Da quando il motomondiale corre al COTA, il Circuito delle Americhe ad Austin, il nome di un solo pilota svetta incontrastato nell'albo d'oro della pista americana: quello di Marc Marquez. Dal 2013 al 2021 lo spagnolo della Honda ha vinto ogni gara di MotoGP disputata su suolo statunitense, guadagnandosi di diritto l'appellativo di re del COTA.
Solo in un Annus horribilis per la sua carriera come il 2020, stagione della sua assenza segnata da un grave infortunio al braccio, avrebbe potuto bloccare la striscia di successi di Marquez ma, destino vuole, a causa dell'emergenza Covid il GP di Austin nel 2020 è stato cancellato. L'occasione sprecata per un altro pilota che, solo sfruttando l'assenza del numero 93, sarebbe potuto salire sul gradino più alto di quel podio.
Una situazione simile, anche se meno evidente, a quella che si sta definendo agli Australian Open 2022, primo appuntamento con gli Slam del nuovo anno tennistico, segnati dalla pesante - e chiacchieratissima - assenza del re Novak Djokovic.
Splende, il nome del numero uno serbo, nell'albo d'oro dei successi nel singolo nello Slam australiano, con ben nove vittorie che vanno dal 2008 al 2021, quando lo scorso anno proprio in Australia Djokovic ha iniziato una stagione straordinaria che lo ha visto sfiorare il Grande Slam. Tralasciando infatti il periodo più buio della carriera del serbo, quello tra il 2017 e il 2018, per Nole sul cemento blu degli Open australiani non ci sono mai stati davvero rivali.
La sua assenza però, segnata da polemiche No Vax che lasciano il campo dello sport e toccano la linea di fondo tra politica, salute e buon senso, regala agli altri giocatori la speranza di un successo altrimenti quasi impossibile da provare a catturare.
Come il COTA senza Marquez, come Spa senza Michael Schumacher o Silverstone senza Lewis Hamilton, così il cemento degli Australian Open del 2022 è una terra di nessuno, in cui vincere diventa improvvisamente possibile.
Sulla strada del nostro italiano Matteo Berrettini, arrivato a una storica semifinale mai raggiunta da un italiano, ora c'è il mostro sacro Rafael Nadal che però ha sempre considerato il cemento il suo terreno più avverso, con una sola vittoria in carriera nell'ormai lontano 2009. Affrontare Nadal per Berrettini, che viene da due partite lunghe e sfiancanti dal punto di vista fisico, non sarà comunque semplice e l'ansia, di trovarsi davanti ad una leggenda come Nadal, potrebbe far tremare le gambe al nostro italiano.
Se le cose per Matteo dovessero andare bene però la finale non regalerà certo un successo assicurato: uno tra Stefanos Tsitsipas - numero 4 al mondo - e il temibile Daniil Medvedev - numero 2 - cercheranno di bloccare la sua scalata, consapevoli (proprio come Matteo) che un'eccezionalità come quella di questo 2022, con l'assenza del re Djokovic, non è da sprecare per niente al mondo.