Calcio d’inizio, modalità Ultimate Team uno contro uno online. Prima cosa da fare? Controllare il nickname dell’avversario, *****08. Bene, ha tredici anni. Non ha scampo di fronte alla conoscenza calcistica di un adulto e l’esperienza accumulata in più di venti anni di videogiochi di calcio. E invece? Batte, palla dietro, si alza il pallone e inizia a palleggiare tranquillamente fino a trovarsi davanti al portiere, rete. Uno a zero, gelo totale e palla al centro. Va bene, si riparte. Partono i più astrusi calcoli mentali per poter creare l’azione del pareggio. Palla al difensore centrale che la smista al terzino, la mezzala viene incontro a ricevere il passaggio e scaricherà per il cambio di gioco sull’ala opposta che sfrutterà la sponda dell’attaccante che con un uno-due andrà in porta per il pareggio. Azione da manuale del calcio. E invece? Il tredicenne intercetta il pallone a centrocampo, elastico, doppio passo, suola, doppio passo, elastico al contrario, si ferma, finta di tiro, doppio passo, finta di tiro, si alza il pallone, qualche palleggio dentro l’area di rigore e segna in rovesciata. Due a zero.
Benvenuti su Fifa 21, il gioco che ha preferito passare al lato oscuro della generazione Alfa infangando nome, marchio e chi ha assistito in prima persona all’evoluzione del game. A partire dalle bordate di Adriano e Roberto Carlos, rigorosamente schierato prima punta, dalle infinite carriere con le peggiori squadre di periferia portate nell’Olimpo, dalle sentite sfide in casa con gli amici perché “Il Barcelona non lo prende nessuno, troppo forte”. Con l’arrivo dell’online la giocabilità di Fifa è gradualmente caduta nell’oblio fino a toccare il fondo come in questa edizione. Giocatori troppo buggati (altro che il CSKA Mosca di Doumbia, Musa e Wagner Love), velocità privilegiata al calibro del giocatore, l’abilità di ruotare a caso l’analogico per fare skill alla capacità di creare azioni reali rivedibili nella realtà. E’ così che il ventitreenne difensore francese del Siviglia Jules Koundè è più forte di Lionel Messi, Joe Gomez (79 presenze in sei stagioni a Liverpool) è tra i difensori più forti e attaccanti di peso come Suarez, Dzeko, Lewandoski e Lukaku difficilmente sono titolari perché lenti. Un altro aspetto legato al pessimo declino di Fifa è il cosiddetto Momentum, ovvero, il gioco decide quando devi perdere. E nessuno può scampare alle decisioni dall’alto. Quattro pali e tre salvataggi sulla linea per poi subire il vantaggio avversario su un innocuo tiro dalla trequarti, deviato in gol dal portiere che goffamente ha peccato di reattività. Signori, Fifa è anche questo.
Ricapitolando quindi, una persona di qualità medio-normali, magari di ritorno da una giornata di lavoro o una qualsiasi stressante attività, vorrebbe godersi una bella partita alla Playstation ma non può perché a generare l’effetto è completamente l’opposto vuoi per il tredicenne che palleggia, vuoi per il Momentum. È così che la più remota calma-zen di qualsiasi monaco tibetano va a farsi benedire per far posto allo sport più praticato dagli utenti della console: il lancio del Joystick. Perché la pazienza ha un limite, figuriamoci perdere contro un tredicenne che oltretutto ti prende per il c**o. Ecco quindi che entra il gioco il terzo fattore. Le microtransazioni. Perché Fifa è perfettamente consapevole dei fattori precedenti e non fa niente perché, purtroppo o per fortuna, la cosa è estremamente redditizia. Perché il player sa di non avere calciatori abbastanza forti ed è costretto a comprare denaro virtuale (Fifa Points) per acquistare pacchetti casuali (Loot boxes) che spesso saranno buchi nell’acqua. Una pratica tanto comune quanto malvagia da parte della Electronic Arts (Sì quella di EA sports itssinnegamee) tanto da essere citata in giudizio in California per gioco d’azzardo e oggetto di web-scandalo su Twitter per aver incentivato le Loot boxes sulla rivista per bambini Smyths Toys. Tralasciando poi gli agghiaccianti nomi alle rose che tutti gli utenti danno pensando di essere simpatici come A.C Picchia, Real Colizzati, U.C Diamoli e compagnia cantante, c’è da dire che nonostante tutta la rabbia repressa, le maledizioni lanciate ed i soldi spesi, Fifa sarà sempre quel gioco che tutti gli anni, ad Ottobre, aspetti più del compleanno e del Natale messi insieme. Perché Fifa, ti sei venduto agli adolescenti rasentando lo schifo, è vero. Ma chi è cresciuto con te non ti lascerà mai, sperando, anno dopo anno che tu capirai davvero la differenza tra chi ti vuole bene davvero e chi no.