La programmazione natalizia di Sky è ricca di speciali tra cui “Un giorno da pilota Lambo”, il racconto di Guido Meda e Davide Valsecchi che si alternano al volante di una Huracàn SuperTrofeo EVO per la Lamborghini World Final a Misano. La storia la spiega Meda in apertura: “Mi hanno chiamato da Ducati - che poi è Audi come lo è Lamborghini - per correre questa gara dopo il weekend della MotoGP a Misano. Dovevo dividere la macchina con con Pecco Bagnaia, ma lui deve pensare al mondiale e allora ho chiamato Davide Valsecchi".
La categoria è la Pro Am, quindi con un professionista (Valsecchi) e un amatore (Meda) che si alternano al volante per tutto il weeekend di gara. La macchina, come detto, è una Huracàn SuperTrofeo EVO, oltre 600 cavalli di potenza scaricati sulle ruote posteriori. “Che disagi avrò?” Chiede Meda, con Valsecchi che risponde: “Disagi tanti, però sai la regola: piede destro giù e stringi il volante”.
Dietro ad un weekend di gara c’è tanta preparazione. Soprattutto se non hai mai corso con una macchina pensata per andare forte davvero (con tempi da MotoGP) mentre per tutti gli altri è una gara di campionato come le altre: “C’è tensione vera - racconta Meda - nausea, sudarella… Come prima di un esame. Credo un po’ conti l’età, che avanzando ti dà un po’ più di emozione e consapevolezza, ma ti toglie un po’ di quel sano coraggio che invece hai a venti o trent’anni. Penso a quando devi fare una cosa che non è necessariamente alla tua portata, tipo guidare una macchina da 630 cavalli. Non tanto guidarla, quello si fa, ma guidarla forte per affrontare un weekend con quattro gare”.
Poi spiega la macchina, dalla meccanica a tutto quello che serve per andare forte: le appendici aerodinamiche, il motore, le funzioni del volante: “I più importanti sono questi due manettini, uno con il livello di intervento dell’ABS - ne ha dodici, noi lo teniamo a tre - e l’altro è quello del Trattino Control, anche questo lo teniamo a tre per avere il massimo dal motore senza che l’auto si giri in un attimo”.
Prima di scendere in pista per la prima gara, Valsecchi racconta quelle sensazioni così difficili da trovare altrove: “Ci si prepara e si entra. Hai sempre quella paura… Non di sbagliare, ma di non essere veloce abbastanza, che è ancora peggio. Devi tentare di essere all’altezza delle tue aspettative”. È un po’ questo il tema a cui gira attorno lo speciale e, forse, anche la vita del pilota. Non è tanto la tecnica, è tutto il contorno. Come entri in macchina, cosa hai mangiato, quanto migliori e quanto sei disposto a rischiare. Nelle corse la testa è tutto e non serviva Meda a spiegarlo, ma vedere le cose da un punto di vista così privilegiato e al contempo naif, senza il filtro di chi lo fa da sempre e soprattutto per lavoro, ti fa capire un po' meglio il motorsport. Capisci parte di tutta la preparazione necessaria, le persone che stanno dietro ad una squadra, l'enorme quantità di tempo che viene investito per fare la differenza di qualche decimo in una gara che si misura in minuti e non in ore. Il tutto ci porta alla conclusione che la celebre frase di Steve McQueen, la vita è correre e il resto è soltanto attesa, è una stupidaggine come tante: preparare la corsa è fondamentale, specialmente se è solo di quella che ti importa.
Il racconto prende una piega più seriosa quando, durante l’ultimo turno di qualifiche, Meda entra al Curvone di Misano a quasi 250 Km/h, perde il posteriore, prova a controsterzare e finisce nella ghiaia. È un momento forte perché la botta è violenta, non è il cinema: “Al primo giro lanciato, al Curvone, decido di tagliare l’interno del cordolo come non ho mai fatto in tutti questi giorni - racconta Meda -Perché sono diventato figo di colpo, capito? Perdo un po’ di umiltà e anche il controllo della macchina, che a 245 Km/h esce di pista. Devo togliermi di dosso una paura che oggettivamente c’è. Perché fa paura volare fuori lì, onestamente. Fa paura, proprio paura. Paura”.
Le gare del trofeo sono belle da vedere, le macchine di più. Se c’è un motivo più valido degli altri per guardare questo speciale Sky però è per uscire dal divano da cui di solito si guardano le corse: ti avvicina alla pista e ai piloti. Perché trasmette, soprattutto con Meda che il pilota non l'ha mai fatto di mestiere, cosa significhi correre per chi non è un professionista, quanto sia distante lo spettatore da quello che succede. Le gomme, la potenza, l’imprevisto. La paura della pioggia anche. Ti fa pensare a tutto il circo che si muove ad ogni weekend per mettere una macchina in pista, agli sforzi che ci sono dietro. Più di ogni altra cosa però, ti ricorda che quella del pilota è una razza strana, complicata. E che dal divano le cose sembrano sempre un po’ più facili.