È uno dei fumettisti che si espone di più in assoluto su tutto, in particolare su ciò che lo appassiona o lo fa incazzare. Roberto Recchioni è stato uno dei primi autori ad aprire il suo archivio ai lettori durante il primo lockdown, cercando di intrattenere le persone su Instagram e su Twitch. Nel 2020 ha collaborato con Ducati, Activision, Max Pezzali, ha diretto un corto animato su Dante Alighieri, ha collaborato con Lucca Comics and Games e ha continuato a fare il curatore editoriale di Dylan Dog e, con tutta sta roba, giustamente si dice “stanco fisicamente. L’ultimo anno e mezzo è stato faticosissimo e mi ha assorbito tantissimo”. E sulle fiere, confessa, “non torneranno più come prima” e forse per gli editori non è una cosa negativa. Roberto Recchioni è un autore, un artista, un produttore, un regista, è un professionista completo con le antenne orgogliosamente attente su tutti i campi: “L’estetica del porno è interessantissima e Sasha Grey è stata un’icona ispirazionale per tonnellate di artisti”.
Come ti sei sentito da appassionato, da viaggiatore estremo, chiuso in casa durante in lockdown?
Male! Anche perché è una passione recente, sono quattro, cinque anni che mi sono davvero appassionato all’adventouring, moto, tenda e avventura in posti remoti e quando quest’estate ci hanno dato la possibilità sono ripartito e mi sono rimesso in viaggio. In questo periodo mi sono comprato qualsiasi cosa: libri, guide, un'accetta, un parka nuovo, tutte cose che non vedo l’ora di usare.
A proposito di moto: che cosa ne pensi della nuova Harley-Davidson, la Panamerica?
Avendola solo vista in foto è un giudizio superficiale, ma secondo me esteticamente è indovinata. All’inizio, quando la presentarono, ero convinto che fossero dei pazzi sti americani che volevano reinventare il concetto di adventourer e invece, oggi, più la guarda e più penso che sia una moto molto riuscita, esteticamente. Hanno intercettato una tendenza nel mondo del design che sta tornando, cioè quell’idea delle forme quadrate, pesanti, che vanno un po’ in contrapposizione con quella che è la regola. Quindi secondo me in quel senso hanno fatto un lavoro molto interessante. Chiaro, andrebbe provata.
Durante il primo lockdown ti sei messo a disposizione delle persone fornendo gratuitamente i tuoi scritti, come mai e cosa è cambiato adesso?
Lo abbiamo fatto in tanti, Maccio, Leo Ortolani. Credo che durante il primo lockdown fosse più facile essere positivi. Era una cosa nuova ed eravamo convinti che prima o poi sarebbe passato, non ci eravamo ancora incattiviti, non era ancora arrivata tutta una serie di effetti del lockdown.
E l’editoria come ha vissuto questo periodo?
Il settore dell’editoria piange sempre il morto, cioè è vero che ha avuto un danno per le librerie chiuse, ma ha avuto una crescita delle vendite online spaventosa e tanti editori quest’anno chiudono con un bilancio più favorevole dell’anno precedente, anche perché hanno avuto meno spese. Alcune case editrici del mondo del fumetto, facendo due conti, hanno visto che senza le fiere e con la crescita esponenziale delle vendite online, noi quest’anno abbiamo guadagnato di più dell'anno precedente e questo apre un problema sul mondo fieristico.
Secondo te la fiera in streaming, come avete fatto con Lucca Comics and Games, può funzionare, è sostenibile?
Lucca è stata una fiera in perdita, si è caricata sulle spalle dei costi molto forti ed è stata volutamente pensata come una fiera modulabile. Dalla situazione ottimale - forte presenza di pubblico - alla peggiore delle situazioni - ossia tutto in virtuale. Purtroppo, abbiamo dovuto fare tutto in streaming con gli ospiti in presenza ma il pubblico a casa e tutta una serie di cose non abbiamo potuto farle vedere, come le mostre, ad esempio. Tutto sommato è stata una bella esperienza, anche se non credo che si tornerà alla normalità. Nel senso che questo periodo qui ha cambiato le abitudini del consumatore. Io spero che tutto torni come era prima, ma ho miei dubbi. Non credo che una volta che riapriranno i cinema, tutti vaccinati, la gente tornerà in sala. Perché comunque ci siamo abituati a vedere centinaia di contenuti al costo di un abbonamento a Netflix. Credo che si farà molta fatica a tornare a quell'abitudine di consumo. Altri sono più positivi di me, lo spero, ma ho i miei dubbi.
A proposito di streaming: che ne pensi di The Mandalorian?
Da una parte sono contento perché è un ritorno sulla rotta tradizionale di Star Wars e dà allo spettatore esattamente quello che voleva da sempre e che le ultime iterazioni cinematografiche non avevano dato. Dall’altra mi spiace molto perché sembra che l’unica maniera di far funzionare Star Wars, sia attraverso queste operazioni nostalgia un po’ mascherate. Ad esempio, a me non piace il secondo capitolo della terza trilogia, ma devo riconoscere che almeno ci aveva provato a cambiare tante cose e invece Filoni e compagnia sono molto più fedeli di Lucas stesso. Però va bene, è divertente, alcuni episodi sono girati meravigliosamente, lui è un bel personaggio, baby Yoda irresistibile, magari il cartonato di Luke potevano farlo meglio.
