I sorpassi sono difficili, le monoposto sempre più ingombranti, le possibilità di sorpasso pochissime. Il Gran Premio di Montecarlo è, da anni, un lungo trenino di macchine velocissime che tra le strade del Principato non possono esprimersi in potenza o astuzia. Escludendo i casi più assurdi, come l'errore dei meccanici della Red Bull che costò la vittoria a Daniel Ricciardo, possiamo dire senza vergogna che la gara più storica dell'anno è anche una delle più noiose in termini di azione in pista.
Lo ha detto anche Lewis Hamilton nel corso della conferenza stampa piloti che apre il weekend di gara: "Sappiamo che la gara sarà poco divertente, che la posizione che hai conquistato al sabato te la porterai dietro la domenica. È lo stesso format da anni, e andrebbe cambiato. La gara non è mai divertente e sai già che sarà così".
Eresia? Macché, lo pensiamo tutti. Il Gran Premio di Montecarlo è spesso il sottofondo perfetto per un riposino pomeridiano in una tiepida domenica di metà maggio. Però, c'è un però. Montecarlo non può essere paragonata alle tante noiose gare che qua e là riempiono i campionati della Formula 1 moderna. Grandi parcheggi costruiti in paesi paganti, da Abu Dhabi alla Francia passando per Ungheria e la nuova (cittadina) tappa in Arabia Saudita.
Montecarlo no, non è così. Perché il contesto storico e lussuoso del Principato, angolo di mondo che non assomiglia a niente e nessuno, pone le basi per un weekend che va oltre la semplice gara della domenica. E' l'unico luogo al mondo in cui, da decenni, ragazze in bikini si godono il rombo delle monoposto mentre prendono il sole. L'unica pista che si può guardare sorseggiando un drink da uno yacht, o da un balcone che si affaccia sulla curca delle Piscine. L'unico contesto in cui a premiare il vincitore c'è una principessa e poi, per festeggiare, si organizza un grande ballo.
Questo giovedì in pista (perché si corre il giovedì, visto che Monaco è unica anche in questo), al pronti via della Formula 2 il brasiliano Gianluca Petecof ha visto la sua monoposto prendere fuoco, niente di assurdo e nessun problema per il pilota, ma il fumo si è prolungato lungo le stradine del Principato, dando l'impressione - dall'alto - che l'intera Monaco stesse prendendo fuoco. Unica, anche in questo.
Immagine di una Formula 1 che, almeno lì, assomiglia ancora a uno sport che ormai non c'è più. Ma che a Monaco sì, a Monaco esiste ancora.