Devono aver tirato fuori così tante volte, negli ultimi giorni, quei quasi 40 anni all’anagrafe, da indurre Fernando Alonso a dimostrare nella prima qualifica stagionale un assunto molto semplice. Lui, della sua età, se ne fotte. Gli basta mettersi il casco per ritornare quel ragazzo di belle speranze che lottava con le unghie e con i denti per una chance in Formula 1. Oggi ha illustrato con ferocia la sua capacità di sfruttare una monoposto mediocre al di là delle sue possibilità.
Lo aveva già fatto in passato, si è ripetuto oggi. Ha preso la sua Alpine A521, la Kim Kardashian delle monoposto 2021 con quel cofano motore giunonico, oggetto di bonario body shaming da parte di mezzo paddock, e l’ha resa una star. E come per la Kim originale, di mezzo c’è stata una prestazione pornografica. Mentre il suo compagno di squadra, Esteban Ocon, si è fermato alla Q1, lui, il famelico Fernando, ha condotto l’Alpine nella Q3.
A tu per tu con il giornalista spagnolo, Antonio Lobato, dopo i test, il nostro si era lasciato scappare una confessione. La A521 va benino, ma non è velocissima. Tanto da - valutava Fernando - rendere difficile l’ingresso alla Q3. Ma una sfida complessa è pane per i denti di Alonso. E infatti, alla prima qualifica stagionale, si è installato in nona posizione. Indegna del suo blasone, ma, nel contempo, ottenuta solo per la sua classe.
La cattiva notizia è che l’Alpine è più indietro del previsto. La buona è che Fernando, come il proverbiale calabrone che non potrebbe volare, ma lo fa comunque, non se ne cura. E, anche se ha quasi 19 anni in più di Yuki Tsunoda, il rookie classe 2000 di casa Alpha Tauri, ha ancora l’indole da bambino capriccioso che vuole tutto e subito. È questa infantile smania che regala l’eterna giovinezza ai campioni. E Fernando di fame ne ha eccome. Sente di poter dare ancora tanto al Circus.
Si è dovuto prendere una pausa di riflessione, Fernando, per capire quanto amasse veramente la F1. E ora che è tornato, non ha alcuna intenzione di accontentarsi del minimo sindacale. Lo si capiva benissimo vedendolo ai box a fine anno scorso, costretto come un leone in gabbia a osservare i piloti in pista. Aveva la faccia del bambino in castigo, l’espressione corrucciata di chi avrebbe fatto carte false per buttarsi nella mischia. E ora che ci è tornato, non ce n’è per nessuno.