Per sei anni, da quando nel 2014 è stata acquistata da Amazon per circa 970 milioni di dollari, Twitch è stata soprattutto una piattaforma di streaming per appassionati di videogiochi. Una landa nella periferia delle rete in cui si riunivano i cultori del live gaming. Alle orecchie di chi avesse più di 30 anni e non sapesse cosa fossero Fortnite o Call Of Duty, Twitch sarebbe con ogni probabilità suonato come un termine inglese che indicava vagamente un cambiamento. Poi, all'inizio di quest'anno sciagurato, è arrivata la pandemia, con le sue restrizioni, i suoi codici e il suo vademecum relazionale improntato sul distanziamento.
Chiuse nelle loro case, persone da ogni angolo del pianeta hanno cercato di tenere vivi i contatti col mondo attraverso uno schermo. Qualcuno – molti, a dire la verità -, ha pensato che attraverso quello schermo potesse mettere se stesso al centro di uno show accessibile per chiunque. Facebook e Instagram hanno cominciato così a ospitare migliaia di dirette, il più delle volte basate sul nulla, altre con alla base più o meno riusciti format. D'un tratto si è fatta strada la vanesia consapevolezza di poter creare una piccola tv personale ad ampia diffusione, in cui essere al contempo autori e anchorman. Cuochi dilettanti, scrittori, designer, giornalisti e gente comune, si sono cimentati con esperimenti di micro-programmi fatti in casa, nel vero senso della parola.
Tra i più riusciti, senza dubbio, le dirette Instagram di Christian Vieri, che dialogava dal suo profilo con campioni del recente passato. Complice il sostanziale aumento di tempo trascorso dalle persone sui social in quel periodo di noia e sospensione, le sue live hanno avuto da subito un seguito strepitoso, arrivando a toccare punte di 70 mila utenti collegati.
Mentre le pay tv dovevano ricorrere a tutta l'inventiva possibile per riempire un palinsesto privo di eventi, scontrandosi con ascolti in picchiata (-40% nel periodo tra febbraio e giugno per Sky Sport), seduto su una poltrona a bere a canna da una bottiglia di plastica, Vieri, forte del suo status e dell'amicizia con i suoi ospiti, si faceva depositario di aneddoti, confessioni, dichiarazioni di molti ex grandi nomi del calcio mondiale, collezionando più virgolettati di quanto le testate tradizionali fossero riuscite a pubblicare nell'arco di anni.
Oltre all'enorme successo ottenuto, quelle dirette, così intime e rudimentali, sono state in qualche modo rivelatrici. Da una parte hanno evidenziato come mai in precedenza la fragilità dell'informazione sportiva tradizionale nell'era in cui ognuno può produrre contenuti da sé, dall'altra hanno messo in luce la necessità da parte degli stessi media di adattarsi alle nuove forme di comunicazione offerte dai social. In questo senso è sbagliato pensare che la pandemia abbia aperto l'era dello streaming: ha solo accelerato un processo in corso da tempo. Un volano ideale per Twitch, la piattaforma nata apposta per trasmettere dirette, che non a caso nel marzo scorso ha registrato un aumento del 41% di download (restando in Italia). Dopo anni vissuti sottotraccia, come un gigante dormiente la piattaforma di Amazon si è svegliata dal torpore della nicchia e ha cominciato a muovere i suoi primi, pesanti passi, lasciando la sua identità di casa di e-sports e ritrovo di nerd per diventare la nuova terra promessa di chiunque abbia mire da performer e intrattenitore. Ma non solo.
Domenica 29 novembre, il format di intrattenimento calcistico più di successo dell'anno, la Bobo Tv, ha fatto il suo esordio su Twitch. Christian Vieri ha riunito i fedeli compagni Antonio Cassano, Daniele Adani e Nicola Ventola per la prima diretta, riprendendo il filo di un discorso aperto mesi fa. Visti i tempi si potrebbe definire la fase due di un progetto partito “inconsapevolmente” durante il primo lockdown. Sospesi tra l'impaccio di uomini di mezz'età poco inclini ad abbracciare le nuove frontiere della tecnologia e l'entusiasmo tipico che accompagna il lancio di un progetto, Vieri&co hanno streammato per due ore filate, trattando argomenti a blocchi come si fa nelle televisioni vere: la morte di Maradona, le italiane in Champions League, l'estinzione dei numeri dieci classici, con la leggerezza e la competenza di chi non ha dimenticato i toni da sfottò dello spogliatoio ma il calcio lo conosce perché lo ha vissuto davvero.
Al momento di scrivere, il video è stato visto da 90 mila persone, di cui 30 mila in diretta, ma il conteggio cresce velocemente. Tiki Taka, in onda la sera dopo su Canale Cinque, è stato seguito da 237 mila spettatori. La chat che accompagna la diretta è stata inondata da una cascata di commenti degli utenti, molti dei quali non hanno mancato di elargire consigli a Vieri e alla sua occulta produzione sulle gestione, diversa, che Twitch impone rispetto ad altre piattaforme: tempi, coinvolgimento degli ospiti, interazione. Sembrava di vedere un esercito di figli adolescenti che spiegavano al buffo papà come impugnare un joystic. Un imbarazzo che tuttavia contribuiva a rendere tutto più autentico, tratto che su Twitch è molto apprezzato.
