A quanto pare le dichiarazioni rilasciate Flavio Briatore durante l’intervista di Libero solamente qualche giorno fa hanno fatto discutere, e tanto.. Il riferimento è alla invettiva che il businessman piemontese ha consegnato a Hoara Borselli, in cui l’imprenditore si è lanciato in un attacco su più fronti che ha compreso Angelo Bonelli (leader dei Verdi), le auto elettriche e addirittura l’intera sinistra. Dichiarazioni che di certo non sono passate inosservate alla giornalista del Fatto Quotidiano Daniela Ranieri, che nell’edizione odierna del giornale diretto da Marco Travaglio si è lanciata in quello che potrebbe essere definito una sorta di contrattacco volto in qualche modo a “smascherare” non solo l’intervistato (e cioè Briatore), reo di essere “l’anello di congiunzione tra il Suv e l’uomo” e di essersi confidato “a Libero per consegnare ai posteri il manifesto della Weltanschauung che condivide con la razza padrona e cafona di cui è prototipo quasi didascalico”, ma anche l’intervistatrice (Borselli), visto che è “già concorrente di Miss Estate Festivalbar” ma anche “giornalista del Bagaglino”, e infine anche la ministra del turismo Daniela Santanchè (“una che non paga dipendenti e fornitori”), il figlio dell’imprenditore Nathan Falco e addirittura Benetton. Ma andiamo con calma… Il primo punto toccato riguarda l’appellativo “Dottore” offerto dalla Borselli a Briatore all’inizio dell’intervista, strano visto che “in realtà Briatore è al massimo geometra, diploma peraltro conseguito con fatica”, e che “l’unica occorrenza “Briatore + laurea” è una sua uscita del 2015: ‘Mio figlio Nathan all’università? No, ad aiutarti nella vita oggi è soprattutto la rete di conoscenze che sai costruirti sul campo, quello che io chiamo connecting people’, perbacco”. L’attenzione si sposta dunque sulla diatriba Briatore-Bonelli. L’intervista dell’imprenditore viene dunque definita “un atto di bullismo” nei confronti del politico “colpevole di sospettare che il governo Meloni faciliti Briatore sulle concessioni balneari”. Riguardo alla paura per la sinistra, invece, Ranieri scrive che “è dimostrato che più sale l’Isee, più si hanno allucinazioni circa la presenza di una sinistra in Italia”, ma anche che (come disse Warren Buffett) “la lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi” e quindi anche un “epigono” come Briatore è portato a “pensare l’umanità divisa in due: da una parte i perdenti, che rompono le palle a chi ‘fa’; dall’altra i vincenti, ‘chi vuol dare lavoro, chi investe, chi produce ricchezza e contribuisce al Pil del Paese’, questo è il verbo briatoriano”.
Dalla politica, si passa poi alla carriera imprenditoriale di Briatore. Il ricordo della Ranieri vola così agli anni recenti della pandemia, cioè quando “al Billionaire, sotto Covid, (Briatore, ndr) li faceva infettare in massa perché, come da prescrizione del dott. Zangrillo, l’Italia ne aveva ‘le palle piene’ degli allarmisti e bisognava tornare ‘al ristorante, in discoteca’, sugli yacht ormeggiati a Porto Cervo, salvo poi infettarsi pure lui, Briatore, finendo ricoverato al San Raffaele da Zangrillo, con l’amica Santanchè che andava in Tv a negare il virus e a diagnosticare una prostatite”. Ma come è nato il mito di Flavio Briatore? Scrive Ranieri: “Le cronache narrano di un giovane Briatore galoppino di un imprenditore di vernici del Cuneese che ha rilevato un’azienda di Michele Sindona e che poi salterà in aria con la sua auto, costringendo Flavio a emigrare a Milano dove si reinventa broker, maestro di sci, discografico di Iva Zanicchi e co-gestore di bische clandestine, con polli da spennare ogni sera”. E continua: “Così, mentre la gente normale lavorava, i giudici di Bergamo e Milano spiccavano due mandati di cattura per associazione a delinquere finalizzata alla truffa contro Flavio e la sua ‘banda dei bari’. Flavio si becca 3 anni più 1 anno e mezzo, ma essendo un vincente scappa alle Isole Vergini, dove apre negozi Benetton”. Ed è qui che entra in gioco l’azienda che ha reso grande mr. Billionaire. Infatti, secondo la giornalista del Fatto, la famiglia Benetton avrebbe ripagato Briatore, intanto tornato in Italia per un’amnistia, “affidandogli la Formula 1”. “Il resto è storia”, chiosa la Ranieri, incluso “il sodalizio con Santanchè, una che secondo le accuse traffica coi bilanci della sua azienda, non paga dipendenti e fornitori, intasca i Tfr, mette gente in finta cassa integrazione, incassa i bonus pandemia, sfreccia in Maserati, non paga le multe e sta con un tizio che millanta titoli nobiliari”. Le ultime battute riservate alla lotta sociale: “quando Flavio dice senza alcun dubbio: ‘Per abolire la povertà l’unica strada possibile è creare posti di lavoro’, a noi - scrive Ranieri - ne vengono in mente altre due o tre, ma bisogna aver letto Marx o, a mali estremi, saper maneggiare il bastone”.