Le avrete viste ovunque, negli scorsi giorni, le sue risposte mirate e tagliante. Qui su Lewis Hamilton, là su Toto Wolff, poi sulla Ferrari, Leclerc, il futuro della FIA e quelle strane soffiate che arrivano sempre in casa Mercedes. Bernie Ecclestone parla tanto e dice tutto quello che gli salta in mente, da sempre. Lo faceva quando era boss del circus, numero uno di una Formula 1 che - come direbbe Pippo Baudo - aveva creato lui. Lo fa anche oggi che, a novant'anni suonati, è un ricchissimo pensionato che si gode la vita tra polemiche, tanti figli e anche un arresto in Brasile. I giornalisti lo chiamano, gli chiedono la sua opinione su qualcosa, e Bernie gli regala la notizia della settimana.
Questa volta però si è andati oltre. Perché tutte le "sparate" dell'ex patron della Formula 1 vengono da un'unica, grande, straordinaria intervista: quella che Ecclestone ha rilasciato al giornalista Jonathan McEvoy per il Daily Mail. Un weekend a Ibiza in compagnia della famiglia Ecclestone che si trasforma in un viaggio dentro il passato e il futuro del suo sport.
Dentro un articolo del Daily Mail impossibile da leggere (come tutti gli articoli del Daily Mail) e tra le fotografie buffe di un personaggio che ha sempre fatto sorridere gli appassionati, c'è tutta l'essenza del 91enne inglese. Irriverente, pungente, cattivo quando vuole esserlo e anche dolce, malinconico, quando qualcosa smuove da dentro il suo animo indurito dal tempo.
"È una bella giornata a Ibiza. Cielo azzurro senza nuvole, temperatura di 32°C, vento leggero da sud-ovest. Proprio quello che vuoi quando sei seduto a pranzo sulla spiaggia" inizia McEvoy, come se essere chiamati ad intervistare Bernie Ecclestone a Ibiza non bastasse, e servisse anche ricordare a tutti quanto bella e adorabile sia l'isola spagnola a inizio giugno.
Si siedono, pranzano, Ecclestone parla e parla e non smette più. Del figlio più piccolo, Ace, nato nel 2020, parla con meraviglia: "Ha fatto il bagno in piscina per la prima volta. Gli piace, ma a lui piace praticamente tutto". Se lo vivrà poco, quel suo unico figlio maschio dopo tre figlie femmine nate da due precedenti matrimoni. Una, Deborah, la più grande, compirà 68 anni quest'anno. Un figlio di due e una di 68 anni. Dev'essere stata un circo, la vita di Bernie Ecclestone.
Un circo come il circus che ha creato, cambiato, fatto diventare quello che è oggi e che, dopo la vendita a Liberty Media, vede cambiare senza poter fare niente. E allora dice la sua, l'unica cosa che può ancora fare liberamente. Mangiano insieme alla moglie Fabiana, bevono vino mentre Bernie non ne vuole sapere: per lui birra. Anche con il pesce e i crostacei freschi di Ibiza, per lui sempre birra.
La gente lo riconosce, lo saluta e tra un'interruzione e l'altra lui si lamenta: "Non vado a una gara da due anni per colpa del Covid. Dovevo andare a Jeddah ma ho preso il Covid. Andrò in Austria a luglio però". Non sembra volerlo far notare ma gli manca, il paddock. La Formula 1 di una volta, la sua Formula 1. Così ne racconta i retroscenna come se non fosse mai uscito da lì, sganciando bombe e dando giudizi: "Credo che Toto Wolff si sia stancato di Lewis Hamilton - racconta - prende 40 milioni all'anno ed è sempre dietro a George Russell. Toto potrebbe fare uno dei suoi accordi magici e pagarlo per stare a casa. Poi si veste sempre con tutti quegli abiti strani, non so perché! Avrà un accordo con qualcuno per indossarli? O lo fa per farsi vedere?".
Destro, sinistro. Il primo colpito è il sette volte campione del mondo. Poi tocca al suo capo, Toto Wolff, accusato di avere una talpa all'interno della FIA che gli darebbe le informazioni strettamente confidenziali della Federazione alla Mercedes in anticipo, come successo nel caso del porpoising.
Ma con Hamilton l'ex boss non ha finito: "Il mal di schiena a Baku? Tutte stronzate! George è molto più alto di lui e se qualcuno avesse avuto davvero mal di schiena sarebbe stato lui". Nessuna lamentela invece dal più giovane (e più alto) Russell, che non sembra soffrire il porpoising come il 37enne britannico.
Di nuovo destro, sinistro. Un altro colpo al campione. Bernie passa poi ad accuparsi del nuovo presidente FIA, Mohammed ben Sulayem, che da quest'anno ha preso il posto dello storico presidente Jean Todt: "Ha bisogno di essere consigliato - racconta Ecclestone - credo che sia sulla buona strada, è schietto e vuole fare bene. Solo che è un po' ingenuo".
A aiutarlo, dice lui, ci vorrebbero più persone che vogliono il bene della FIA e della Formula 1. E chissà che non stia parlando proprio di sé stesso.