Si assomigliavano, Jules Bianchi e Charles Leclerc. Si assomigliavano nei modi di fare dolci, sempre composti, negli occhi rabbiosi che prendono vita solo una vita scesi in pista, nella fame di successo e nell'amore, incondizionato e totalizzante, per la Scuderia Ferrari. Il tempo li ha cresciuti fratelli, più che amici, uniti dalla passione per i kart e dal rapporto di amicizia che legava i loro padri, Philippe Bianchi e Hervé Leclerc. E il tempo li ha restituiti, con Jules padrino di Charles, anche simili nell'aspetto, oltre che nei modi di fare e nelle passioni.
Ci sono momenti, fotografie o attimi, in cui per un attimo sembra di poterli confondere. E' quello che è successo alla giornalista di Sky Sports Natalie Pinkham che, nel corso di un'intervista a Charles Leclerc, lo ha chiamato per errore Jules. A raccontarlo è stata la stessa Pinkham in occasione dell'anniversario della morte del pilota francese, scomparso il 17 luglio 2015 dopo nove mesi di coma a seguito dell'incidente di Formula 1 a Sukuza 2014.
Una morte che ha profondamente scosso il paddock della classe regina, riportando un morto del circus dopo 20 anni dalla tragica scomparsa del leggendario Ayrton Senna. Quella del brasiliano tre volte campione del mondo fu una tragedia capace di rivoluzionare il mondo della Formula 1, portando cambiamenti importantissimi in termini di sicurezza. Il motorsport resta uno sport pericoloso, certo, ma una bolla di protezione durata 20 anni faceva sperare, tra tifosi e addetti ai lavori, che non avremmo più assistito a una morte in pista in Formula 1.
E invece una mancanza di sicurezza nel recupero della vettura di Adrian Sutil, un errore di Bianchi alla guida e un imprevedibile mix di sfortuna e tragedia, ha portato la Marussia di Bianchi a un incidente inevitabile e fatale. A soffrirne, nel corso dei nove mesi di agonia e successivamente dopo la morte del pilota francese, tutti i piloti del paddock, uniti dal dolore di una perdita evitabile e dalla mancanza di quello che per moltissimi era diventato un amico.
Ancora lontano dalla Formula 1 però un altro futuro campione della massima serie soffriva la perdita di un amico, di otto anni più grande, il suo padrino e il suo mentore. Quel ragazzino era Charles Leclerc e la ferita della morte di Jules Bianchi gli resterà per sempre addosso, inguaribile ed evidente. Un dolore che Charles però non nasconde e con cui ha imparato a convivere, scegliendo di ricordare i momenti felici della sua amicizia con Jules.
A confermarlo è la reazione del pilota monegasco all'errore, avvenuto nel corso di uni'intervista, della giornalista Natalie Pinkham che, dopo aver confuso i nomi dei due, si è subito scusata con il ragazzo per lo sbaglio: "Perché ti scusi? - ha risposto subito Leclerc - chiamarmi Jules è il complimento più grande che potessi farmi".