Vincere, vincere, vincere. Allenarsi, capire come migliorare la moto, come ottenere il massimo da quello che sì ha e come avere quello che manca. La vita di un pilota, di uno sportivo di professione, è fatta di questi pensieri. E questi pensieri sono tanto più presenti nella testa di uno sportivo, quanto più quello sport - ma anche la semplice competizione - rappresentano un'ossessione. Un approccio classico, per molti di quei personaggi che, ognuno nella propria disciplina, sono stati in grado di scrivere la storia. Michael Jordan fra tutti, ma anche Cristiano Ronaldo o... Valentino Rossi.
"È come se mi fossi svegliato da un bel sogno, però probabilmente anche da un incubo...", ha detto a Guido Meda, ai microfoni di Sky Sport, "Non lo so [ride], però... è come se sei talmente dentro alla situazione... e cercare di fare bene e cercare di vincere le gare è talmente importante per la tua vita in generale, che è come se sei in un universo parallelo. Il resto è pffff... un riempitivo".
La decisione di ritirarsi, quindi, come l'improvvisa presa di coscienza della vita che lo circonda, di cosa c'è al di fuori delle gare, dopo 20 anni fatti soltanto di quei pensieri, dopo un bel sogno come dice lui, ma anche di quello che, per certi versi, con la testa di un quarantenne, può sembrare anche un incubo.
Un'idea, quella del ritiro, maturata davvero, per la prima volta, soltanto un paio di anni fa: "La prima volta in cui ho pensato di smettere, mi ricordo bene, è stato al Mugello 2019. Non nel senso 'devo smettere adesso'... la prima volta in cui ho pensato che a un certo punto avrei dovuto smettere! [ride] Poi è stato tutto un po' strano e questa cosa del Covid, secondo me, ha cambiato un po' tutto ed è stato un po' come se, per la prima volta fossi riuscito a fare un passo indietro... essere uscito dalla 'bolla', no? Essermi accorto che intorno c'era anche qualcos'altro. Io sono fortunato perché ho sempre avuto una vita normale, oltre a essere Valentino Rossi, il pilota della MotoGP... Sono stato coi miei amici a Tavullia, me la sono scelta e ho sempre lavorato per mantenerla. Non sono stato un pilota di quelli che anche quando è a casa è sempre un pilota e rompe il cazzo che vuole vincere sempre, sono stato anche normale fortunatamente ma sempre, anche d'inverno, dentro... lì dentro, dentro la bolla, capito? E a un certo punto.. bum! Mi è sembrato di fare un passo indietro".
Un'occasione, questa chiacchiera con Meda, per riflettere anche sul segreto della sua longevità. Come ottenerla? "Ti deve piacere molto [quello che fai]. Nel mio caso guidare la moto, ma anche lavorare nel week-end con il team. Ma ti deve piacere anche quella cosa di essere sempre sotto pressione, no? Perché anche quella è una cosa difficile. Ti deve piacere la vita che bisogna fare, per fare il pilota di MotoGP. Quindi stare sempre in giro, eccetera, eccetera. E poi dipende dal perché uno corre. Io ho sempre corso perché sono appassionato, mi piace guidare la moto, mi dà gusto e mi è sempre piaciuta la sensazione che ho provato dopo una bella gara, una bella vittoria. Quindi dopo quello ti motiva a dare il massimo". Che cos'è la pressione per Valentino Rossi? "È una sensazione in cui non stai bene, però ti piace. E se non ce l'hai per un po' ti manca. [...] È una cosa che ti rende molto nervoso, molto teso ma che ti permette di tirare fuori il massimo da te, comprese cose che non sai di avere".
Una sensazione a cui, evidentemente, Rossi non vuole proprio rinunciare se, come ha rivelato, la sua carriera di pilota non è destinata a terminare, ma solo a prendere altre forme. La strada delle quattro ruote è, infatti, ufficialmente confermata. Nel suo futuro c'è l'Endurance, per il momento con auto GT. I nodi da sciogliere rimangono quale categoria e con quale auto.
E a chi gli chiede se sia effettivamente sereno come sembra, dopo l'annuncio del suo ritiro, risponde: "Sono sereno. Mi dispiace di smettere con la MotoGP alla fine dell'anno. Avrei voluto continuare, però, non sono abbastanza competitivo. La cosa che mi dispiace di più è quella, ecco. Sarebbe stato bello essere un po' più veloci per l'ultimo anno della carriera. Però è così, bisogna cercare di dare il massimo fino alla fine, comunque, però, per il resto, penso che sia la scelta giusta, counque. È un sacco di tempo che sono qua, è stato bello [...] è stato lunghissimo, ha avuto diverse fasi, ognuna con le sue cose belle e le sue cose brutte, però è stata sempre una figata".