L’atletica leggera a Tokyo si è tinta nuovamente di azzurro con il tris sui 100 metri nella categoria T63, quella di chi ha subito un’amputazione monolaterale transfemorale e gareggia con protesi. Con il crono di 14’’11 Ambra Sabatini ha stabilito il nuovo record del mondo ma soprattutto si è aggiudicata l’oro paralimpico, l’argento è andato a Martina Caironi, e il bronzo a Monica Graziana Contrafatto. Un podio storico dietro al quale ci sono tre storie di sofferenza, legate a due terribili incidenti stradali e a un colpo di mortaio in Afghanistan che hanno messo a dura prova le tre ragazze privandole ciascuna di una gamba.
Ambra Sabatini
Solo due anni fa Ambra Sabatini, toscana classe 2002, ha subito l’amputazione, adesso ha corso più veloce di tutti nella storia della sua categoria, nonostante la pioggia. Nel 2019 il papà Ambrogio la stava accompagnava allo stadio dove lei si allenava come mezzofondista. Erano in due sullo scooter, quando un’auto li ha investiti. Per il padre nessuna particolare conseguenza, mentre ad Ambra devono amputare la gamba sinistra al di sopra del ginocchio. “Sin dall’inizio – il suo racconto – ho cercato di sdrammatizzare la cosa, anche scherzandoci su”. In ospedale, subito dopo l’operazione, “era lei che faceva coraggio a noi”, sottolinea Alfio Giomi, già numero 1 della Fidal e ora presidente della società con cui gareggiava Sabatini, l’Atletica Grosseto (ora è con le Fiamme Gialle). In neanche 24 mesi, la protesi, il cambio di specialità e un 2021 da record iniziato col primato del mondo a Dubai. Ed è solo l’inizio, perché l’obiettivo è scendere sotto i 14 secondi.
Martina Caironi
Nel 2007, quando aveva 18 anni, Martina Carioni ebbe un incidente in motorino che costrinse i medici ad amputarle la gamba sinistra. Grazie alle medaglie vinte a Londra (2012) e a Rio (2016), è divenuta uno degli emblemi del movimento paralimpico italiano. Nonostante i momenti bui, come la squalifica per presunto doping che l’ha fermata qualche mese nel 2019 (prima che riuscisse a dimostrare che la causa era una sostanza contenuta in una pomata cicatrizzante usata per curare un’ulcera), non si è mai abbattuta e fa volontariato raccontando nelle scuole la sua storia e il suo modo di affrontare e vivere la diversità.
Monica Contrafatto
La bersagliera siciliana Monica Contrafatto il 24 marzo 2012 venne colpita da un colpo di mortaio nella base dei militari italiani, nel distretto del Gulistan, nel sud-est dell’Afghanistan. Prima viene portata al sicuro da un commilitone, poi viene trasportata in Germania, dove inizia la sua seconda vita. È la prima donna soldato italiana a essere stata insignita della Medaglia al valore dell’Esercito, ma da allora, vedendo l’impresa di Martina Caironi che proprio in quell’estate vinceva l’oro a Londra, ha cominciato a sognare la medaglia paralimpica. Quattro anni dopo l’attentato, a Rio, sale anche lei sul podio, proprio a fianco di Martina. Come a Tokyo, dove però c’era anche Ambra, con una dedica al popolo afghano nuovamente in difficoltà.