Nel weekend della sua 42esima vittoria in carriera Max Verstappen ha fatto tutto giusto, e non solo. Ha sfruttato quello che la sua Red Bull aveva da dargli, ha portato a casa due pole position, due vittorie, un giro veloce e un successo che, nella casa del toro, vale come l'ennesima consacrazione di un momento perfetto, un sogno lungo quasi tre mondiali, un paradiso in terra per chi come lui si nutre di quell'aria che si respira solo dal gradino più alto del podio.
Non si limita quindi a vincere, a distruggere gli avversario - il suo compagno di squadra compreso - non concedendo mai il fianco, non lasciando neanche l'ombra di un'incertezza, un errore, un punto su cui far leva per pensare di costruire partendo da lì. L'olandese d'oro, volante per davvero, si prende tutto senza fatica, con la testa di chi sa di poterlo fare in ogni momento. E la sua fame, quella vera, quella che non si spegne nonostante un campionato già chiaramente nelle sue mani, in Austria prende la forma di un team radio sul finale del Gran Premio: "Facciamo un pit stop, voglio provare il giro veloce". A chiederlo è Verstappen, mentre il team tentenna guardando un risultato già perfetto, pensando ai rischi di un cambio gomme non necessario e piuttosto al limite, con soli 3 secondi di agio su Charles Leclerc tolti i 20 necessari per effettuare il pit.
Ma con Max non si discute: vuole entrare, vuole anche quel giro veloce che altrimenti andrebbe nelle tasche del suo compagno di squadra, relegato a una terza posizione alle spalle del monegasco della Ferrari. Verstappen entra, i meccanici sono perfetti, e il pilota riesce abbondantemente ad uscire davanti a Leclerc, prendendosi anche il tempo per scaldare le gomme e tentare il giro veloce all'ultimo giro nelle condizioni perfette.
Ce la fa, neanche a dirlo. E chiude il fine settimana con il pacchetto completo: due pole, due vittorie, un giro veloce. Lo fa davanti ai suoi tifosi, migliaia e migliaia di orange arrivati per vedere proprio questo, per assistere a quello che il riservato, glaciale e intoccabile Verstappen, ci ha lasciato capire su di lui in questi anni. C'è tutta la sua fame, la sua voglia di continuare a vincere, anche - e forse soprattutto - quando non c'è bisogno di dimostrare ancora qualcosa.
C'è il bambino che Max è stato, schiacciato nell'obiettivo di essere sempre il migliore in pista, il più veloce, il più precoce, il più cannibale di tutti gli altri. C'è il Max adulto, campione cresciuto nel segno di un talento che forse capiremo solo con il tempo, e c'è la volontà di rendere omaggio al suo team al Red Bull Ring, nel primo di casa senza Dietrich Mateschitz, e ai suoi tantissimi tifosi, vera armata al seguito di un ragazzo che ha mosso qualcosa di grande, di inspiegabile, dentro le scatole predefinite di questo sport.
È l’incoscienza del volere tutto, quell'ultimo giro veloce. È semplicemente Max Verstappen, re senza rivali del Red Bull Ring in questo 2023 che è suo, solo suo, e di nessun altro.