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Rossi in Yamaha vs VR46 in Ducati:
esiste un conflitto d’interessi?
Lo abbiamo chiesto all’Ingegner Giulio Bernardelle

  • di Alberto Capra Alberto Capra

24 giugno 2021

Rossi in Yamaha vs VR46 in Ducati: esiste un conflitto d’interessi? Lo abbiamo chiesto all’Ingegner Giulio Bernardelle
Con un team VR46 ormai ufficialmente legato a Ducati per il prossimo anno è ipotizzabile che il suo proprietario continui ad avere un legame con un’altra Casa? Valentino Rossi, in altre parole, non rischia di avere accesso ad informazioni tecniche troppo riservate o che comunque non dovrebbero arrivare alle orecchie di uno dei tester più ascoltati, dalla Casa dei tre diapason, degli ultimi quindici anni? Secondo l’Ingegner Bernardelle a Ducati darebbe di certo fastidio, ma il problema non si pone. Ecco perché

di Alberto Capra Alberto Capra

Ce lo siamo chiesto, tra il serio e il faceto, da quando ha cominciato a serpeggiare l’ipotesi che, dal 2022, il neonato team ARAMCO Racing Team VR46 avrebbe potuto utilizzare moto made in Borgo Panigale. La domanda era questa: è possibile immaginare Valentino Rossi alla guida, il prossimo anno, di una moto di una marca diversa da quella che supporterà la squadra di sua proprietà? È possibile immaginare che Ducati permetta a un tester di così lunga esperienza di un’altra Casa, e - potenzialmente, pur se non dichiaratamente - al suo entourage, di accedere ad informazioni tecniche sulle sue moto? Insomma, possiamo immaginare un Valentino Rossi, ancora legato a Yamaha, essere proprietario di un team con materiale Ducati e quindi, nei fatti, poter conoscere dati, telemetrie, osservare direttamente componenti riconducibili a una Casa avversaria?

D’altra parte, il mondo delle corse, specie quello della Formula 1, è stato molto spesso teatro, in passato, di vere e proprie spy story che hanno visto il coinvolgimento diretto di piloti del calibro di Fernando Alonso e scene da commedia all’italiana come il trafugamento di disegni tecnici segretissimi poi affidati alla copisteria sotto casa per essere fotocopiati. Al di là della più o meno specchiatissima condotta sportiva mostrata fino ad ora dai personaggi coinvolti nel caso di specie, l’idea, insomma, che uno dei punti di riferimento dello sviluppo Yamaha possa avere accesso diretto a moto della concorrenza, a noi pareva quanto meno strano. Un sospetto che, se fondato, potrebbe costituire la più concreta delle riprove rispetto a quale debba necessariamente essere la moto su cui Valentino sia costretto a ripiegare, nel caso decida di correre anche l’anno prossimo. Per fugare ogni dubbio, abbiamo deciso di rivolgerci al nostro mitico Ingegner Giulio Bernardelle.

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Ing.! Vaneggiamo? A Ducati non potrebbe dare fastidio che Valentino possa accedere a tutta una serie di informazioni tecniche riconducibili a Ducati?
Certo che potrebbe darle fastidio, ma il problema non si pone, perché le informazioni di carattere tecnico la VR46 non le avrà mai.

Perché?
Perché se andiamo a vedere come vengono gestiti questi team esterni di Ducati, in realtà sono solamente delle “scatole” in cui Ducati sistema dei suoi tecnici e molto spesso contrattualizza direttamente il pilota o i piloti. Da questo punto di vista le cose sono molto cambiate rispetto all’inizio dell’era MotoGP.

In che maniera?
L’esempio principale è il team Pramac. Quando fu fatto partire io c’ero, ero il direttore tecnico. La Pramac che partecipava alla MotoGP con le moto della Honda e le gomme della Bridgestone era un dipartimento tecnico che serviva soprattutto a Bridgestone a fare lo sviluppo delle gomme. I tecnici che erano coinvolti in questo progetto, io per primo, erano assolutamente al corrente sia di delle informazioni tecniche relative alla moto, sia di quelle sulle gomme Bridgestone. Oggi la MotoGP, da questo punto di vista, è completamente morta. Le strutture esterne ai team ufficiali sono diventate, semplicemente, delle strutture che ospitano una moto in più e una squadra di tecnici e meccanici che è decisa - soprattutto per Ducati - direttamente dalla fornitrice, oltre a un pilota che molto spesso è direttamente sotto contratto con la Casa stessa.

Ok, ma per esempio, sappiamo quanto le Case ci tengano a non far sapere, banalmente, cosa c’è sotto le carene, come sono fatte le moto. Nel momento in cui tu sei proprietario di un team, in maniera più o meno trasparente, accesso a queste informazioni ce l’hai…
Ni, ni… nel senso che molto spesso il materiale tecnico viene ritirato, a fine gara, dalla Casa fornitrice e viene riconsegnato al Gran Premio successivo. Quindi, di fatto, se il materiale è ufficiale, il team è obbligato a non metterci le mani sopra, a non fare nulla, a costo di pagare penali molto onerose. Diciamo che la struttura del team privato che si organizzava con i suoi tecnici, i suoi meccanici, i suoi piloti, è finita nel momento in cui si è passati dalla MotoGP 990 c.c. alla MotoGP 800 c.c..

Quindi in definitiva non possiamo immaginare che, l’accordo Ducati-VR46 sia di per sé indizio del fatto che Valentino non guiderà una moto di un’altra marca l’anno prossimo? Questo scenario, insomma, può sempre verificarsi. Giusto?
Può verificarsi perché Valentino, per le informazioni che ho io, non sarà assolutamente coinvolto sia che lui decida di correre, sia che lui decida di non correre, con la gestione del team. Quest’ultimo farà capo a una società che fa riferimento a lui, ma di cui lui è soltanto l’azionista principale. Valentino sarà totalmente estraneo alla conduzione principale. Direi che è sempre valido lo “slogan” che aveva da ragazzetto, quando l’ho conosciuto io, per cui se non dovesse più correre in moto, dovrà trovare un’altra maniera per non lavorare. Sono convinto che andrà avanti con questo tipo di approccio. Bontà sua che se lo può permettere e che la vita gli ha regalato delle doti che gli consentono di farlo.

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