Il motorsport è pericoloso. Lo è da sempre, sempre lo sarà. Negli anni l'incremento delle regole per gestire la sicurezza, lo sviluppo tecnico e il grande lavoro di federazioni e team ha aiutato a renderlo più sicuro, facendo diminuire in modo esponenziale il numero di vittime in tutte le categorie degli sport motoristici. Resta però, oggi e sempre, un mondo fatto di rischio e velocità, e di giorni terribilmente tristi come quello andato in scena oggi in Belgio, nella storica pista di Spa Francorchamps dove il diciottenne Dilano Van'T Hoff, pilota olandese impegnato nel weekend di gara di Formula Regional, è morto in seguito delle ferite riportate nell'incidente in cui è rimasto vittima in gara 2.
Così mentre il mondo del motorsport si stringe intorno alla famiglia, al team e ai giovanissimi piloti della categoria del Formula Regional europeo, ci si interroga su un incidente che non può, e non deve, restare soltanto un incidente. Verrà aperta un'inchiesta, com'è giusto e normale che sia in questi casi, e si faranno domande a cui andranno trovare risposte.
Per Dilano, per la sua memoria e per il rispetto della sua famiglia, ma anche per il futuro dello sport che amava. Perché è trovando spiegazioni a giornate come questa che si può andare avanti con soluzioni, con miglioramenti, con ciò che un giorno daremo per scontato.
La verità è però che già oggi, nel giorno della tragedia, sono evidenti alcune mancanze e alcuni gravi problemi, già visti in passato, che hanno sicuramente aumentato le probabilità di rischio che hanno poi portato a questo episodio. "Oggi non era davvero necessario" ha detto Max Verstappen in conferenza stampa nel pomeriggio di sabato al Red Bull Ring, parlando proprio della triste notizia arrivata nel paddock austriaco direttamente da Spa.
E "non era necessario" perché chiunque conosca il motorsport sa in quali condizioni la pista di Spa, soprattutto nei tratti del Raidillon e sul rettilineo del Kemmel, diventi davvero troppo pericolosa. Non è un caso che la scarsa visibilità, l'acqua in pista e la forte pioggia - unite alla dinamica dell'incidente - abbiano subito fatto saltare alla mente degli appassionato un altro drammatico incidente di Spa: quello in cui nel 2019 perse la vita Anthoine Hubert in Formula 2.
La scelta di far correre ragazzi così giovani (e quindi per forza di cose molto meno esperti rispetto ai colleghi delle categorie maggiori) su una pista complessa come quella di Spa in situazioni drammaticamente difficili come quelle di oggi, rappresenta per molti un punto cruciale nella tragica dinamica che ha portato alla morte di Dilano Van'T Hoff. Si è a lungo discusso di modifiche da apportare alla storica pista, con opinioni contrastanti che vanno dai puristi assoluti che, non vorrebbero toccare mai nulla, fino ai radicali rivoluzionari, che vorrebbero la chiusura totale di Spa, mentre alcuni cambiamenti sono già stati portati nel corso degli ultimi anni.
Ciò che però si può davvero controllare a Spa, sono proprio le condizioni in cui fare o non fare correre i piloti: in Belgio la pioggia non è una possibilità remota e il passato non andrebbe mai dimenticato. Far rientrare una safety car per concludere una gara "nello spettacolo", in condizioni così estreme, è stato un errore. Un errore che andrà analizzato, capito, studiato. Un errore che non può, insieme agli altri visti in questo tragico fine settimana, essere ignorato. Perché c'è un nome, scritto a caratteri cubitali, sopra la necessità di capire dove si può migliorare la sicurezza. E questo weekend il nome è quello di un ragazzo olandese di 18 anni: Dilano Van'T Hoff.