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Tra dubbio e malizia: Taka Nakagami s’è già punito da solo! Ducati invece?

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

6 giugno 2022

Tra dubbio e malizia: Taka Nakagami s’è già punito da solo! Ducati invece?
Anche quest’anno, a Borgo Panigale si vince l’anno prossimo. Ok, non è scritto ancora niente e ok pure che le colpe non sono tutte da cercare dentro casa propria. Ma stare lì a chiedere pene severe (questa volta per Taka Nakagami) o a interpretare il ruolo dei perseguitati (vedasi vicenda abbassatore) a volte sembra proprio un modo per distogliere l’attenzione da un dato di fatto: l’unica e ultima volta c’è riuscito Casey Stoner

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Punire Taka Nakagami per l’incidente provocato alla prima curva del GP di Barcellona non restituirà a Pecco Bagnaia i punti persi in seguito alla caduta. E’ così che funziona e dovrebbe bastare per non stare lì a chiedere severità e pene esemplari per il pilota giapponese, soprattutto dopo che ha chiesto scusa e dopo che anche Lucio Cecchinello, il suo team manager, ha ribadito che il ragazzo ha sbagliato e l’ha fatta grossa. Invece, passino pure le dichiarazioni a caldo quando ancora il sangue bolle nelle vene, in Ducati s’è continuato a fare appello alla mano pesante di un qualche giudice di un processo che non si celebrerà mai. E che, se anche verrà celebrato, dovrà tenere conto di un fatto: Taka Nakagami ha già avuto la sua punizione e verosimilmente anche la lezione di cui aveva bisogno per non provarci mai più. Basta riguardare le immagini dell’incidente per rendersi conto che quel ragazzo ha davvero rischiato grosso, finendo diritto con la faccia sulla ruota posteriore della Desmosedici. Se non si è rotto l’osso del collo è solo perché questa volta il destino ha deciso di fare il bravo, fissando tra i ricordi del giapponese una consapevolezza che vale più di mille punti persi o di cento penalità per i prossimi GP: c’è rimasto poco. Veramente poco.

L’ha capita lui e l’abbiamo capito tutti. Ecco perché gli “appelli punitivi” ci sono andati veramente sulle palle. E, non ce ne voglia il sempre simpaticissimo Davide Tardozzi, questa volta s’è persa una occasione per restare in silenzio, lasciandosi invece andare ad un atteggiamento che era antipatico ai tempi della scuola, quando il secchione di turno andava a chiedere ai prof le punizioni per quelli che copiavano, e che stona proprio in un ambiente, che invece dovrebbe essere ben più alto e più maturo, della MotoGP. La così detta Classe Regina, che però di regale a volte ha ben poco. Le dichiarazioni che avremmo voluto sentire le ha fatte, per Ducati, proprio Pecco Bagnaia, che invece poteva essere quello giustificato ad andarci giù pesante. E sarebbe stato bello se il management della Rossa fosse andato oltre, magari arrivando a dire che cose così possono capitare anche se non dovrebbero, che Taka Nakagami ha sicuramente esagerato, ma anche che in ogni caso il guardare prima in casa propria è sempre il modo migliore per parlare degli errori degli altri.

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Perché è vero che forse Taka Nakagami ha tolto le speranze mondiali a Ducati, ma è vero pure che fino al pasticcio del giapponese in Ducati le speranze mondiali hanno provato in tutti i modi a togliersele da soli. Con errori di concetto prima, portando in pista una moto probabilmente troppo evoluta e troppo lontana da quella – che invece era già perfetta – dell’anno precedente, con errori di strategia o con errori dei piloti. Insomma, Nakagami a parte, a Borgo Panigale, anche quet’anno, il mondiale si sarebbe vinto l’anno prossimo. La triade Dall’Igna, Ciabatti, Tardozzi ha mille meriti, ma, come dice quel vecchio proverbio, manca ancora un soldo per fare una Lira. E quel soldo manca da troppo tempo. Mentre anche Aprilia, che fino a ieri era il brutto anatroccolo, cresce al punto di arrivare concretamente a giocarsi un mondiale. E’ come se in Ducati ci fosse una foga che poi si trasforma puntualmente in confusione. Foga di chiedere pene per chi sbaglia, foga di portare in pista innovazioni fin troppo innovative, foga di dare per bolliti piloti su cui invece s’era scommesso e di scommettere su altri che, invece, dovrebbero avere la tranquillità di maturare.

Foga come atteggiamento che non risponde al legittimo impulso della velocità e dell’essere i migliori, ma che, e ripetiamo che magari è solo una nostra impressione visto che siamo maliziosi per natura, risponde invece alla tentazione di voler emergere ricorrendo al criterio opposto rispetto a quello, sano e sacrosanto, del competere: sbassare gli altri. E sarebbe un po’ una tristezza. E’ stato così quando ci si è posti nel ruolo di perseguitati, dopo la vicenda dell’abbassatore, e è sembrato così anche ieri, quando ci si è posti nel ruolo di giustizieri che invocano la mano del boia. Solo che Taka Nakagami ieri s’è punito da solo. Ducati invece?

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