Prima il cucchiaio, poi l’abbassatore in MotoGP e adesso, in Superbike, anche tutte le questioni sul peso minimo moto e pilota. Ducati vince, ma deve sempre difendersi, come se l’avversario da battere non fosse sempre e solo il cronometro, ma regolamenti pronti a cambiare in base alle richieste degli altri. Detta così è un po’ estremizzata, ma al netto della malizia giornalistica è esattamente così che funziona per quelli di Ducati: vincono, ma si trovano sempre “accusati” di agire al limite della correttezza. Il cucchiaio non era espressamente vietato, eppure ha sollevato un polverone, l’abbassatore non era espressamente vietato, ma lo sarà dal prossimo anno e pure avere un pilota particolarmente leggero in Superbike non è mai stato un problema, salvo poi diventarlo quando quel pilota, guarda caso in sella a una Ducati, ha vinto un titolo mondiale.
Insomma, ce ne sarebbe per spazientirsi, ma Gigi Dall’Igna, l’ingegnerissimo della Ducati, ha scelto di giocare la carta dell’eleganza. Non ha mai nascosto di essere amareggiato, ma l’amarezza non basta per mettersi sul piano fin troppo basso delle polemiche e delle ripicche. Tanto che, intervistato dai colleghi di GPOne, ha voluto ribadire ancora una volta che in Ducati si pensa e si agisce in maniera differente: “Quando ho dovuto inseguire, quando ho avuto da recuperare, ho ragionato onestamente e ho agito diversamente, senza mai chiedere che qualcuno venisse penalizzato o che venissero bandite soluzioni tecniche. Ovviamente, in questo mondo diversi". Un passaggio, questo, per spiegare che competere è mettersi nelle condizioni di raggiungere e superare e non certo pretendere che gli altri, nello specifico chi è davanti, venga fermato in qualche modo. L’associazione costruttori, però, non l’ha pensata così e alcune delle soluzioni viste nel 2022 sulla Desmosedici saranno bandite nel prossimo anno. E’ più facile pretendere che Ducati ci rinunci piuttosto che provare a adeguarsi e, magari, sviluppare soluzioni migliori. Ma viene da chiedersi se così si persegue effettivamente un progresso. Una domanda che, velatamente, sembra farsi anche Dall’Igna.
Il 2022, però, è stato un anno troppo straordinario per farsi logorare da legittimi dubbi, meglio concentrarsi, piuttosto, sulla voglia di ripetersi. “Questo è stato indubbiamente un anno d'oro – ha concluso - ma ti rendi conto che è la volta buona solo quando vinci. Le corse in moto sono sempre imprevedibili e può succedere di tutto, da un problema tecnico a una caduta magari stupida che può compromettere tutto. Oppure perdere un'ala, come è successo a Valencia con Bagnaia. Fino alla fine non si può stare tranquilli e si lotta fino alla fine. Ma quando ci credi, trovi un modo per risolvere i problemi, altrimenti hai perso prima ancora di iniziare”.