"Troppo presto per parlare di svolta", ripete Charles Leclerc come per volersi convincere, per scacciare l'ombra della delusione che potrebbe arrivare, da un momento all'altro. Lo fa per abbassare le aspettative di stampa, tifosi, forse della sua stessa squadra che, ogni anno in questo 2023, ha cercato un punto di svolta per "ripartire", in un anno che sembra essersi fermato prima del suo inizio. Dall'arrivo di Vasseur, alle parole di grande incoraggiamento dell'amministratore delegato Benedetto Vigna prima del via della stagione, fino così a scontrarsi con una realtà molto diversa rispetto a quella di inizio 2022 quando, il sogno di un mondiale combattuto, era più vero che mai.
Così il monegasco, tra un colpo e l'altro, tra una botta alla sua sicurezza e una ferita al suo orgoglio, sembra aver ormai imparato a fare i conti con la realtà: la macchina è difficile da capire, le piste sono troppo diverse tra loro per identificare come si comporterà una monoposto capricciosa e imprevedibile come quella di questa prima parte di mondiale, e le possibilità di vedere il progetto cambiare improvvisamente sono un miraggio lontano.
Quando le cose hanno iniziato a girare bene, in Canada, Leclerc ha quindi piantato i piedi: "Stiamo parlando solo di una gara, è troppo presto" ha detto in ogni sessione di interviste, in ogni conferenza, davanti a ogni persona e chissà, forse anche davanti allo specchio. Perché ci sono gli altri, da Mercedes ad Aston Martin, perché le piste cambiano, le reazioni della macchina anche. E perché il cuore è da proteggere, dopo un anno così.
Anche in Austria, dopo una sola sessione di libere in un weekend complesso come quello dominato dal sabato di sprint race (con prevista pioggia!) provare a fare piani e previsioni sembrava impossibile. Ad alleggerire lo spirito di Leclerc però è arrivata in soccorso una qualifica, nel pomeriggio del venerdì, e un risultato che solo poche settimane fa appariva un miraggio: prima fila, alle spalle di Verstappen, con un distacco minuscolo di appena 48 millesimi.
Aria fresca che sa di speranza, quella che oggi spaventa il monegasco. "È ancora troppo presto per parlare di punto di svolta nella nostra stagione", ripete davanti alla stampa nelle conferenze post qualifiche. Che il weekend è lungo, il sabato con questo format poi è più complesso che mai, e la sua Ferrari cambia come il tempo, lasciando spazio ai dubbi sul passo gara, il degrado gomme, l'affidabilità.
Ma la calma che prova a spiegare, non è nei suoi occhi appena sceso dalla macchina. Occhi delusi da quei 48 millesimi di distacco da Verstappen. Sono gli stessi del suo box, sono quelli di chi voleva tutto e di una seconda posizione non si accontenta più. È il gioco magico di questo mondo fatto di velocità, dentro e fuori la pista, dove un attimo prima si prova a non annegare, sbracciandosi nel tentativo di portare a casa pochi punti, e quello dopo si guarda il monitor sbuffando davanti a una prima fila a pochi millesimi dal leader di un campionato già scritto.
Si alza ora, la scala della delusione da cui cadere fa sempre più male. Ma si alza anche l'aspettativa, la voglia di migliorare, la volontà di chi - da Maranello al box - da mesi prova senza sosta a cambiarle, questa direzione. La delusione negli occhi di Leclerc e dei suoi uomini è quindi il vero segnale di un cambiamento anche se lui, per primo, vorrebbe continuare a tenere un profilo basso per cadere più rovinosamente quando le prestazioni torneranno a mettere in difficoltà il team. Ma tra aspettative e realtà una sola lezione sembra emergere da quei 48 millesimi di distacco: che se hanno la forma della delusione allora, in un modo o nell'altro, la strada deve essere per forza quella giusta.