Dici “scommesse” e a Piacenza rivedono le streghe. Ancora viva, dopo dieci anni abbondanti, la ferita di quella retrocessione in Prima Divisione – stagione 2011/12 – che di fatto ha segnato l’inizio di una crisi da cui il Piacenza Calcio, nonostante i lampi con Arnaldo Franzini (play off per la Serie B persi con il Trapani nella stagione 2018/19), non si è mai più sollevato. Al momento i Biancorossi vivacchiano dignitosamente in Serie D (quarto) e quando dal nuovo ennesimo capitolo del calcioscommesse emerge il nome di Nicolò Fagioli, 22enne piacentino, centrocampista di Juventus e Nazionale spallettiana, e si menziona “il brutto giro di Piacenza”, ci viene naturale andare a tastare il polso a due giornalisti che hanno narrato passo per passo la storia recente (e non solo) di quella società che negli anni ’90 fece gridare al miracolo.
Il primo a risponderci è stato Giacomo Spotti, direttore della redazione calcio di SportPiacenza: “Il nome di Piacenza, alla fine, salta sempre fuori quando si parla di scommesse, ma il discorso su Fagioli e Sandro Tonali (che giocò nelle giovanili del Piacenza Calcio fra il 2009 e il 2012, nda) non credo abbia particolari collegamenti con l’inchiesta Last Bet del 2011. In quel caso si parlò di frode sportiva, del famoso “giro degli zingari” che organizzava scommesse – combinate dal vivo, faccia a faccia, ai caselli autostradali – su piattaforme asiatiche. Qui mi pare si parli invece, eventualmente, di ludopatia dei singoli giocatori, non di partite truccate. Tutto è ancora in divenire. Tuttavia, la prima impressione è che i due piani siano completamente diversi”. L’oscurità vera – perché comunque su Fagioli, Zaniolo e Tonali qualcosa si sa – riguarda il “brutto giro di Piacenza” di cui lo scorso aprile parlarono due procuratori sportivi. “Eh – osserva Spotti –, qui si naviga nel buio. I “brutti giri di Piacenza” potrebbero evocare ciò che emerse nella Last Bet. Si parlava di due o tre bar della città in cui si scommetteva forte, ma ad esempio la famosa combine di Piacenza-Pescara fu concordata in un bar-ristorante di Roncaglia (paesino in provincia di Piacenza, nda) che non fu mai identificato con assoluta certezza”.
Cautela, comprensibile e ancora doverosa, anche da parte di un decano del giornalismo piacentino che ha preferito restare anonimo. “Di calciatori, allenatori, 'operatori del mondo del calcio' ne ho sempre incontrati diversi. Un tempo Mauro Bellugi, uno che da giovane si è divertito parecchio, mi diceva che già ai suoi tempi le tentazioni non mancavano. Donne, auto veloci, locali. Lo dico perché ho la sensazione che, in questa circostanza, si abbia a che fare con le caz*ate di ragazzi molto giovani che maneggiano somme troppo grandi per le loro mani. Hanno scommesso, fine. È stata la loro trasgressione, punto. Peggio, ovviamente, se lo avessero fatto – questo è da accertare – su siti illegali, ma credo che tutto potrebbe ridursi a una vicenda di trasgressioni sciocche, superflue, ma non necessariamente connesse a un mondo delinquenziale. Poi è chiaro, se Fagioli adesso si è indebitato ed è nei guai con qualche usuraio, allora significa che non ha saputo dire basta al momento opportuno, ma il ragazzo, cerchiamo di capirci, non è mai apparso un fuori di testa. Ha sbagliato, tutto qui”. “Sai – conclude –, a Piacenza, dieci anni fa, siamo retrocessi per mano di un manipolo di delinquenti conclamati; potremmo dire che, alla lunga, siamo ancora in Serie D per via di quella vicenda! Abbiamo visto cose che… (sorride, nda), quindi non ci impressioniamo facilmente quando si parla di scommesse. Se Fagioli ha fatto una caz*ata, che in parte ha già ammesso, pagherà il dovuto”. Un pensiero finale anche al mondo social: “È un tritacarne. Ne gira di ogni. Anche tante caz*ate”. A questo punto potrebbe davvero aver ragione Manuel Bongiorni, noto autore comico piacentino che ha così commentato le notizie riguardanti Fagioli sulla pagina Facebook di un giornale online: “Fagioli è finito in un giro di Pisarei”. Si fa riferimento al famoso piatto piacentino “Pisarei e faśö (fagioli)”. Per “pisarei”, nel dialetto locale, si intendono anche i cosiddetti “pisarelli”; dei “cog*ioni”, potremmo liberamente tradurre.