Ma voi ce lo vedete David Coulthard che va a dare una pacca sulla spalla a Michael Schumacher dopo lo scontro di Spa 98? Il motorsport non è mai stato fatto di questo: aiuti sinceri tra colleghi, consigli prima della gara, pacche sulle spalle in caso di scontri, di errori, di sbagli banali come quello che nel weekend di Imola ha fatto tanto disperare il giovanissimo George Russell.
Questo non fa del motorsport uno sport poco corretto, poco solidale, ma semplicemente una competizione agonistica dura, pericolosa, adrenalinica e basata sull'individualità. Ed è per questo motivo che la solidarierà degli altri piloti intorno alla disperazione di George Russell, negli scorsi giorni, ha fatto così tanto scalpore.
Stretti nell'abbraccio virtuale intorno al britannico della Williams - andato a muro a Imola in regime di Safety Car mentre scaldava le gomme - si sono riuniti niente meno di: Lewis Hamilton, Billy Monger, David Coulthard, Romain Grosjean, Ben Barnicoat e molti altri.
Tutti pronti a una parola di conforto per Russell, tutti a ricordargli il fatto che "gli errori rendono più forti" e che uno sbaglio del genere servirà per il suo futuro da pilota. Gesti che fanno pensare a quanto il mondo dei social abbia cambiato il rapporto tra colleghi nello sport, in un universo extra paddock in cui i ragazzi della griglia appaiono più vicini, più legati; ma anche al cambiamento degli ultimi anni nel panorama della Formula 1.
Incidenti come quello di Russell sono sempre stati commessi, e a farne da capofila proprio uno dei sostenitori di George: Romain Grosjean. Il pilota francese, che a fine anno lascerà la Formula 1, ha commesso molti gravi errori in pista, gaffe che hanno scatenato l'ironia dei tifosi e il silenzio di colleghi.
Cos'è cambiato quindi? Cosa c'è di diverso nella Formula 1 di oggi rispetto a quella di Mika Hakkinen, solo e disperato di una valle di lacrime dopo la delusione di Monza 1999? Forse nulla, solo il bisogno di tranquillizzare un ragazzo sconvolto dal suo stesso errore, o forse tutto, in un'umanità e una competitività che oggi è completamente diversa rispetto a quella del passato.
Tra chi commenta le parole degli altri piloti con uno sprezzante "Lauda non avrebbe mai fatto una cosa del genere" alludendo al caratterino poco solidale del campionissimo austriaco, e chi al contrario applaude la solidarierà tra questi ragazzi, spesso schiacciati da una pressione che non viene presa in considerazione in quanto "privilegiati".
Ma nella commozione generale per la disperazione di Russell e il conforto dei suoi avversari, viene da chiedersi: si sarebbero comportati allo stesso modo con tutti i piloti della griglia? Se ci fosse stato Vettel al posto di Russell? O Verstappen? O Hamilton? O lo stesso, spesso ridicolizzato, Grosjean?
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