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GameStop come Volkswagen nel 2008:
lo “short squeeze” vale
un +429% in un mese

  • di Marco Ciotola Marco Ciotola

29 gennaio 2021

GameStop come Volkswagen nel 2008: lo “short squeeze” vale un +429% in un mese
La cavalcata di GameStop in Borsa ricorda enormemente quello che Porsche fece 13 anni fa con le azioni Volkswagen e, stando a molti analisti, apre definitivamente la strada a un nuovo mercato e un nuovo modo di fare trading, quello “short squeeze” che soddisfa chi investe per gioco, ma provoca danni enormi a chi lo fa di professione

di Marco Ciotola Marco Ciotola

Circa 30 giorni fa, le azioni di GameStop valevano 21 dollari, affossate dalla recente chiusura di 200 punti vendita annunciata dalla compagnia e sempre più penalizzate dal mercato tradizionale, quello che – in sostanza – ragiona sui cosiddetti “fondamentali”, sull’economia reale, vale a dire i concreti dati finanziari mostrati dalle aziende. Poi, nel giro di un mese, il titolo ha segnato un +429% in Borsa, arrivando a toccare fino quasi a quota 350 dollari e finendo – storia attuale – sulle prime pagine di ogni testata giornalistica, con tagli che spaziano dall’emozionale al gossip fino alle sezioni curiosità.

Ma come ha fatto una compagnia costretta a tagliare il suo volume commerciale e con un patrimonio in costante diminuzione a causa del proliferare del gaming online durante la pandemia a fare una cavalcata simile? Per quanto differente nello scenario, è una circostanza parallela a quanto accadde 13 anni fa con le azioni Volkswagen. Intanto, la risposta è sgraziatamente riassumibile così: piccoli risparmiatori che investono per gioco sfidano – in massa – hedge fund e investitori istituzionali, scommettendo in netta controtendenza rispetto alle loro stime al ribasso. Come evidenziavamo, il mercato tradizionale è naturalmente portato a scommettere sul calo di un titolo i cui fondamentali (vedi ancora sopra) sono deboli.

Nella specifica situazione, il cosiddetto short squeeze di GameStop è iniziato quando alcuni piccoli risparmiatori si sono incontrati tramite la piattaforma Reddit, trovandosi in accordo sul fatto che gli hedge fund che riducevano le azioni di GameStop, detto in soldoni, avevano rotto. La sostanza è che gli hedge fund scommettono su un'azione che cala di prezzo a lungo termine per trarne guadagni. Non se però quel titolo sale, cosa che è iniziata a verificarsi pochi giorni fa, premiando lo sforzo di migliaia di “trader della domenica” per far salire il prezzo delle azioni di GameStop; prezzo che è passato dai circa 20 dollari agli oltre 347 prima della “closing bell” di mercoledì, prima di un inevitabile rinculo del titolo, poi assestatosi sui 200 dollari attuali.

Stando a molti analisti, la vicenda apre definitivamente la strada a un nuovo mercato e un nuovo modo di fare trading, quello che pesa sulla stessa bilancia gli “investitori della domenica” e chi lo fa per professione, con la conseguenza che piccoli risparmiatori coalizzati su Reddit, Robinhood, YouTube e persino TikTok possono sconvolgere gli andamenti tradizionali delle Borse e far perdere milioni di dollari agli hedge fund. Ma riporta anche al passato, indietro di 13 anni, quando nel 2008 Volkswagen divenne in breve tempo la casa automobilistica di maggior valore al mondo grazie a un prezzo delle azioni salito alle stelle.

Porsche possedeva il 43% delle azioni VW e anche un altro 32% in opzioni, mentre il governo tedesco ne possedeva circa il 20,2%. Questo lasciava ben poco margine d’acquisto a chiunque altro: una disparità che portò migliaia di piccoli investitori a spingere il prezzo delle azioni nel mese di ottobre del 2008, con il risultato finale che gli hedge fund che avevano ridotto le azioni VW avevano perso circa 30 miliardi di dollari, mentre Porsche quei miliardi li guadagnò in poche settimane, in un contesto in cui l'industria automobilistica soffriva incredibilmente sul fronte vendite.

Vi chiederete quindi quale sia morale di questa storia. Forse che gli hedge fund sono ora molto più vulnerabili ai rally improvvisi e in un certo senso “artificiali” delle azioni, specie quando si tratta di titoli che – qualunque sia il motivo – sono in evidenza e apparentemente destinati a perdere notevole valore azionario in tempi finanziari difficili. GameStop e Volkswagen insegnano.

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