L’ho fissata negli occhi e mi sono detto: “questa non è qui per pettinare le bambole. Mi sono fidato del mio istinto e l’ho assunta”. Sempre molto diretto e autentico, a Paolo Simoncelli, il papà del SIC, sono bastati pochi secondi per inquadrare Patricia Pacheco ed assumerla nel ruolo di telemetrico del team SIC58 nel Mondiale Moto3.
“E’ successo quattro anni fa. Cercavo un telemetrista per il campionato spagnolo e uno per il Mondiale. Eravamo al Cev, il campionato spagnolo e si è presentata Patricia insieme al responsabile del team Monlau. L’aveva vista lavorare nel box accanto e avevo notato come si dava da fare anche a caricare le casse, montare e smontare il box. Mi è piaciuta subito perché è una tipa decisa e non si tira indietro difronte a niente”.
Spagnola, 31 anni, laureata in ingegneria aerospaziale, Patricia Pacheco lavora da 4 anni nel Team Sic 58 a fianco di Tatsuzi Suzuki. E’ una ragazza tosta e soprattutto sa quello che vuole nella vita, anche se non lo diresti dalla sua corporatura piuttosto minuta e dai suoi occhi dolci.
La sua storia inizia a Madrid nel 1989. Da bambina preferiva il Lego alle bambole oppure giocare per strada con il fratello. La domenica guardava i gran premi in televisione tifando Sete Gibernau. “Seguo la MotoGP sin da bambina. Sognavo un giorno di diventare la prima persona con cui parla il pilota quando scende dalla moto, la figura a cui si rivolge per trovare una soluzione per essere più competitivo. Così ho puntato sui numeri: la fisica e la matematica. Mi sono laureata in ingegneria aeronautica perché era una valida alternativa al paddock della MotoGP, un obiettivo che allora mi sembrava irraggiungibile”. Dopo la laurea, Patricia ha studiato telemetria alla scuola Monlau di Barcellona ed è così approdata al campionato spagnolo Cev.
“Credo che Paolo Simoncelli sia stato colpito dalla mia determinazione”, ci racconta, “in squadra mi sono sentita subito a mio agio. Mi piace perché non vengo trattata in modo speciale perché sono una donna. Io faccio il mio lavoro. Ho studiato per questo e voglio farlo al meglio”. Il balletto di meccanici quando il pilota rientra ai box è il momento preferito di Patricia. “Quando il pilota rientra con un problema, siamo tutti collegati, ognuno con il suo ruolo. La comunicazione chiara e diretta è la chiave del successo: se ci muoviamo tutti all’unisono a volte bastano pochi minuti per risolvere un problema. Per far questo ci vuole una grande base di fiducia e questo mi rende orgogliosa del mio lavoro e della mia squadra”.
Pole e vittorie non sono mancate e Patricia ha continuato a crescere tanto che dal 2020 Paolo Simoncelli le ha affidato anche la gestione tecnica della SIC58 Squadra Corse nel CEV.
Unica donna del team, Patricia riconosce, “da donna, ma prima ancora come Patricia, apporto la mia sensibilità e allegria nel box. Mi piace ridere e al mattino quando arrivo abbraccio i ragazzi. È una cosa che loro non fanno tra sé, ma fa bene al cuore”. Pochi l’hanno vista arrossire per un complimento, mentre sono i risultati del suo pilota, Tatsuzi Suzuki, la cosa che la rendono più fiera di questo lavoro. “Per fare bene il lavoro di telemetrico o di tecnico è indispensabile la fiducia del pilota. Nel mio caso, unisco la conoscenza ingegneristica alla sensibilità che contraddistingue le donne e talvolta mi trovo a confidare ai miei piloti che è lecito anche avere paura o vivere momenti di sconforto”.
E mentre guarda avanti… ad un futuro in MotoGP tra qualche anno, da telemetrista e perché no, da capotecnico, Patricia confessa: “in circuito capita che si fermino delle ragazzine con i loro genitori. Sono interessate alla mia storia e al mio lavoro nel Mondiale. Mi emoziona e riempie di orgoglio sapere che ci sono bambine che vedono in me un modello a cui ispirarsi. Se ci sono riuscita io, possono farlo anche loro”.