“Sono, nel bene e nel male, DEI CA**O DE PUPAZZETTI PER CHI STA IN FISSA COI PUPAZZETTI”. È riassumibile grossomodo così “l’affaire” – l’ennesimo – Zerocalcare e della sua presunta “svendita”. Ora, per chiarire la questione vanno raccontati due episodi, ma il rischio è che nel raccontarli si possa dare l’impressione di un collegamento esplicito, quindi lo chiariamo subito: si tratta di due vicende assolutamente slegate tra loro, e anzi proprio una lettura più che mai demagogica e ingenua può produrre un collegamento che non esiste.
Episodio numero 1: in relazione ai disordini in molte città italiane a seguito delle restrizioni introdotte dal nuovo Dpcm, Zerocalcare – al secolo Michele Rech – ha in sostanza osservato che etichettare proteste in circa 12 città diverse come azioni dirette da movimenti camorristi al sud e pseudo-fascisti al nord è quantomeno ingenuo e distorcente. Ha quindi spiegato che la realtà è un po’ più complessa di così, ha raccontato di personali conoscenze in situazioni economiche disastrose per via dell’attuale situazione e ha invocato una misura che possa a suo parere garantire una primaria soluzione: il reddito universale. Tutto questo è stato riassunto più o meno con: Zerocalcare difende quelli che hanno sfondato la vetrina de Gucci.
Episodio numero 2: Zerocalcare ha autorizzato nelle ultime ore la diffusione di circa 50 di quelli che chiama “pupazzetti”, in sostanza delle miniature dei suoi più famosi personaggi fumettistici. I due terzi del ricavato tratto dalle vendite andrà in beneficienza. Questo rappresenta secondo alcuni un’intollerabile svendita del tutto incoerente con quanto detto e fatto dal fumettista romano in passato, una “forzata monetizzazione” a beneficio del solo portafoglio e distante anni-luce da quanto sempre comunicato da Zerocalcare, specie nelle ultime uscite relative ai disordini tra le principali piazze d’Italia.
Quella stessa iper-semplificazione da lui condannata, quella che porta in sostanza a sentenziare che 12 città in protesta possano spiegarsi solo con movimenti camorristi o fascisti, gli torna contro a bomba per individuare nessi tra episodi assolutamente slegati tra loro, e fare imprecisati conti di natura reddituale con il presupposto - neanche troppo implicito - che se guadagni soldi poi devi inevitabilmente rivedere le tue posizioni.
La risposta di Zerocalcare, che potete leggere per interno nel post qui sotto, è dettagliata e ironica al contempo, cercando di chiarire il senso della parola svendita per il fumettista, ovvero “rinunciare alle proprie posizioni per poter essere più facilmente accettabile e commercializzabile sterilizzando i propri contenuti”; concetto che – precisa – è molto difficile da rintracciare nel suo operato quotidiano.
Il post di Zerocalcare
Ciao, visto che un sacco di gente mi scrive per chiedermi “MA TU LO SAPEVI?” riferitamente al fatto che da domani in edicola escono i pupazzetti della roba mia, la risposta chiaramente è SI, LO SAPEVO, NON E’ CHE POSSONO FA UNA COSA COSI SENZA DIRMELA.
L’altra metà delle persone considera questa cosa un’orribile svendita commerciale in antitesi con tutta la mia esistenza.
A tal proposito vorrei dire 9 cose:
1) Io so un cojone e a me i pupazzetti, in generale nella vita, me so sempre piaciuti. Non mi spignerò un pupazzo colla faccia mia perché mi imbarazza per ovvi motivi de autoculto della personalità, ma vedere il pupazzo dell’armadillo o de altri a me me piace, che devo fa?
2) E’ una roba generalmente rivolta alle persone a cui piacciono i pupazzetti. Se ve fanno schifo i pupazzetti, ho chiesto esplicitamente garanzie che a nessuno verranno uccisi i congiunti se non li compra.
3) Non li faccio io, li fa Centauria, a me hanno solo chiesto di fornire dei materiali per i fascicoli, dal rispondere ad alcune domande di curiosità sui personaggi al disegnare vignette che ne raccontano la genesi.
4) Siccome sono pupazzetti che ripercorrono tutti i libri, e sono UN BOTTO, tipo 50, un uscita ogni due settimane, ce n’è uno solo che riguarda Kobane Calling e che rappresenta un personaggio (immaginario) di quel libro. Chiaramente quell’uscita sarà trattata diversamente, nel senso che il fascicolo servirà più che altro a raccontare a chi lo compra cosa succede nel nord della Siria. Non è che tutto ciò per questo diventa una fine operazione politica: rimangono dei pupazzetti, in cui magari uno può infilà mezza cosa significativa.
5) Nello specifico, siccome sti giorni m’hanno scritto che un eventuale patrimoniale la dovrei pagà io coi diritti della roba mia, e ci sta un generale interesse su che ce faccio coi sordi, come se sta cosa me cogliesse in fallo, ne approfitto per dire che uno dei motivi per cui si fa quest’operazione è che due terzi di *tutto* ciò che piglio da questi pupazzetti è benefit per la causa del punto 4. L’ultimo terzo me lo tengo perché è quello che poi ci pago di tasse. Peraltro questo è esattamente lo stesso metro utilizzato per tutto il mio ricavato di Kobane Calling, così come delle tavole originali messe all’asta di quel libro.
6) Chiariti i pruriti sui soldi, una parola su cosa significa *per me* svendersi: significa rinunciare alle proprie posizioni per poter essere più facilmente accettabile e commercializzabile sterilizzando i propri contenuti. A me me pare che passo le giornate a difendere qualsiasi efferatezza compiuta in questo paese purché dalla parte giusta della barricata, dai disegni ai benefit alle interviste per cui sono 2 giorni che i difensori della vetrina de Gucci mi scrivono indignati che non compreranno mai piu un libro mio. Se al netto di questo uno riesce a fare i pupazzetti che vanno in edicola (posto che possono in generale fare legittimamente schifo i pupazzetti), questo corrisponde *esattamente* a quello che io avrei sempre voluto da ragazzino: roba che possa avere una veste pop e dei contenuti integri senza che una delle due cose debba nascondere l’altra. Io se ce stavano i pupazzetti di quelli che tiravano i serci li avrei comprati e li avrei regalati a miei cugini piccoli mentre mi zio je regalava la macchinette della polizia.
7) Costano dodici chicchi, se ve siete riempiti de buffi nel lockdown precedente ve lo dico io de non comprarli. Senno fate come ve pare ma non ve serve il placet mio.
8) Sono, nel bene e nel male, DEI CAZZO DE PUPAZZETTI PER CHI STA IN FISSA COI PUPAZZETTI
9) Ringrazio sentitamente tutti quelli che in questi giorni m’hanno dato le solite lezioni de radicalità, apprezzo che anche se impegnati nel fuoco della rivolta avete trovato il tempo per dire la vostra. Prendo appunti.
Se siete arrivati fino a qui seguiteci anche su Facebook e su Instagram