo. Troppo spesso si tende a non esulare il ruolo dello sportivo da quello del genitore, ma parliamoci chiaro, adesso non si è liberi neanche di preferire, indipendentemente dal maschietto o dalla femminuccia, una scelta rispetto a un’altra? Qualsiasi genitore ha diritto a preferire il sesso dell'erede, qualsiasi genitore prima di saperlo ha quasi sempre una preferenza. Ma questo poi non intacca niente, né la gioia né l'amore verso chi nasce. Succede così a chiunque, succederà anche a Valentino. Ma per lui non è finita qua.
Perché la seconda frase di Valentino Rossi è stata: “Avere una femmina è una cosa positiva così non ti viene il dubbio se correrà o no, farà altre cose”. Tac, ecco arrivare subito - da parte delle femministe a oltranza - l’etichetta di sessista. Ma per favore, non rompete anche su ‘sta roba. A meno che di non smentire una statistica palese è oggettiva: ovvero che se nasci femmina hai meno probabilità di correre in moto dato che l’80% di chi lo fa è di sesso maschile. Questo non vuol dire assolutamente che il motociclismo sia uno sport per uomini, ci mancherebbe, e nessuno ha voluto mai far intendere questo, però ecco le alternative prima di vedere la figlia di Valentino Rossi in sella sono parecchie. Perlopiù se si parla di gare competitive.
E poi diciamocela tutta. Menomale non è nato maschio. Vi immaginate le pressioni sulle spalle di questo povero ragazzetto già dai suoi primi anni di infanzia? O magari nel caso in cui decidesse davvero di correre in moto quanti discorsi cattivi arriverebbero su di lui? Già ce li immaginiamo: “È lì solo perché è il figlio di Rossi” – nel caso in cui arrivasse in competizioni importanti – “Non ha il dna del Dottore” se non vincesse – “Da un padre così non doveva fare altro, anzi ha fatto il suo” ogniqualvolta sarebbe salito sul gradino più alto del podio. Perché tanto sarebbe andata così e lo sappiamo tutti. Figuriamoci poi se gli avesse detto: “Babbo mi piacerebbe giocare a basket”. Non vogliamo nemmeno pensarci. Qualsiasi opzione fosse capitata, a qualcuno sarebbe andata giù male. Anche se si parla di un figlio. Almeno per una volta, evitiamo commenti inutili e superficiali.