In Formula 1 non vedevamo da anni un inizio di mondiale così intenso e combattuto, giocato sul filo del rasoio tra imprevisti, strategie, sorpassi in pista e parole al veleno nei paddock. Si respira aria di sfida, di battaglia vera, di due leoni che combattono nel Colosseo e in gioco c’è la vita, niente di meno. Profumo di agonismo e di supremazia in un anno che segna la fine di un ciclo, prima dell’inizio di un nuovo mondo per gli appassionati di Formula 1.
Aspettando allora che gli equilibri si ribaltino ancora, e di scoprire chi nel 2022 avrò sviluppato la monoposto più interessante, godiamoci quest’ultimo anno dell’era di supremazia Mercedes… senza però la supremazia Mercedes. La scuderia tedesca arranca in questo inizio di 2021, con Red Bull che dà filo da torcere al pilota, un Lewis Hamilton che non eravamo abituati a veder commettere degli errori in pista, e alla monoposto tra power unit, aerodinamica e gestione gomme.
Così mentre fuori dalla pista i team principal delle due squadre si lanciano frasi pesanti come incudini, sottintendendo malignamente i presunti imbrogli reciproci, dentro all’autodromo Hamilton e Verstappen si strattonano ogni singolo punto, succhiandosi via le sicurezze collezionante in anni di carriera.
È bellissimo, niente da dire. Ma piano con l’entusiasmo. Max Verstappen non ha mica già vinto il mondiale. La voglia di volti nuovi, di generazioni giovani e combattive, è tanta. Così come il desiderio - che siate o meno fan di Lewis - di vedere qualcuno di diverso sul trono del vincitore. Qualcuno che non ci abbia preso l’abitudine, che non viva le vittorie con la calma della quotidianità. È un sentimento normale, il brivido dello sport e della competizione, ma piano con l’entusiasmo.
Perché il team di Toto Wolff farà di tutto per tornare a vincere e, al contrario di quanto ha recentemente affermato, porteranno in pista degli sviluppi alla power uniti della Mercedes, provando in tutti i modi a ricucire il distacco dalla Red Bull.
Perché i punti che li separano sembrano tanti, collezionati con costanza e determinazione, ma in realtà sono davvero pochi: basta un errore di Verstappen per riportare la sfida sullo stesso piano e, anzi, a ritrovarci in un secondo con Hamilton di nuovo leader del mondiale. Baku è stata l’esempio più concreto di quanto le cose possano cambiare in un attimo perché, se Lewis non avesse fatto un errore nella ripartenza finendo fuori dalla zona punti, la foratura di Max gli sarebbe costata un prezzo molto alto in ottica mondiale, con le conseguenti ricadute psicologiche.
Le motivazioni non bastano? Allora prendiamo un esempio. Vi dice qualcosa la vittoria a Silverstone di Sebastian Vettel su Ferrari, nel 2018, al grido di “qui a casa loro” nel delirio della folla italiana drogata di adrenalina e felicità? Vettel in netto vantaggio su Hamilton e la Ferrari che batte la Mercedes in Inghilterra, a casa di Lewis, e a casa (almeno per metà) del team. E poi vi ricordate com’è andata a finire? Con la gara in Germania, questa volta a casa di Sebastian, e quell’imperdonabile errore sotto la pioggia che gli portò uno zero in classifica, inizio della fine di quella lotta per il campionato.
Non è questione di portare sfortuna a Verstappen, paragonandolo al Vettel sconfitto dei tempi Ferrari o presagendo sfighe ed errori futuri, è solo questione di aspettative e possibilità. La sfida c’è, e continuerà ad esserci in tutti i prossimi Gran Premi a venire, ma attenzione a dare la Mercedes per sconfitta.
La storia è ancora tutta da scrivere. E Verstappen non ha mica già vinto il mondiale.