E alla fine Elon Musk si è davvero pappato Twitter. Una notizia che ha improvvisamente risvegliato la coscienza dei benpensanti di tutto il mondo in relazione ai rischi connessi al fatto che un social network abbia un padrone, cioè quello che è sempre stato. Solo che ora la linea verrà dettata da un libertario (tendenzialmente) di destra difficile da inquadrare e quindi pressoché imprevedibile e incontrollabile. E la linea è quella della libertà di espressione, che in quest’epoca si è trasformata da principio fondante da promuovere e tutelare a spauracchio a cui porre a freno a ogni costo (con l’etichetta di “disinformazione” – oltre a quella di “incitamento all’odio” e chissà quali altre, affibiata non si sa a quale titolo, mentre si sa da chi, ossia, tra gli altri, da quelli che stanno perdere il comando della società del cinguettio).
Preventivamente, tra gli utenti sono partite campagne in stile “Goodbye Twitter”, portate avanti da sparute minoranze di un social che di per sé è assoluta minoranza rispetto alle faccende umane (e come al solito quelli che lo annunciano saranno gli ultimi ad andarsene, se mai lo faranno). Musk è già stato accusato a priori di ogni nefandezza: il rivale Jeff Bezos, fondatore di Amazon sorpassato dal capo di Tesla nella classifica dei più ricchi al mondo, ha insinuato che con questa mossa la Cina (dove Tesla è ben presente) acquisirà una sfera di influenza. Secondo qualcuno poi Musk favorirà Tesla a scapito delle altre case automobilistiche e, nonostante si sia pubblicamente augurato che restino su Twitter anche i suoi “critici peggiori” (“perché questo – ha sottolineato Elon – è ciò che significa libertà di parola”), c’è chi assicura che eliminerà tutti coloro che lo criticano visto che già “li blocca tutti” (come se non ci fosse differenza tra l’essere per la libertà di espressione e il non essere per avere nella propria cronologia dei rompicoglioni), c’è chi giura che farà tornare l’account di Donald Trump (sai che crimine).
Insomma, è già stato deciso che, con il cattivone Musk, Twitter diventerà un posto poco raccomandabile, pericoloso, dannoso, dove prevarranno i soprusi. Perché invece sul Twitter che è stato finora non c’è niente da dire? Non c’è nulla da eccepire sul fatto che un presidente degli Stati Uniti in carica sia stato bannato (mentre per esempio l’ayatollah iraniano Khamanei come molti altri ha potuto tranquillamente continuare a lanciare proclami tutt’altro che amichevoli contro Israele)? Non ci sono motivi di preoccupazione per il fatto che articoli come quello del New York Post sul figlio di Biden siano stati censurati? Per non parlare della continua “sparizione” di profili, degli shadow ban e via discorrendo. Tra l’altro tra i propositi di Musk c’è quello di combattere i bot e di verificare gli utenti umani. Cioè quello che molti benpensanti hanno più volte chiesto, senza mai ottenerlo, dai padroni “buoni”.
“La libertà di parola – la prima dichiarazione di Musk da nuovo boss anche di Twitter – è la base di una democrazia funzionante e Twitter è la piazza cittadina digitale dove si dibattono questioni vitali per il futuro dell'umanità. Voglio anche rendere Twitter migliore che mai migliorando il prodotto con nuove funzionalità, rendendo gli algoritmi open source per aumentare la fiducia, eliminando gli spam spam e autenticando tutti gli esseri umani. Twitter ha un potenziale immenso. Non vedo l’ora di lavorare con la comunità di utenti per sbloccarlo”.
Ma a chi vuoi darla a bere, cattivone…