"Bella ciao" è diventata l'inno della resistenza ucraina. Così titolano, con corredo di post complimentosi, le principali (e non) testate nostrane. Il popolare e sempiterno canto partigiano italiano, con diverse aperture d'interpretazione date dal verso "ho trovato l'invasor", è difatti adattabile a qualsivoglia scopo. Usato anche dai cori dei Fridays For Future, capitanati dalla cara Greta Thunberg (anche il surriscaldamento, in fondo, è un infelice invasor), e tornato alla ribalta grazie alla “Casa di Carta” (anzi per alcuni scoperto proprio grazie a essa) diviene dunque canzone identitaria dell'Ucraina nell'ambito dell'attuale conflitto con la Russia.
In sostanza succede che la 29enne cantante folk Khrystyna Soloviy ne modifichi il testo, dedicandolo - cito testualmente dai social - "a tutte le forze armate, ai nostri eroi e a tutti coloro che in questo momento combattono per la propria terra". Ma se gli intenti sono di sicuro pregevoli, non lo è affatto tutto il resto. Di fatto già la visione del video collegato alla cover, con tanto di gesto di gola tagliata, lascia facilmente intuire che la versione ucraina contenga mire ben lontane dagli scopi del canto tricolore. Così traduci traduci, vado a leggere il testo "corretto", a cui hanno cambiato anche il titolo "L'ira ucraina" (grazie, ci fa piacere).
Ecco un paio di estratti, alquanto significativi, del testo rivisitato. "Una mattina presto, senza preavviso/La terra iniziò a tremare e il sangue ci fece ribollire/I nemici maledetti senza pietà li distruggiamo/Quei nemici maledetti che la nostra terra invadono/I nemici maledetti senza pietà li distruggiamo/Quei nemici maledetti che la nostra terra invadono/Le nostre difese hanno i migliori ragazzi/Solo veri eroi combattono nell’esercito ucraino/Combattono per l’Ucraina e uccidono i russi/E il nostro potente popolo, la gente dell’Ucraina/Ha già unito il mondo intero contro i russi".
Alla faccia del canto di liberazione, questa new version altro non è che un inno alla guerra, al genocidio dei russi, cavalcando pure meramente la propaganda politica (che si svolge, d'altronde, su ambo i fronti). Chi mastica un po' di storia (o scorre il mouse su Google in cerca dell'ambito "sapere") saprà bene che "Bella ciao", di origine ancora incerta, anche se gli storici (i più almeno) attribuiscono il suo primo vagito ai canti delle mondine che lavoravano nelle risaie, è diventata in seguito, e nello specifico durante la seconda guerra mondiale, il canto di resistenza dei partigiani contro l'oppressione del nazifascismo. Forse l'unica canzone partigiana europea non violenta e universale, il cui valore e senso, intriso di delicatezza e sofferenza, è sporcato malamente dall'inedito grido d'odio ucraino che decantano i nostrani media con tanto di cuoricini e complimenti.
Per cui si scopre pure che la starlette ucraina, che propone "Bella ciao" nella nuova variante, è nientemeno che una sostenitrice di Stepan Bandera - il cui volto è comparso pure sulle divise di alcuni soldati ucraini - un politico ucraino aderente all'ideologia fascista, fondatore dei nazionalisti ucraini nonché collaborazionista nazista (core a core con la Germania) durante il secondo conflitto mondiale.
Dunque l'icona della cantantessa (proclamato pure eroe nazionale dell'Ucraina), da lei omaggiato su Twitter, pochi giorni fa, con una foto in cui compaiono un paio di stivaletti su cui campeggia la frase "Nostro padre è Bandera" è il modello delle formazioni politiche e militari di estrema destra. "Bella ciao" quindi è finita in bocca ai nazisti ucraini (a cui sono attribuibili pure le atrocità nel Donbass), un ulteriore affronto al nostro amato inno di libertà, levato proprio verso quei nazifascisti di cui la cantante ucraina nutre invece smisurata simpatia. Pertanto la cover potrebbe essere bellamente presentata come una "Bella Ciao Battaglione Azov e compagni edition", e c'è ben poco da sorridere.
Del resto, che il banderismo sia un fenomeno estremamente diffuso in Ucraina, è un dato conclamato, il web è piena di testimonianze di questo tipo. A tal proposito c'è pure una canzoncina molto cara ai nazionalisti ucraini, il cui ritornello suona precisamente così: "Nostro padre è Bandera, nostra madre è l'Ucraina".
Ecco, ucraini cari, cantate pure tutti i dubbi cori che vi garbano, in nome dell' indipendenza sacrosanta, ma giù la mani dal canto di liberazione. Lasciate riposare in pace i nostri partigiani, in cerca di pace e non di guerra, e morti per la libertà. "E questo il fiore del partigiano/Morto per la libertà/Oh bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao".