La Ferrari continua il suo nefasto 2020, tra prestazioni imbarazzanti e punti deboli su ogni fronte, ma oggi il passo falso sembra averlo fatto Charles Leclerc. In realtà è stato Sebastian Vettel quello a sbagliare tra i due, con tanto di incidente in Q2 e macchina completamente distrutta, ma gli occhi sembrano essere puntati sul suo giovane compagno di squadra.
Vettel rappresenta ormai il passato della Rossa mentre Leclerc, rampollo del cavallino da subito osannato da stampa e pubblico, si è lasciato andare a un gesto di stizza post-qualifiche che ha sorpreso tutti.
Arrabbiatissimo per non essere entrato in Q3 il monegasco ha cercato di scendere dalla sua SF1000 mentre i meccanici ancora stavano spostando la monoposto dentro al box, urlando nel team radio un “aaaah” di frustrazione. “Sarà arrabbiato con se stesso” si è detto nelle telecronaca, e invece no: Leclerc era infuriato con il suo muretto.
Nelle interviste post qualifiche il ferrarista ha infatti dichiarato che dal box gli era stato segnalato un solo secondo di margine per poter fare il suo ultimo giro, notizia che lo ha costretto ad avvicinarsi molto a Kvjiat, davanti a lui nel giro lanciato, e non ottenere una prestazione sufficiente per entrare in Q3.
Effettivamente il margine per rimanere staccato dal pilota del’Alpha Tauri c’era, i secondi erano almeno due, ma la rabbia di Leclerc è apparsa a tutti un po’ fuori luogo. Il nervosismo e la frustrazione per questa stagione difficile ci stanno, e in gare precedenti sarebbero stati più giustificati che oggi, soprattutto dalla bocca di un giovanissimo pilota ossessionato dalla voglia di vincere, di fare bene, di essere il migliore.
La frustrazione di Leclerc ci piace - lo abbiamo sempre detto - perché chi non se la prende neanche più (come il suo compagno di squadra) ha già perso. Ma quella di oggi è la reazione eccessiva di un ragazzo ancora acerbo, di un Leclerc che deve fare i conti con quello che può fare la sua squadra e con quello che deve provare a dimostrare lui.
Come? L’esempio lo ha portato Lewis Hamilton. Da ultimo nel giro pre lancio (a causa di un suo errore) Lewis sarebbe stato fuori. E allora cosa si è inventato? Ha fatto una cosa che va contro le regole non scritte della F1: ha sorpassato gli altri piloti per non rischiare di finire fuori dalla Q2. Scorretto? Eccessivo? Troppo competitivo?
Sono piloti! È il loro lavoro e in pista ci sono solo loro. Che questa scelta sia moralmente giusta o sbagliata il risultato è uno solo: Hamilton è in pole per la 96esima volta in carriera, facendo un capolavoro che nemmeno il suo compagno di squadra ha capito, mentre Leclerc partirà undicesimo.
La rabbia ci sta, serve, ma questa volta Charles avrebbe dovuto prendersela con se stesso: poteva rischiare di perdere il giro ma con la consapevolezza di aver provato qualcosa, poteva tentarle tutte, magari sbagliando o magari prendendosi con i denti quel Q3 che tanto voleva.
E invece ha lasciato andare le cose così, come sono andate, perfettamente consapevole che da quella posizione non avrebbe potuto ottenere un buon tempo. L’atteggiamento arrabbiato di un ragazzo a cui - adesso - la frustrazione non deve fare brutti scherzi. Guidare una stagione intera con una monoposto come la SF1000, dopo un anno da super star come il 2019, per lui deve essere terribile, soprattutto perché Charles è perfettamente consapevole delle proprie potenzialità.
A darne un quadro piuttosto chiaro è stato Jacques Villeneuve che, ai microfoni di Sky, parla di un Leclerc “ancora con tutto da dimostrare”. Non gli basta il successo dello scorso anno, con due vittorie e Spa e Monza, per essere un pilota già formato. Uno con il diritto di arrabbiarsi tanto con il box e con il muretto, soprattutto se - in un caso come questo - poco poteva fare la rossa per dare al monegasco una soluzione diversa.
Il gesto di stizza non è piaciuto a nessuno e quasi sicuramente, riguardandosi tra un paio di ore, non piacerà nemmeno allo stesso Leclerc. Ma diamo il beneficio del dubbio a questo ragazzo sanguigno: l’adrenalina dei piloti fa brutti scherzi, soprattutto se si unisce alla frustrazione.