Quando Nico Rosberg ha lasciato la Formula 1 nel 2016, aveva 31 anni ed era all’apice della sua carriera essendosi appena laureato campione del mondo: l’annuncio del suo ritiro avvenne poche settimane dopo aver conquistato il titolo in una battaglia serrata con il compagno di squadra Lewis Hamilton nell’ultima gara della stagione tenutasi ad Abu Dhabi.
Un addio prematuro data l’età e il successo del tedesco. Una decisione che fece chiedere a molti cosa ci fosse stato dietro quella scelta.
La risposta l’ha data lui stesso intervistato dal Times Magazine: “Volevo evitare di uscire di scena come un fallito o come qualcuno che non è più voluto, voglio dire, c’erano 100 milioni di dollari sul tavolo a cui ho rinunciato. Ho desiderato un altro tipo di vita, non hai flessibilità quando corri. È stata la decisione migliore per la mia famiglia. Non ho pensato ai soldi neanche per un secondo”.
Una decisione ponderata la sua, quindi, e che è stata presa senza rimpianti.
Le soddisfazioni non sono comunque mancate fuori dal circuito: Rosberg, infatti, ha poi intrapreso una carriera di successo come eco-imprenditore mantenendo comunque un legame con il mondo del motorsport essendo proprietario di una squadra in Extreme-E.
Il rapporto con Hamilton e i tifosi
Parlando dell’amicizia con Lewis, iniziata quando erano adolescenti che correvano nella stessa squadra in kart, Nico ha spiegato come il rapporto non abbia poi resisto alle pressioni e alle tensioni una volta diventati compagni di squadra e dunque rivali in Mercedes. L’ex campione ha spiegato infatti come il mondo della F1 spesso metta a dura prova le amicizie dei piloti: “Ecco perché alla fine si sciolgono, perché c’è così tanto in gioco. E iniziano a litigare sempre di più e alla fine si dividono perché ci sono così tanti soldi in gioco, così tanto riconoscimento in gioco”.
Rosberg ha infine raccontato come il conflitto abbia portato anche a una scissione tra i fan della scuderia: “C’erano due gruppi. Il gruppo di Nico e i fan di Hamilton. Tutti i fan di Hamilton erano contro di me, ovviamente. C’erano queste bambine di quattro anni proprio di fronte a me, con i loro papà. Mi fischiavano e mi facevano segno con il pollice verso. I loro padri avevano detto loro che ero cattivo e che dovevano fischiarmi”.