Jannik sale, Berrettini scende. Gli astri dei due migliori tennisti italiani, in attesa del salto di qualità anche di Lorenzo Musetti, in questo momento non sono allineati. Sinner ha battuto Alcaraz nella semifinale del Master 1000 di Miami in una fantastica partita in cui ha indubbiamente scalato di marcia, andando oltre i limiti non solo tecnici ma anche fisici, superando il numero uno al mondo. Per l’altoatesino ora c’è la finale con Medvedev, la seconda in tre anni a Miami. Evidentemente la Florida gli porta bene, il clima - che pure lo porta a perdere tanti liquidi nelle partite - lo favorisce e tra qualche ora si gioca il primo titolo davvero importante della carriera. A Miami in questi giorni si è aggirato anche Matteo Berrettini, in compagnia di Melissa Satta, tra allenamenti e coccole di freschi innamorati. L’ex numero uno azzurro - ora ben lontano dalla top ten, mentre Sinner guadagnerà ancora posizioni, saldo tra i migliori al mondo, invece ha perduto al primo turno del Master 1000, ha ottenuto lo stesso risultato - sconfitta al primo turno - anche a Indian Wells e non è andata bene neppure al torneo minore di Phoenix, per guadagnare qualche punto e fiducia nel suo gioco, che perde pezzi ormai da mesi: il rovescio resta quel che è, di basso livello, ma ha perso forza nel servizio, nel dritto ciclonico. Insomma, la regressione è evidente, la stagione era partita alla grande in Australia, ma la sconfitta agli ottavi di finale dell’Australian Open con Andy Murray lo ha bloccato, prima della fila di infortuni, che lo attanagliano dal 2019.
In rete ci sono centinaia di foto di Berrettini con l’ex velina, moglie di Boateng. Lo stesso Berrettini si è sentito in dovere di difendere l’unione con Melissa, spiegando - a ragione - che sarebbe ingiusto collegare la sua perdurante crisi sul campo di tennis con le “distrazioni” sul lato sentimentale, andando giustamente a colpire un clichè che resiste da anni: il calciatore, il centauro e la showgirl, ci sono passati Christian Vieri, Andrea Iannone, Marco Borriello, insomma l’aneddotica è composita. C’è da dire che anche quando vinceva, Berrettini non era certo un asceta e non si vede perché debba esserlo un ragazzo di quasi 27 anni. Piuttosto, sul legame con il mondo dello spettacolo, potrebbe influire sul rendimento forse l’incapacità di non farsi condizionare negli allenamenti e poi sul campo dalle attenzioni delle copertine patinate e dei media in generale per il suo rapporto con la Satta. Forse reggere le pressioni per Berrettini non è affatto facile, così come separare i due ambiti. Forse un po’ di tranquillità dalle scene, qualche copertina in meno (ma le copertine servono a entrambi) servirebbe, per respingere quell’immagine della showgirl tentatrice e dello sportivo che si fa trascinare nella bella vita. In questo momento Berrettini appare un po’ all’angolo, incapace a venir fuori da una situazione complicata. Forse ha solo bisogno di un periodo senza infortuni o meglio ancora di un risultato di alto spessore, il successo su un top ten, magari sulla terra rossa - la stagione sul rosso parte a breve, dopo il tour americano - che non è esattamente la sua superficie preferita. Berrettini, ricordiamolo, resta un ragazzo. E non è detto - e la narrativa dello sport ce lo ricorda - che vincono solo gli atleti-asceti, che vivono per il loro sport senza distrazioni, andando a letto alle 22. Solo nel tennis: Borg, McEnroe, Becker, Safin. Quasi tutti belli, dannati e vincenti. Sperando che nell’elenco finisca anche Berrettini.