Il 2020 è stato un anno di grande cambiamento per il sette volte campione del mondo di Formula 1 Lewis Hamilton. La stagione della vittoria del suo settimo titolo nella massima serie, che lo ha reso di diritto il pilota più vincente della storia del suo sport in termini di Gran Premi vinti e al pari di Michael Schumacher per i mondiali, è stata anche quella in cui ha mostrato il suo lato più umano, impegnandosi in modo esplicito e coraggioso nella lotta contro il razzismo.
Un anno di grandissima partecipazione sociale per il britannico di casa Mercedes, uno dei primi atleti a livello mondiale pronto a inginocchiarsi - e a sensibilizzare anche più di metà griglia di Formula 1 a farlo - per il movimento Black Lives Matter. Da lì la decisione di fondare la sua associazione, la Mission 44, che da anni si impegna per aumentare le diversità nel panorama del motorsport e dare alle minoranze - etniche o di genere - l'occasione per potersi formare in modo professionale ed entrare di diritto in un mondo quasi esclusivamente bianco e maschile come quello della Formula 1.
In molti nel 2020 si sono però chiesti quanto effettivamente servisse al paddock della F1 un messaggio contro il razzismo da parte di un pilota più vincente nella massima serie da molti anni, e presente all'interno del circus dal 2007. Come se la presenza di Hamilton, primo pilota nero nella storia del suo sport, fosse qualcosa di assodato e ritenuto perfettamente normale.
A quanto pare però per alcuni non era così. A raccontarlo è stato lo stesso Hamilton, in un retroscena durante il programma 'True Driver' di Dazn, in un cui ha spiegato che l'amico - ed ex collega - Sebastian Vettel gli rivelò l'ombra del razzismo nei suoi confronti in F1: "Sebastian è stato uno dei più solidali. Mi ha detto che alcuni team parlavano di me in modo razzista. Si è poi inginocchiato con me nel 2020: non ho ancora visto un pilota coraggioso come lui. Dobbiamo cambiare le leggi in modo che le persone possano vivere meglio. Stiamo rischiando la nostra vita, provando a sensibilizzare l’opinione pubblica".