Marc Marquez è uno che se le lega al dito, uno che è mosso da quella fame rabbiosa che è tipica dei grandi campioni e che, anche se a volte si finisce per farla fuori dal vaso, è ciò che rende meraviglioso il motorsport: sangue rovente che scorre nelle vene di uomini che se le danno di santa ragione rischiando di non portare a casa la pelle. Ecco perchè le frasi pronunciate dal 93 dopo il GP di Stiria per spiegare il doppio contatto con Aleix Espargarò hanno fatto nascere un legittimo sospetto: e se fosse stata una vendetta in perfetto stile Marc Marquez? A mettere la pulce nell'orecchio è stato lo stesso Cabronicto, che ha voluto ricordare un episodio capitato ad Assen, con i medesimi protagonisti, ma passato in sordina perchè non seguito dal solito strascico di accuse e polemiche.
“Ad Assen, all’ultima variante, Aleix mi ha toccato e sono quasi caduto, ma non sono andato lì a lamentarmi” – ha detto Marc Marquez. E, anche se forse siamo troppo maliziosi, il sospetto che alla prima occasione (ossia la prima curva del GP successivo) il 93 abbia voluto restituire lo sgarbo un po’ ce l’abbiamo. Altrimenti che motivo c’era di stare a ricordare quell’episodio di circa un mese fa, ben sapendo che a che tipo di interpretazione avrebbe potuto prestarsi? A pensar male, come si dice, è sempre peccato, ma a volte…
“Sappiamo già come è Aleix – ha chiosato Marc Marquez – Se dovessi lamentarmi io di tutte le volte che vengo toccato non finiremmo più. Le corse sono così, le sportellate fanno parte del gioco, io stesso sono stato toccato da Joan Mir, ma mica mi sono lamentato. È vero che dopo la prima partenza, se qualcuno ha sbagliato, sono stato io. È durato un po' e sono entrato. In quell'angolo, se dubiti, è facile per te perdere molte posizioni. Così sono entrato. Non mi aspettavo di avere un tocco così forte. Nella seconda uscita penso che si sia sbagliato. Sono partito meglio di Aleix, ero in una buona posizione ed ero già entrato in traiettoria. Quando è entrato, Quartararo era dentro e ci siamo toccati. Nella prima è stato un mio errore e, nella seconda, ha sbagliato lui”.