Quando si parla di Dakar, è impossibile non pensare a Stéphane Peterhansel. Il pilota che nel corso della sua carriera ha vinto 6 Dakar in moto con la Yamaha e altre 8 in auto con diverse casa automobilistiche ha ancora voglia di mettersi in gioco: “Mi alleno sempre all'aperto, non riesco a farlo al chiuso”.
Durante l’evento il 56enne si è detto fiducioso per quanto riguarda la nuova avventura con il brand tedesco: “Non so quale sia la strategia di comunicazione di Audi – racconta– ma nel primo anno con la nuova macchina considero un bel risultato un piazzamento fra i primi cinque. Nel 2023 possiamo anche pensare di vincere”. La nuova Audi RS Q e-tron scelta per questa sfida è un suv a batteria ad autonomia estesa che monta due motori elettrici derivati dalla Formula E e il turbo benzina a quattro cilindri impiegati nel DTM di Germania per ricaricare l'accumulatore da 50 kWh.
Trattandosi di un veicolo da oltre due tonnellate di peso, Peterhansel stima una riduzione dei consumi di carburante fra il 30 e il 40%, che si tradurrebbe in un risparmio di un centinaio di litri nel serbatoio: “Qualcuno dirà che non è molto, ma è un passo nella direzione giusta”.
Quello che ha sorpreso positivamente il francese è la disponibilità di potenza e coppia legata alla spinta elettrica (il propulsore convenzionale lavora esclusivamente per alimentare la batteria) e l'impianto frenante. Senza voler nascondere i problemi legati sia alle alte temperature (nei test in Marocco quelle esterne hanno raggiunto i 47° all'ombra) che alle infiltrazioni di sabbia. Sul fronte della sicurezza invece, gli equipaggi hanno dovuto seguire le stesse disposizioni adottate in Formula E, in cui è vietato smontare toccando contemporaneamente vettura e suolo.
Il francese ha poi sottolineato come il progetto di Audi fosse uno di quelli a cui non si poteva dire di no, per poi spiegare come tra i motivi che lo hanno indotto a lasciare le moto c'era la paura: “Mi sono reso conto che dopo dieci anni ero già quello che aveva vinto di più in sella ed ero ancora sano. Prima di ogni gara avevo però lo stomaco in subbuglio ad almeno mezz'ora dal via: con le macchine non ho più questa sensazione”. Oltre alla fatica psicologica di correre sempre da solo: “La motivazione è fondamentale, ma per vincere servono anche esperienza e costanza: arrivare davanti in molte tappe e poi finire ultimo in una frazione non ti fa vincere la Dakar”.