Succede che durante la prima giornata del torneo di tennis più chic di sempre, Wimbledon, qualcuno - Jannik Sinner, il numero 8 del tennis mondiale – decida di sfilare in campo con un grande e logatissimo borsone Gucci personalizzato, con tanto di iniziali e l’iconica banda rossa e verde a decorarne i manici. Sconcerto, indignazione sugli spalti e risatine acide che implicavano la speranza di uno scandalo in diretta che in realtà non è avvenuto. Si, perché si scopre, poi, che Sinner era autorizzato a portare in campo l’accessorio con ben tre approvazioni da parte dell’International Tennis Federation, dell’ATP e anche quella degli organizzatori di Wimbledon. Il total white imperativo, scelto quasi 150 anni fa per evitare di mostrare antiestetiche macchie di sudore, sta piano piano cedendo alle infinite possibilità di colore che la cromatologia permette. Un decalogo ben noto agli addetti ai lavori che si vedono a dover misurare i bordi dei colletti, controllare la biancheria intima e veder giudicare la propria mise per poter partecipare alla gara.
A proposito di questo, è notizia di pochi giorni fa che l’amministratore delegato dell’Old England Club, Ian Hewitt, ha detto sì ai pantaloncini scuri per le atlete che parteciperanno a Wimbledon, per limitare il disagio durante il periodo di ciclo. Un piccolo passo per il tennis, un grande passo per la donna. Un regolamento che va incontro ad un disagio di cui molte sportive, non solo del Grande Slam britanico, devono confrontarsi. Campioni e regole da rispettare quindi, o forse no. Se la curiosità vi attanagliasse e voleste cercare delle fotografie ritraenti il grandissimo André Agassi a Wimbledon fino al 1991, non ce ne sono. Si è sempre rifiutato di partecipare per via di questi obblighi stilistici. Inimmaginabile per lui, vedersi vestito come un candido e angelico cherubino, abituato a portare t-shirt oversize coloratissime (tanto che Nike decise di dedicargli un’intera collezione), capelli lunghi dei migliori frontman rock anni Ottanta e vistosi orecchini.
Ordine e disciplina lo dici a qualcun altro, ok? Come quella volta che si presentò ad un torneo con lo smalto color rubino, i capelli tinti con taglio alla mohicana e outfit appariscente. Un rivoluzionario, un anarchico, un campione. E se citiamo i best sotto questo aspetto, ricordiamoci di Bjorn Borg, l’orso del tennis, con le righine alla marinara per lanciare il suo personale stile di stare in campo o la fascia rossa in testa del furibondo e scatenato John McEnroe. Tutti, bene o male, hanno segnato a partire dagli anni Trenta una piccola rivoluzione sul campo di terra rossa, basti pensare a Fred Perry e Renè Lacoste, campioni in fatto di vittorie e nell’imprenditoria nel settore dell’abbigliamento sportivo. Corone di alloro e coccodrilli a celebrare uno stile non solo stando con una racchetta in mano, ma nella vita di tutti i giorni. Quindi l’affaire Sinner-Gucci altro non è che una strategia di mercato, dove l’articolo pubblicizzato sarà richiestissimo per la prossima stagione e tutti andranno a casa con ricchi premi e cotillons. Vittorie e bilanci in attivo.