Adesso che tipo di professionista è Roberto Recchioni? Sei fumettista, autore, scrittore, produttore, dove ti vedi meglio?
Quella del produttore è stata una fase, che però è finita. Sto tornando a una dimensione più autoriale, dico spesso di essere un autore in pensione perché dopo 25 anni di onorata carriera… si è ritirato Totti, posso farlo anche io. A parte gli scherzi, sono un po’ stanco e quindi ho deciso di fare molti meno fumetti e quelli che faccio li voglio fare con un approccio molto più autoriale e che mi veda coinvolto direttamente o alla scrittura, o al disegno, o a entrambe, ma con approccio artistico diretto. Farne meno, in generale. Mi sto muovendo di più nel mondo del cinema, ho finito da poco un primo corto di animazione fatto con il Ministero della cultura italiana nel mondo dedicato a Dante Alighieri, si chiama Dolente bellezza. È stata la mia prima esperienza di regia, è stato molto divertente. Il lockdown, per tornare al tema iniziale, mi ha aiutato a tornare a una condizione più personale. Come curatore editoriale di Dylan Dog avevo detto che sarei rimasto quattro anni e sto entrando l’ottavo, credo che sia il caso di iniziare a pensare di staccare: non domani, non dopodomani, ma non tra molto tempo. Ho sempre detto che chi fa il curatore di Dylan deve rimanere fino a quando ha spinta e idee: io nel ciclo narrativo 666 ho riversato tantissimo e ho scritto tanti numeri di fila e adesso come adesso voglio scrivere una storia ogni tanto e poi vediamo. Voglio tornare a una condizione in cui se esce qualcosa con il mio nome sopra è perché l’ho fatta direttamente. Quando dico che sono stanco intendo proprio fisicamente. L’ultimo anno e mezzo su Dylan è stato faticosissimo e mi ha assorbito tantissimo.
Il meglio del 2020 secondo Roberto Recchioni; videogiochi, serie tv e fumetti.
Allora, sui videogiochi non ho il minimo dubbio: l’unico titolo dell’anno - in un anno pieno di grandi titoli - è The Last of Us Part II. Una delle opere narrative più importanti di sempre. Cioè, io te la metto accanto a Cormac McCarthy, ai grandi della letteratura. Capolavoro di tecnica, un capolavoro artistico, un capolavoro di scrittura, anche un capolavoro musicale. Sui fumetti vince Aldobrando scritto da Gipi e disegnato da Critone. È proprio il tipo di narrazione che amo. Mentre sulle serie televisivo è più complicato perché viviamo in un flusso così costante che io non mi riesco a ricordare che cosa ho visto quest’anno. Forse The Plot Against America, che è una miniserie.
Qual è il tuo rapporto con il mondo del porno, cosa ti appassiona e come mai ti interessa?
Calcola sempre che il porno è il primo ambito di intrattenimento che reagisce al mondo perché i loro tempi di produzione sono rapidissimi, sono alla ricerca costante della novità per essere puntuali. Per esempio, è uscito il videogioco di Cyberpunk 2077 e il giorno dopo c’era la parodia porno. Due giorni dopo c’era la parodia porno di Cyberpunk 2077 buggato. E poi siccome l’unico driver del porno sono i soldi, loro rispondono sempre in maniera neutra alle cose. Le produzioni pornografiche hanno aperto settori ampissimi per la pornografia transgender e per tutte le tendenze del momento. Non ci sono filtri, né blocchi di nessun tipo. E poi c’è un livello estetico che in alcuni anni specifici è stato molto importante. Se tu pensi alla fotografia di Terry Richardson, che ha fatto praticamente la fotografia degli anni Duemila con le campagne della Sisley, con le campagne dell’American Apparel, l’esposizione al Moma, veniva tutta dal porno. Sasha Grey è stata un’icona ispirazionale per tonnellate di artisti. Un certo tipo di estetica del porno è interessantissima. E poi adesso nel porno sta succedendo una rivoluzione interessantissima che è quella del mondo dell’indipendenza. Cioè, il porno mainstream ha dei grossi problemi perché il vero internet dal basso sta scardinando i meccanismi economici. Le ragazze invece di entrare nel tritacarne del porno - dove di solito sono gli uomini a gestire la situazione e le grandi aziende che poi fanno arrivare le briciole ai performer e alle performer - attraverso piattaforme come OnlyFans, Patreon e compagnia, hanno preso il controllo. Quindi c’è tutto un porno alternativo prodotto, pensato e gestito direttamente dalle sex worker. Ed è fantastico. Hanno il completo controllo di quello che fanno ed è figo perché viene completamente dal basso che ha riportato l’equilibrio alle persone, che era la missione di Internet che invece abbiamo buttato via.
Vaccino e Sindaco di Roma, come la vedi?
Per il vaccino ho fatto richiesta per tutti gli impicci miei in quanto immunodepresso, teniamo le dita incrociate e spero che basti. Per Roma… è una battaglia tra poracci. Essere sindaco di Roma non è una qualifica positiva in questo momento. Ti prendi una città allo sbando totale che non ha reali prospettive di miglioramento. Nell’attimo in cui vedi la Raggi che si ricandida capisci che è tutto finito.