La stagione del Campionato Italiano Rally Terra si avvicina al rush finale nel weekend del 10-11 settembre con il Rally dei Nuraghi e Vermentino in provincia di Sassari. La gara sarda è la penultima della serie e precede il Rally Liburna Terra di novembre, che avrà massimo coefficiente. Dopo le prime quattro gare la Hyundai i20 R5 di Umberto Scandola (Hyundai Rally Team Italia S.A. Motorsport) comanda la classifica assoluta, grazie a due vittorie conquistare al Rally dell’Adriatico e al San Marino Rally e due secondi posti al Rally Italia Sardegna e al Rally Città di Arezzo.
A fianco di Umberto Scandola ci sarà nuovamente Danilo Fappani a sostituire Guido D’Amore, il navigatore che ha accompagnato Scandola nelle ultime stagioni e che ancora non si è rimesso completamente dopo l’incidente occorso alla coppia al Rally Liepäja in Lettonia: un’uscita di strada è finita con un capottamento e D’Amore si è fratturato alcune costole.
“Torno a correre in Sardegna – spiega Umberto Scandola – su prove che non conosco, ma solitamente sulle strade del nord dell’isola mi sono sempre trovato a mio agio. Sarà sicuramente una gara tiratissima, dove ogni secondo di vantaggio potrà essere conquistato solo con il massimo impegno. Bisognerà attaccare fin dal primo km senza commettere errori perché il livello del campionato è decisamente alto. La ghiaia che troveremo sul percorso come prima vettura a passare sarà inizialmente una difficoltà, ma confido sulle ottime prestazioni della i20 R5 e sullo sviluppo che abbiamo fatto da inizio dell’anno a oggi”.
Scandola è impegnato anche nel campionato europeo: “Un campionato molto combattuto, difficilissimo. Per noi sono gare completamente nuove e completamente diverse rispetto a quelli che sono gli standard delle gare nazionali. Un contesto in cui è fondamentale l’esperienza su quelle strade così veloci e così diverse dalle nostre. Comunque qualche punticino lo abbiamo portato a casa, anche se siamo lontani dall’esprimere tutto il nostro potenziale. Ma l’avevamo messo in conto: in un campionato del genere occorrono un anno o due di «pratica» per essere pienamente competitivi”.
Dopo il recente incidente mortale al Rally dell’Appennino, nel quale sono stati investiti e uccisi due spettatori, torna d’attualità il tema della sicurezza nelle competizioni rallistiche: “Sono vicino – commenta Scandola – a chi ha subito queste perdite. Non posso dare giudizi nel merito perché non conosco le dinamiche e non so cosa possa essere successo, ma so che la federazione sta lavorando tanto per la sicurezza degli equipaggi e tantissimo per la sicurezza del pubblico e dell’ambiente tutto. Il lavoro per migliorare le condizioni è costante da parte di tutti (oltre che della federazione, da parte dei team), ma non va dimenticato che la vicinanza del pubblico, sia prima che durante che dopo le gare, è il punto di forza di questa disciplina e ciò che la rende così affascinante”.
Il team di Scandola ha un rapporto anche con lo Sky Racing Team VR46 e con i piloti dell’Academy. Grazie a uno sponsor comune (WithU), si è svolta la seconda edizione di “Riders meet rally”: “Diamo la possibilità di provare la macchina da rally – spiega Scandola – ai piloti di MotoGp, Moto 2 e Moto 3. Anche quest’anno è stata una bella esperienza. Un evento divertente sia per noi che per loro, oltre che produttivo dal punto di vista mediatico”. Quest’anno c’erano Luca Marini, Celestino Vietti e Marco Bezzecchi. Chi ha il maggiore talento o potenziale come pilota di rally? “In questo caso la differenza la fa il fatto di aver già corso, dunque Luca Marini era sicuramente il più pronto e più preparato, oltre che probabilmente il più veloce sul tratto di prova speciale che è stato affrontato. Però devo dire che in tutti i piloti di moto che ho visto c’è un’attitudine all’apprendimento. Sono dei professionisti del motosport e quindi sono abituati, hanno un approccio alla competizione che è veramente esemplare. Sono attenti, ascoltano, percepiscono immediatamente, per non parlare poi della sensibilità di guida. Lo si capisce già da come si posizionano sul sedile: hanno una predisposizione da talenti del mestiere e la velocità che si raggiunge in auto non è nemmeno paragonabile a quelle che fanno loro in moto, e al di là della velocità pura quando sei in auto hai una «gabbia» protettiva che in moto non hai, dunque anche l’effetto è diverso. Per questo – conclude Scandola – credo che per loro provare la macchina da rally sia stata praticamente una passeggiata”.