Come sa chiunque legga le bacheca di sedicenni del liceo artistico o futuri studenti di architettura, storia dell’arte, pittura e moda, Picasso era solito dire che i grandi artisti rubano. Bene, sembra che le AI (Artificial Intelligence) si stiano rivelando artiste senza pari, soprattutto se si parla di rubare. Oggi basta aprire un sito, inserire delle indicazioni, ed ecco che escono fuori immagini inedite, create da un’intelligenza che non puoi vedere al lavoro ma che è in grado di scomporre e ricomporre le decine di miliardi di immagini presenti nel web. E lo fa in pochissimo tempo. Potremmo dire: il pennello più veloce del web. Secondo alcuni si parla proprio di arte, come se ne parlava un secolo fa quando i pittori si trovarono davanti la macchina fotografica. Antonio Dini, di «Fumettologica», è di questo parere e ci dice di non stare troppo sereni perché magari, fumetti e illustrazioni, presto potrebbero sparire sostituiti da nuove opere prodotte dalle AI. Valerio Sergi di fumetti e illustrazioni (ma non solo) se ne intende – la sua ultima fatica è il Journal Game del 2021 1000 anni da vampiro, un gioco da poter fare in solitaria decisamente spaventoso – e in un post di Facebook dice la sua partendo dal sito Midjourney, divenuto popolare come AI artista in queste ultime settimane. Ricorda che, del programma, esistono una versione gratuita e una privata e, se la prima non prevede che si abbiano diritti d’autore, la versione privata renderà i prodotti delle AI tuoi. Qualcuno perderà il lavoro, soprattutto perché alcuni processi verranno svolti dalle intelligenze artificiali in autonomia e probabilmente si diffonderà la pratica di sperimentare con questi strumenti, per cui chiunque rimarrà indietro potrebbe non avere competenze competitive se confrontate a quelle di un’AI. Chi, al contrario, ha davvero un talento e una sua originalità, sostiene Sergi, gioverà della riduzione del numero di artisti che imperversano nel mercato e che non sempre sono davvero così bravi.
L’AI sembra dunque scagliarsi come la giustizia divina su chi non è dotato di talento, riservando un post nel tram dei desideri e del successo solamente agli gli artisti con qualcosa da dire. La grande falciatrice che taglia il grano secco e lascia in vita le spighe che ancora avranno qualcosa da dimostrare, le più verdi, le più nuove. Nel 2018 pubblicavo su Facebook dei sonetti shaekspeariani scritti da un’AI, dopo aver letto nel 2017 un articolo uscito sul sito online di divulgazione scientifica «Galileo», intitolato “Se l’intelligenza artificiale scrive poesie”, in occasione dell’uscita di un libro di componimenti firmato da un’AI. Li avevo ripescati online per capire di cosa si trattasse e ce n’era uno bellissimo che iniziava così: “Quando io nei sogni vedo la tua ombra più bella / la cui ombra nei sogni fa svegliare il mattino addormentato” e finiva con questo verso altrettanto interessante: “Disperdi le nuvole che bandiscono la luce da te / perché nessuna lacrima sia vera, finché non vedremo veramente”. Non sono forse molto meglio delle frasi che scrivevate voi, a diciotto anni, per la vostra amata o il vostro amato? Dite la verità. E sicuramente le immagini partorite da Midjourney sono migliori di quelle che io potrei fare con una tavoletta grafica, un pennello, o dei carboncini. Vale anche per il 90% di voi, amici lettori con inclinazioni artistiche. Le App vi ruberanno il lavoro, così come la crescente automazione ruberà il lavoro a tanti altri professionisti. Come ricorda nel suo libro, Intelligenza artificiale. Guida al futuro prossimo, il pioniere Jerry Kaplan (padre della prima azienda a sviluppare la tecnologia usata poi nei primi smartphone e nei primi PC), un sistema basato sul lavoro potrebbe non essere compatibile con lo sviluppo tecnologico dei prossimi anni. Qualcosa forse dovrà cambiare e sarà una trasformazione che investirà inevitabilmente anche l’arte.