Ancora prima che ieri sera Sebastian Vettel, manco fosse Kim Kardashian, rompesse l’Internet con la sua calvizie, causa scatenante della nascita di centinaia di meme, Aston Martin aveva catalizzato l’attenzione con una strategia sui social mirata a capitalizzare al meglio la popolarità di Sebastian, uno dei piloti più riconoscibili della Formula 1 attuale. Potremmo interrogarci sull’influsso dei cinque travagliati anni di Vettel alla Ferrari sulla sua situazione tricotica, ma la domanda che ci poniamo è un’altra. Quanto c’è del marchio Aston Martin nella scuderia di Formula 1 che da quest’anno ne porta il nome?
Ci sarà l’iconico racing green della casa di Gaydon, che andrà a sostituire il rosa dello sponsor BWT che aveva caratterizzato negli ultimi anni la Racing Point. E sarà garantita ampia visibilità al brand Aston Martin, visto che il marchio, oltre a tornare con un team ufficiale in F1 dopo sessant’anni, fornirà anche la Safety Car per metà delle gare in calendario, dividendo i compiti con la Mercedes, che aveva il monopolio dal 1996. Ma, al di là della facciata, almeno per il momento di Aston Martin ci sarà ben poco nel team. Molto semplicemente, Lawrence Stroll, presidente esecutivo della casa di Gaydon e proprietario della Racing Point, ha apposto una nuova etichetta a un team presistente.
È questa la nuova tendenza dei brand dell’auto. Anziché investire centinaia di milioni di euro per mettere in piedi praticamente da zero una scuderia in Formula 1, appongono semplicemente il loro brand a un team già presente sulla griglia. Nacque così, a fine 2017, la partnership tra Alfa Romeo e la Sauber, che ha successivamente portato anche a sinergie sui prodotti di serie del Biscione. E lo stesso vale pure per Aston Martin, un marchio che, dopo le difficoltà degli ultimi anni, punta alla rinascita. Non è, insomma, un costruttore F1 nel senso classico del termine.
Si tratta semplicemente di un’operazione di marketing che è parte integrante della scommessa di Lawrence Stroll, determinato a risollevare le sorti di un marchio il cui valore in Borsa negli ultimi anni è sceso drasticamente. L’esposizione mediatica che garantisce la F1 è unica nel motorsport, soprattutto se ci sono i presupposti per essere al centro dell’attenzione. E qui arriva il punto focale della strategia di Aston Martin, l’ingaggio di Sebastian Vettel.
Vettel, uomo ostinatamente analogico in un mondo sempre più digitale, è paradossalmente onnipresente sui social grazie alle torme di fan sfegatati che lo seguono fedelmente dai tempi della Red Bull. Basta vedere l’hype che hanno generato i teaser della sua visita alla sede di Aston Martin per capire quanto Vettel, nonostante le difficoltà delle ultime stagioni, sia ancora amatissimo. E il suo passaggio in un nuovo team incuriosisce tutti, attirando al contempo pure l’attenzione su Aston Martin.
Non è un caso che il nostro nei video diffusi dal team arrivi al volante di una DBX, il SUV su cui Aston Martin punta moltissimo, muovendosi nel solco tracciato dagli sport-utility di lusso lanciati da Lamborghini, Bentley, Rolls-Royce e similia. Ingaggiare un quattro volte campione del mondo come Sebastian significa, prima di tutto, catalizzare l’attenzione sul marchio, sfruttando l’amplissima fan base del tedesco, e giocando sulla curiosità che suscita il cambio di casacca di uno dei piloti che hanno definito la scorsa decade in F1.
E, in secondo luogo, Vettel è un testimonial ideale per il brand. Così come Kimi Raikkonen è diventato, con l’affascinante moglie Minttu, irresistibile protagonista degli spot di casa Alfa Romeo, non è difficile immaginarsi Sebastian come un novello James Bond nelle future campagne di Aston Martin. Vettel, noto anglofilo e appassionatissimo di auto d’epoca, è un personaggio azzeccato da associare a un marchio dalla storia così ricca come Aston Martin.
Cosa riservi il futuro di Aston Martin in F1 non possiamo saperlo. Il prossimo anno, con l’introduzione del nuovo regolamento tecnico, sarà cruciale per tutti. E desta ovviamente curiosità il rapporto con la Mercedes. Visto che dal 2021 il reverse engineering è stato bandito, un caso eclatante come quello della RP20 dello scorso anno – praticamente identica alla Mercedes del 2019 – sembrerebbe scongiurato. Ma Aston Martin e Mercedes hanno intensificato la loro partnership sul fronte del prodotto, con un accordo che prevede la condivisione delle tecnologie ibride di Stoccarda in cambio di un aumento della partecipazione di Mercedes in Aston Martin fino al 20% nel 2027. Che effetti possa avere a lungo termine sulla F1, non è dato saperlo. Quello che è certo è che di Aston Martin nel 2021 sentiremo parlare moltissimo. E non solo per i capelli di Sebastian.