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Se il problema di Honda in MotoGP si chiama Alberto Puig

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

4 settembre 2020

Se il problema di Honda in MotoGP si chiama Alberto Puig
La partenza di Pedrosa, il puntare tutto su Marquez, il trattamento del fratello Alex. Stando ai soliti ben informati si fanno sempre più consistenti, oltre che insistenti, le voci che parlano di un Alberto Puig in crisi dentro Honda HRC. Certo, ci sono dei contratti di mezzo, ma il rapporto è arrivato al capolinea?

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

In casa Honda è calato il gelo e per Alberto Puig si mette male. A noi l’hanno riferita così e abbiamo cercato di indagare un po’: ufficialmente nessuno parla, ma in effetti tutti sanno. E sembra che sia cosa nota nell’ambiente del Circus di rapporti molto tesi tra il manager spagnolo e tutto ciò che gli gravita intorno. L’unico che si è sbilanciato un po’ di più è stato, come al solito, Carlo Pernat: “Honda è il grande punto interrogativo del mondiale: hanno puntato tutto su Marquez e ora sono persi. La situazione è davvero tragica, c’è tanto malumore per colpa di quello che è successo a Marc e io veramente non capisco come faccia Puig ad essere ancora lì. Probabilmente Marquez avrebbe voluto correre anche senza il consenso dei medici, lui è uno che ti scala l’Everest con le scarpe da tennis, ma un pilota lo devi proteggere. E Puig in passato ne ha fatte tante”. E l’impressione è che ultimamente siano diventate troppe, al punto che la stessa famiglia Marquez comincia a guardare il manager di HRC con occhi che non sono più quelli di una volta.

A questo si aggiunge un dato che non era facilmente prevedibile, ma che sta pesando molto sull’indice di gradimento di Puig all’ombra dell’ala dorata: Dani Pedrosa. Il piccolo pilota spagnolo sta facendo le fortune di KTM, la stessa azienda austriaca riconosce che il quid in più che gli ha permesso il grande salto è figlio proprio del lavoro di Dani Pedrosa e questo ha inevitabilmente riportato alla luce i modi e i termini con cui lo spagnolo è stato messo alla porta da Honda HRC. Qualcosa che aveva suonato più o meno così dopo anni di legame indissolubile: “Non ci servi più come pilota e come tester non abbiamo bisogno di te”. Una operazione firmata proprio “Alberto Puig”, convinto che il ruolo di tester andasse affidato a qualcuno che avesse il solo compito di riferire e applicare le richieste di Marc Marquez. Con il risultato, però, che quest’anno Honda era andata male nei test e, complice l’uscita di scena dello stesso Marquez alla prima gara, non ha più visto il podio. Certo, i problemi iniziali sembravano superati e quanto fatto nei pochi giri compiuti dal Cabroncito a Jerez lo dimostrano, ma è indubbio che oggi un Pedrosa avrebbe fatto molto ma molto più comodo di uno Stephan Bradl.

C’è, poi, la situazione attuale interna al reparto corse, con Alex Marquez che è lontanissimo da performance apprezzabili, come era prevedibile visto il passaggio in MotoGP in sella ad una moto cucita addosso al fratello, lo stesso Bradl che non è pervenuto e Crutchlow e Nakagami che ultimamente litigano pure. L’inglese sostiene che la moto dello scorso anno era migliore e che il giapponese può contare, oltre che sul mezzo del 2019, anche sul pieno accesso ai dati di Marquez. Nervi tesi, quindi, anche in seno al team satellite LCR, che dopo l’infortunio di Marquez sembra diventato un tutt’uno con quello HRC sotto l’egida proprio di Alberto Puig. Quello stesso Alberto Puig su cui la stessa famiglia Marquez, dopo la gestione dell’avvicendamento a moto ferme tra Alex Marquez e Pol Espargarò, comincerebbe a nutrire qualche dubbio. I rapporti non sono più quelli di qualche mese fa, quando l’otto volte campione del mondo ha firmato un rinnovo di contratto per tre anni e l’impressione è che anche la storia della finestra aperta come causa dell’ulteriore intervento chirurgico di Marc Marquez non sia particolarmente piaciuta e possa ver rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Non basta? A complicare ulteriormente le cose ci sarebbe, sempre secondo le indiscrezioni che circolano, un carattere non certo facile di Alberto Puig, ben digerito finchè le cose andavano bene con vittorie su vittorie messe nel sacco da Marquez e ora non più tollerato come prima. Ultimo, ma non ultimo, un dato statistico che pure ha il suo peso specifico: Honda non rimaneva così a lungo distante dal podio da tantissimi anni e la sensazione è che se la seconda metà di questo strano mondiale 2020 non dovesse far assistere ad una inversione di tendenza in casa Honda, tutte le colpe potrebbero ricadere proprio sulle spalle di Alberto Puig. E magari il vero colpo di mercato del 2021 non sarà sui piloti, ma sui team manager. In conclusione, per usare la classica terminologia del calcio quando gli allenatori sono in odore di esonero, siamo sicuri che Alberto Puig mangerà il panettone?

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