Detesto da sempre il te l’avevo detto, che è facile fare le cassandre menagrame e poi sai che soddisfazione, eppure basta rileggersi gli articoli pubblicati qui su MOW (qui, qui e qui) per verificare che questa fine annunciata era stata ampiamente predetta. E così dal #sarriball siamo passati al #sarrioutoftheball. Una liberazione, il 25 aprile degli juventini, e ne conosco molti che avrebbero barattato l’uscita dalla Coppa con l’allontanamento di un tecnico che con la nostra storia c’entra quanto i cavoli a merenda.
L’onta della sconfitta contro il Lione, sesta in classifica della Ligue e ferma da marzo, non è stata che la logica conseguenza della stagione di una squadra che ha preso schiaffi ovunque, soprattutto nell’ultimo mese. Ha vinto lo scudetto, il nono, va bene, ma con l’organico a disposizione ci saremmo riusciti senza troppi affanni persino Moreno Pisto e io.
Il colpevole del fallimento juventino in Europa, l’ennesimo, il più grave perché perpetrato da una squadra che vale si e no il Sassuolo, ha un solo nome: Maurizio Sarri. Licenziato in tronco, poche ore dopo la partita di ritorno che ha fatto il paio con quella di andata.
E ora vi spiego perché punto per punto.
1) Sarri non sarebbe mai dovuto arrivare a Torino. Andrea Agnelli si fa convincere da Paratici e Nedved che il ciclo di Allegri sia finito. In giro le prime scelte costano e chiedono troppo. Ma il presidente non voleva Sarri, non lo ha sopportato fin dal primo giorno, il tupamaro appena arrivato al Palazzo, arricchitosi col calcio che gioca a non smettere i panni del Subcomandante Marcos.
2) Sarri capisce presto che a Torino comanda la società, non l’allenatore. Non gli funziona l’organico troppo folto, manda via Mandzukic ed Emre Can che proprio non gli vanno giù. Ieri si è giocato gli ultimi minuti in UCL con Olivieri, attaccante della primavera.
3) Le sue battute sono pessime, le interviste anche, crede che il turpiloquio accentui il personaggio outsider e invece lo fa sembrare solo un maleducato, insopportabile per lo spogliatoio. Da febbraio, dopo la partita persa nella sua Napoli, la squadra smette di seguirlo. Comanda Ronaldo, con Buffon, Bonucci e Chiellini. Andrea Barzagli, chiamato a dare una mano, invece se ne va.
4) Il bel gioco promesso non arriva mai né serve in Serie A per vincere. Ma in Europa contro il Lione con quel CR7 a livello mondiale se non vinci sei un incapace. Qualcuno dice che sta finendo un ciclo: ma come, Dybala finalmente ad alti livelli, De Ligt il più forte centrale d’Europa ha solo 21 anni, rosa comunque competitiva! È il manico a non funzionare e l’assenza di credibilità e competenza: insistere con Bernardeschi, non dare un ruolo a Ramsey, inibire Cuadrado in difesa quando è il solo a saltare l’uomo, non invertire mai posizioni in campo e sorprendere con qualche sostituzione fuori schema. Conte ti martellava fino allo sfinimento, Allegri il migliore nel leggere le partite e questo? Da dove gli viene tutta questa buona nomea? Ha avuto ragione De Laurentiis ancora una volta: è presuntuoso chi si crede vincente senza esserlo.
Sarri è stato cacciato senza neppure gli onori dei ringraziamenti di prammatica e tra qualche settimana la Juve comincerà una nuova strana stagione con un nuovo allenatore: già, ma chi? In cima alla lista dei desideri c’è Zinedine Zidane seguito da Mauricio Pochettino ma tutte le strade sembrano portare a Simone Inzaghi, che la Juve l’avrebbe meritata già lo scorso anno. C’è poi un’idea folle, un turbillon che coinvolge altre panchine: Mancini alla Juve, Conte in Nazionale, Allegri all’Inter. A meno che Max abbia voglia di ritornare a Torino, molto difficile non impossibile.
Che il fallimento serva però di lezione a tutti, dirigenti in testa. Aldilà di utopie tattiche esiste uno stile Juventus dal quale non si può prescindere mai.