Altre cinque dirette hanno fatto seguito al debutto, e oltre ai crescenti numeri di visualizzazioni, ecco arrivare le prime, numerose sottoscrizioni al canale. È il modo con cui gli utenti possono seguire un account e sostenerlo economicamente attraverso abbonamenti e donazioni. Ovvero pagamenti diretti ai twitcher (di cui il 60% sono revenue) per ottenere visibilità nel corso delle dirette. Questa di solito si traduce in un saluto da parte del proprietario del canale, che ringrazia pubblicamente la fedeltà e il sostegno dell'utente («grazie Luchino98!»). Se l'idea che il mondo si stia popolando di ragazzi disposti a pagare qualcuno per un saluto può sembrare inquietante - e forse lo è -, in fondo non è altro che un modo molto pratico – l'elargizione di denaro – di sfruttare il meccanismo che sta alla base del rapporto social tra fan e creator, in cui il primo cerca attenzioni per farsi notare, e il secondo che da queste attenzioni guadagna. Già, guadagna, perché Twitch, se usato nel modo giusto (ovvero creando un rapporto con i propri follower attraverso contenuti di qualità e interazione costante), può essere un'ottima fonte di reddito, tanto che quello del twitcher è stato recentemente indicato dagli analisti come uno dei lavori del futuro.
Oltre all'interesse degli iscritti, la nuova creatura di Vieri ha scosso ancora una volta il terreno dell'informazione sportiva tradizionale, rinnovando la paura di una sua possibile, futura marginalità. Tra gli ospiti della prima diretta, per esempio, c'era Ciro Ferrara, rincorso per giorni dai media di mezzo mondo – come lui stesso ha ammesso – per offrire la sua testimonianza sulla morte di Diego Maradona, di cui è stato compagno e amico nel periodo d'oro napoletano. Di fatto, in quell'atmosfera da aperitivo al Papeete, giornalisticamente parlando la presenza di Ferrara è stata a tutti gli effetti una vera e propria esclusiva, non a caso ripresa da diverse testate ufficiali nei giorni successivi.
A questo diabolico piano di superamento dei media, stanno partecipando da tempo le società sportive con la loro trasformazione in media company. Non solo le informazioni sui propri tesserati sono sempre più contingentate, le interviste sempre più concordate - se non addirittura “indirizzate” - , ma la grande opportunità offerta dai social network di arrivare direttamente al pubblico, e le variegate forme multimediali attraverso cui creare contenuti, hanno permesso ai club di costruire una narrazione del tutto autonoma, che non ha più alcun bisogno del filtro della stampa e della tv tradizionali. Se stai pensando che questo processo possa mettere a rischio l'imparzialità del racconto sportivo, beh, probabilmente stai pensando bene.
In quest'ottica le potenzialità di una piattaforma come Twitch sono enormi. Ed è qui che i club stanno sbarcando in massa, con l'obiettivo di raggiungere nuovi fan e allargare la propria community. D'altronde non possono che fare gola i 26,5 milioni di spettatori quotidiani – di cui 2 milioni che interagiscono dal vivo in ogni momento – e 100 minuti di media al giorno per utente che al momento registra Twitch, numeri triplicati dal marzo scorso. Solo nell'ultimo mese, oltre alla Liga, canale ufficiale della lega calcistica spagnola, hanno aperto il loro account Milan e Juventus, che vanno così ad aggiungersi a club come Arsenal, Paris Saint-Germain e Real Madrid, già da qualche tempo presenti sulla piattaforma. Dirette pre-partita, video di allenamenti, chat con leggende del club, collaborazione con altri creator, questi alcuni dei contenuti prodotti. «Siamo convinti che questa sia la strada giusta per fare del Milan sia un'icona sportiva che un punto di riferimento nell'intrattenimento e nell'innovazione digitale», ha dichiarato Lamberto Sienga, marketing and digital creator di AC Milan. Mentre la Juventus ha battezzato il suo debutto con un contest rivolto ai tifosi: un quiz a eliminazione diretta che avrebbe offerto al vincitore la possibilità di essere protagonista di un nuovo format sul canale.
Ovviamente Twitch ha intercettato il grande interesse che dalla scorsa primavera ha iniziato a riscuotere, e così ha aperto un canale e una categoria dedicati interamente allo sport. Ma non è finita qui, perché questo improvviso protagonismo sembra avere acceso le ambizioni della piattaforma di proprietà di Jeff Bezos, al punto di tentare il colpo grosso di diventare a tutti gli effetti un broadcaster. Alcuni segnali forti sono già arrivati. Dopo aver trasmesso partite di Premier League sul canale Twitchsports, Amazon ha di recente acquistato per una cifra attorno agli 80 milioni a stagione i diritti per un pacchetto di 16 partite della Champions League del triennio 2021-2024. E si parla anche di un possibile inserimento come player nell'asta dei diritti per la serie A. Se non si tratta di un dichiarato atto di guerra alla pay tv, è qualcosa di molto simile.
È ancora presto per capire se Twitch sarà davvero in grado di ribaltare il tavolo, se l'intrattenimento sportivo offerto dai grandi colossi delle tv abbia i giorni contati, ma è piuttosto legittimo che inizino a preoccuparsi di avere un nuovo e temibile competitor. Un attore che magari non garantirà la copertura giornalistica di Sky, ma che si rivolge a un pubblico giovane che per il 73% ha meno di 34 anni, e che offre un modo nuovo di fruire il contenuto, quello di “partecipare” all'evento sportivo commentandolo in diretta. Insomma, con Twitch toccherà fare i conti, magari adattandosi alle nuove condizioni poste dall'irruzione dello streaming, perché il futuro sembra proprio andare in quella direzione, ed è sempre più vicino.