Spagna 2016, lotta mondiale apertissima tra due compagni di squadra. Ex migliori amici, diventati rivali ai ferri corti, Lewis Hamilton e Nico Rosberg non sono intenzionati a risparmiarsi. Esagerano al via del Gran Premio di Barcellona, entrambi, con meriti da dividere a metà così come le colpe, e alla fine di curva uno succede il disastro. Si buttano fuori a vicenda, chiudendo a pochi metri dal via il sogno di una doppietta Mercedes senza rivali alle loro spalle. Sarà il giorno della grande rottura, per Lewis e Nico, che proprio in Spagna si dichiareranno una guerra destinata ad arrivare fino al finale di mondiale ad Abu Dhabi. Sarà anche, lo rivelerà poi tempo dopo Toto Wolff, uno dei giorni peggiori per il team Mercedes.
A sorridere invece, vicinissimo ai detriti di quel disastro di troppa foga, c'è un ragazzo di 18 anni, 7 mesi e 15 giorni. Ha ricevuto una promozione improvvisa, a metà campionato, e da Toro Rosso è passato in Red Bull, a imparare - sembrerebbe - dal più esperto Daniel Ricciardo. Sono tutti preoccupati perché quell'olandese presuntuoso ha tutte le carte in regola per infilare un disastro dietro l'altro. E lo fa, lo farà e continuerà a farlo ancora per un po'. Lo chiamano "Mad Max" per l'indole troppo sopra le righe e la tendenza a non alzare mai il piede quando un altro, uno che non è lui, può farlo al suo posto.
Max Verstappen si trova tra le mani un sogno, a quel GP di Barcellona, e lo sfrutta senza paura. Imparerà tante cose, da quella prima vittoria in poi, ma la mancanza di paura non ha mai dovuto impararla. E da quel suo primo successo in Formula 1, arrivato come un sogno tra le sfortune degli altri, Max ha fatto tanta - tantissima - strada. Ha imparato a regolare la rabbia, fare pace con i sentimenti, ha imparato a gareggiare in modo più pulito, portare più rispetto, chiedere anche scusa.
E a Barcellona, lì dove ha conquistato il suo primo trofeo da vincitore, è tornato quest'anno per la prima volta da campione del mondo. Con il numero 1 scritto sulla tuta, a sostituire il suo mitico 33 e ricordare a tutti ciò che ha ottenuto lo scorso anno contro Lewis Hamilton, Max ha vinto di nuovo a Montmelò.
Lo ha fatto aiutato dalla fortuna - inutile negarlo - mentre il povero Charles Leclerc gridava via team radio un "No" che i ferraristi difficilmente dimenticheranno, tradito da un problema tecnico alla sua power unit mentre si trovava saldamente al comando della gara. Senza quel problema il monegasco avrebbe vinto, si sarebbe tenuto la leadership del mondiale piloti e di quello costruttori e le cose, per Max, sarebbero andate diversamente.
La fortuna però in questo weekend ha dato una spinta fondamentale a un ragazzo che non ha mai lasciato che gli eventi contrari lo scalfissero, riuscendo a rimanere attaccato, ancorato come se da quello dipendesse la sua vita, alla speranza del risultato. In qualifica è stato tradito all'ultimo tentativo in Q3 da un problema al suo DRS, in gara il problema si è ripresentato rendendogli un inferno ogni tentativo di sorpasso, mentre un errore pochi giri dopo il via - causato da una improvvisa folata di vento - lo ha costretto a costruirsi una gara ancora più in salita.
Ha corso controcorrente questo weekend, Max Verstappen, e quella fortuna cieca che non guarda in faccia nessuno questa volta lo ha aiutato, dopo averlo tradito già due volte dall'inizio dell'anno, costringendolo al ritiro in Bahrain e in Australia. Come un cerchio che si chiude, dal primo successo nel 2016 all'ultimo da campione del mondo in carica, su una pista di errori e delusioni feroci, ma anche teatro di storie così grandi da non poter essere dimenticate.