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Alexa è in crisi? Sì,
ma per colpa nostra

  • di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

28 novembre 2022

Alexa è in crisi? Sì, ma per colpa nostra
Si dice che Jeff Bezos, nella sua visione del mondo, fosse molto legato ad Alexa. E si dice anche che Jeff Bezos si sia ispirato alla tecnologia Enterprise di Star Trek per la creazione di questi prodotti legati ai comandi vocali. Magari nel 2015, quando la divisione Alexa partì con il lancio dei primi dispositivi Echo Dot, non si pensava che sarebbe intervenuta (dal futuro, come Star Trek) una crisi simile a un cazzotto all’azienda di Bezos portando il progetto Alexa in profondo rosso. E invece è così, ma è anche colpa nostra

di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

Come ha spiegato il Business Insider, il progetto Alexa è in crisi. Il taglio al personale annunciato due settimane fa da Amazon e che ha coinvolto diecimila dipendenti, ha intaccato soprattutto la divisione Worldwide digital di Amazon, quella in cui sono gestite molte aree di sviluppo hardware e software dell’azienda e in cui rientra, fra le altre cose, anche la sezione video con Prime video e Alexa. Bene, i conti della Worldwide digital sono sotto di tre miliardi e mezzo di dollari e gli utenti di Alexa (che sono poco più di 71 milioni) si posizionano dietro sia a Google Assistant di Google (81,5 milioni di utenti) sia a Siri di Apple (77,6 milioni). I tagli operati al personale di Amazon hanno riguardato anche quest’area perché, oltre al licenziamento degli operatori nelle warehouse americane (e europee: in Italia si parla di circa una ventina di tagli), la divisione di Alexa non rende più e Amazon ha difficoltà a monetizzare con i dispositivi Echo Dot.

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Jeff Bezos

In pratica, la maggior parte delle persone non fa altro che chiedere musica e sapere informazioni banali, come il meteo, la temperatura, o chiedere notizie. Ma non erano queste le premesse alla base del business degli apparecchi di Bezos. L’idea infatti era di offrire alle persone un prodotto a basso costo capace di assistere la vita degli stessi tramite l’assistenza di Amazon. Quindi, oltre alle richieste di musica e informazioni, anche l’acquisto di prodotti e, in generale, la creazione di un traffico verso i server di Amazon: ordinare la spesa tramite l’app, fare shopping, acquistare oggetti per la casa dai magazzini dell’azienda americana. Invece il modello non ha avuto un impatto così funzionale sulla routine delle persone che, come sottolinea la stampa americana, utilizza gli Echo Dot di Alexa per lo più per mansioni elementari - Alexa, suona Miles Davis, Alexa, dimmi gli appuntamenti di oggi.

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Alexa

In questo senso, la difficoltà di monetizzare tramite il progetto Alexa - che comprende non solo gli Echo Dot, ma anche altri device dedicati alla domotica (e sempre a comando vocale) come Astro, il cane-robot domestico - hanno portato Amazon a tagliare parti del personale anche lì, riducendo gli investimenti e con risultati di vendite inferiori rispetto alla concorrenza. Amazon non intende sfruttare tanto il costo dei dispositivi (che vengono venduti in Europa a meno di 30 euro e continuano ad essere venduti e a godere di una gran pubblicità da parte dell’azienda madre sui propri canali), quanto a monetizzare dalle azioni conseguenti come, appunto, le ordinazioni e lo shopping dall’e-commerce. Che però non sta avvenendo e sta trascinando il progetto contro un muro e le conseguenze ne sono i tagli al personale e le minori spese. Verrebbe da dire che è colpa dei consumatori se gli Echo Dot di Alexa non funzionano? No, perché vengono innanzitutto acquistati e vengono utilizzati (nelle ultime quattro case visitate ospite di persone dai 25 ai 45 anni tutte avevano Alexa, ndr), ma a quanto pare non secondo l’idea originale. Il sogno di rendere Alexa simil-Star Trek è un po’ meno realizzabile del previsto.

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