Paolo Cevoli, noto comico romagnolo, è da sempre appassionato di moto, come avrà vissuto dunque il ritiro di Valentino Rossi? “Eh…direbbero che è finita una epoca mitologica. Valentino è entrato nella leggenda, come Achille o Ulisse, ci ha regalato tantissimo!”.
Sul fatto se il Dottore si sia ritirato al momento giusto afferma: “Sono scelte personali difficilissime per chi come lui è nato su di una moto. Io lo capisco bene, è come un attore che desidera recitare fino all’ultimo giorno, tirare le cuoia all’ultimo sipario – per poi aggiungere - Sarebbe da fare, come nel tennis, una categoria senior, lui li batterebbe tutti. Anzi, lancio questa idea alla Federazione”.
Se vi possa essere invece un nuovo Valentino o meno non ha dubbi: “No, come Valentino ci sarà solo lui per tutto quello che ha fatto e per avere inventato un modo nuovo non solo di correre, ma anche di comunicare e di presentarsi sia nei momenti belli che in quelli difficili – continua Cevoli - Magari è conseguenza anche di avere iniziato a gareggiare in un’epoca diversa, ma comunque il suo spessore umano rimane unico”.
Alla domanda come mai la Romagna sia la terra dei Motori, il comico - intervistato dalla Gazzetta - risponde: “È un mistero. A volte penso a Francesco Baracca, il più grande eroe dell’aviazione italiana durante la Prima guerra mondiale, che era di Lugo ed era pazzo per la motocicletta. Non so, credo faccia un po’ parte della nostra “sboroneria”, del carattere guascone degli abitanti di questa terra, l’Emilia-Romagna, che non a caso ha le più grandi eccellenze in termini di industrie motoristiche”.
Cevoli conferma inoltre come suo zio fosse solito ospitare nel suo albergo Saarinen: “Certo! A Riccione negli Anni 60 e 70 si organizzavano circuiti cittadini, che noi seguivamo aggrappati ai ponteggi fatti di tubi Innocenti, con panino e fiasco di vino. Io mi mettevo all’angolo di viale Ceccarini, lato Rimini, dove c’era la rotonda e si vedeva bene. Mio zio era convenzionato con un'agenzia di viaggi scandinava e Jarno stava sempre da lui anche per le vacanze; quando è scomparso, sua moglie era all’hotel Kiss di mio zio”.
Per quanto riguarda le sue esperienze da motociclista dice invece: “Faccio abbastanza schifo. Ho avuto una Vespa e, a 16 anni, la Honda FT500, un monocilindrico che dal rumore sembrava più un motopeschereccio. Si era rotta la serratura dello sterzo, ed allora usavo il bloccadisco ad “U” – spiega Cevoli - Un giorno ero davanti la pensione Cinzia dei miei genitori, ho salutato tutti e sono scattato con il bloccadisco ancora al suo posto, tirando una gran briscola. Lì è terminata la mia carriera di motociclista. Sono un grande appassionato di competizioni, ma la mia vita come centauro è durata poco”.
Ma quali erano le macchine con cui i tedeschi raggiungevano il suo albergo negli Anni 70? “Nonostante la pensione Cinzia fosse zero stelle, avevamo una clientela tedesca benestante, che ci raggiungeva con belle auto, ma dai colori assurdi! La Porsche giallo zabaione, la Mercedes verde, una addirittura fucsia. Che dire, magari il meteo non aiuta troppo i tedeschi e loro compensano con tinte sgargianti”.
“Una Renault 4 blu, che usavamo anche come vettura per gli approvvigionamenti della pensione. A maggio si levavano i sedili posteriori e diventava un furgone, tutto schiacciato sulle ruote posteriori. Ne ho un bellissimo ricordo”. Questa invece la sua prima automobile.
Mentre l’auto più bella che abbia mai avuto: “La mia prima seconda auto, una Panda verde con sedili verdi e blu che assomigliavano a delle sdraio. La comprammo con mia moglie appena sposati e la guidavamo tutti molto volentieri, i miei figli sono cresciuti dentro questa scatoletta. E poi ho avuto tante meravigliose Ape! Negli Anni 90 avevamo dei locali in centro a Bologna, ed io che ero laureato in legge tenevo anche i rapporti con il Comune muovendomi spesso con l’Ape in giacca e cravatta ma con nel cassone calcinacci e tondini di ferro per dare l’idea che fosse di un operaio. Quando si viaggiava in due, il guidatore doveva stare tutto di traverso per raggiungere il manubrio: una sera, usciti dal cinema Capital di Bologna, mia moglie mi intimò di scegliere tra lei e l’Ape, e li la mia storia con questo veicolo è finita. Però ci ho lasciato il cuore”.
“Non ho la mania delle auto potenti e veloci, amo quelle comode, oggi ho una Volvo, ma soprattutto da tredici anni ho un bellissimo camper, un Hymer di cinque metri e quaranta su base Ducato – racconta Cevoli parlando dell’auto dei propri sogni - Non lo adopero più per le vacanze lunghe, perché anche lui come l’Ape ha ricevuto un ultimatum da mia moglie, ma nella vita quotidiana; fa i 140 tranquillamente come un’auto normale, ed ha tutto: bagnetto, frigo, letto, gavone per le biciclette. È perfetto anche per muovermi tra i vari spettacoli, mi piace molto”.
Nell’avvinarsi alla conclusione viene chiesto invece quale sia secondo lui l’auto più brutta mai realizzata: “Ce ne sono tante, tra quelle possedute direi senza dubbio la Ritmo carta da zucchero che mio babbo comprò dopo la Renault 4. Era veramente brutta, quella cui mi sono meno affezionato. Premetto che prima della R4 papà aveva una Fiat 1100: assomigliava un po’ a una scatola di sardine, ma mi piaceva molto”.
Parlando di Formula 1 spiega: “Hamilton mi piace, è forte, ha il suo carattere, rimarrà nella storia. Ma io sono di una generazione precedente, i piloti a cui ho voluto più bene sono stati Villeneuve e Senna”. Mentre su chi vincerà i mondiali: “Boh. Speriamo la Ferrari. Nel motomondiale è l’anno di Pecco!”.