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Nella domenica dei simboli a Motegi, quel fumo sotto le chiappe di Pecco Bagnaia dice tantissimo anche sui suoi errori e quelli di tutti noi che (ce) lo raccontiamo

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

28 settembre 2025

Nella domenica dei simboli a Motegi, quel fumo sotto le chiappe di Pecco Bagnaia dice tantissimo anche sui suoi errori e quelli di tutti noi che (ce) lo raccontiamo
Stare sul presente. E' la vera sfida di Pecco Bagnaia dopo il primo vero fine settimana di autentico godimento di una intera stagione. E quel fumo, che usciva dalla sua Desmosedici per finirgli dietro le spalle, ha dato una lezione di cui fare tesoro al campione di Chivasso, a Ducati e a tutti noi

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Il fumo non va bene mai. Sia quando esce dalla moto, sia quando finiamo per buttarcelo negli occhi. Viene da dirlo a pochi minuti dall’ultimo atto di un fine settimana di MotoGP in Giappone in cui Bagnaia s’è preso tutto quello che poteva prendersi – pole, sprint e gara lunga –con, in più, sette o otto giri alla fine da vivere col respiro spezzato per via di quel fumo che usciva inesorabile, e sempre di più, dalla Ducati col 63 sul cupolino. La moto ha tenuto, Pecco non s’è accorto di niente e, alla fine, è andato tutto secondo il miglior copione possibile per Ducati: Bagnaia che vince, Marc Marquez che fa secondo e per la nona volta nella sua carriera mette i suoi stivali sulla testa del mondo.

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“Mi hanno detto dopo del fumo – ha raccontato Bagnaia – non ne sapevo nulla, io spingevo. Gli ultimi giri mi sembrava di uscire un po’ più piano dalle curve, ma non mi sono fatto troppe domande. CI sarà tempo per capire. Mancava solo che mi squalificassero, se lo avessero fatto non l’avrei presa molto bene…”. No, non l’avrebbe presa bene e sarebbe stato umanamente più che comprensibile. Ma forse in quel fumo che usciva dallo scarico basso della moto, sotto il sedere di Bagnaia, e poi gli finiva dietro le spalle, c’è un messaggio da interpretare. Perché in questo fine settimana di Motegi di simboli se ne sono visti tanti, compreso un ordine d’arrivo con Marc Marquez in mezzo a quella Ducati che è il suo presente e il suo immediato futuro e quella Honda che è stata la sua storia e che non è detto non possa essere il suo prossimo futuro. Che simbologia c’è in quel fumo? No, nessun complotto o assurdità da social, solo la considerazione che tra i tanti errori di Ducati in questa stagione, tra gli errori dello stesso Pecco Bagnaia e di tutti noi che lo abbiamo raccontato e a volte ce la siamo raccontata, siamo finiti spesso per non lasciarci il fumo andare via alle spalle, ma per buttarcelo negli occhi. E oggi la situazione non è diversa, tanto che si parla già di un Pecco tornato, di scuse da porgergli, di nuovo mondiale che inizia, di corpo a corpo che vedremo e di prossimo mondiale che sarà divertente.

Il Giappone, di sicuro, ha dimostrato che il problema tecnico che non permetteva a Bagnaia di avere il giusto feeling c’è stato sicuramente. Ma quale problema tecnico giustifica distacchi che a volte sono stati di decine e decine di secondi? E’ chiaro che, per quanto oggi tutto si sia rimescolato, c’è stato anche un problema psicologico. Che magari non sarà stato figlio del peso di Marc Marquez nel box, ma forse proprio di quel problema tecnico, di quel feeling che mancava e inevitabilmente scoraggiava. “Sarò anche un po’ testone – ha detto ancora Pecco Bagnaia - ma l’ultima persona che smette di credere in me sono io. Sapevo perfettamente che dal momento in cui sarei stato messo nella condizione di stare davanti, sarei stato davanti e questa ne è la conferma. Come uomo sono molto orgoglioso”. Parole bellissime e che hanno anche un gran peso. Ma il fine settimana di puro godimento, per adesso, è stato solo uno e il rischio di (altro) fumo negli occhi c’è. Proprio nel weekend in cui abbiamo visto che il fumo è meglio non vederlo proprio. Sia quando è quello vero che esce dalla motocicletta, sia quando è quello metaforico di un trarre conclusioni troppo presto.

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Il fumo come un segnale da considerare, ma da cui non lasciarsi condizionare

Il dato di fatto inconfutabile è uno: Pecco Bagnaia è un campione. Così come ormai è un dato inconfutabile il fatto che avesse ragione sul feeling e tutto il resto. Ma è un dato di fatto pure che quello del Giappone è stato solo un fine settimana di gloria a cui bisognerà aggiungere lavoro. A questo punto anche e soprattutto su quel piano mentale che, per quanto in qualche modo smentito a Motegi, ha un suo peso in chiunque sia umano. Anche quando ci si chiama Pecco Bagnaia. Chi probabilmente se ne è accorto prima di tutti è proprio quel Pecco che smette di credere nella sua persona sempre per ultimo. “Penso che anche la gara di oggi sia stata più veloce dell’anno scorso, non tante gare quest’anno lo sono state – dice ancora quasi a togliersi un sassolino dallo stivale - C’è poco da dire in più, parlano i fatti. Questo è il mio livello, ma oggi Marc ha sicuramente corso con l’idea del Mondiale, vedremo dalle prossime gare. La prossima e Phillip Island sono due gare amiche di Marc, ma anche mie, proveremo a fare il possibile e sarebbe divertente riuscire a lottare un po’ fino alla fine”. Insomma, nessun fumo negli occhi questa volta, pur restando fermoil principio di credere in se stesso fino all'ultimo, fino a restare l'ultimo.

Non è, come qualcuno ha voluto raccontare, un guanto di sfida lanciato. E metterla così significherebbe buttarsi nuovo fumo negli occhi. E’ consapevolezza che ci sarà ancora da ragionare e lavorare un fine settimana alla volta per fare sì che ogni “segnale di fumo” si trasformi in qualcosa sicuramente da non sattovalutare, ma neanche da considerare troppo. Perché tutto quello che c’è da fare, come sempre e in ogni campo, è andare avanti. Ma stando sul presente senza troppe previsioni. Senza stare a dire troppo quando non c’è bisogno. “Questo – ha concluso Bagnaia - è il primo weekend nel quale sento le cose a posto e abbiamo fatto paura. Dopo un anno così era difficile immaginarsi di trovare finalmente una quadra, meglio tardi che mai. Oggi dopo tutto il weekend ho proprio goduto, è dal test a Misano che mi diverto a guidare la mia moto ed è meraviglioso ed un peccato che sia così. E’ quello che è e bisogna guardare avanti”. Guardare avanti e divertirsi, preoccupandosi solo di far andare il fumo dove non si vede pur senza ignorarlo, piuttosto che negli occhi.

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Il podio di Motegi

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