Piccoli gesti che non passano in sordina. È il taxi che tutti vorrebbero prendere. Martedì 25, Milano. Diego Calcaterra è fermo al semaforo a bordo della sua Oscar 82, il suo taxi bianco. Sono le 3.02, e l’incrocio tra viale Papiniano e piazzale Cantore, in zona Darsena, sembra vuoto. Quasi vuoto. Un ragazzo corre “come una saetta”. Sta scappando da una banda di ragazzi. Il tassista se ne accorge e si avvicina mentre la dash cam sul cruscotto riprende la scena. “Non posso far finta di niente”. Così Diego suona il clacson per spaventare i ladri e si avvicina al ragazzo che vedendo il taxi sceglie di salire: “Grazie mille. Stavo tornando dal lavoro, volevano rapinarmi”. Il 26enne dovrebbe essere al sicuro. Diego gli risponde: “Ho visto che eri in difficoltà. Ora calmati, siediti davanti. Sono un padre di famiglia”. Il tassista è stato raggiunto dai giornalisti del Corriere della Sera e ha raccontato la storia: “Scappava da quattro tizi. In quel momento ero al telefono con un collega, di notte è usanza farci compagnia: gli ho detto che non potevo far finta di niente, mi sarei sentito un verme. Uno del branco l’aveva afferrato per lo zaino, in un vicolo, mentre un altro si faceva sotto con il coltello. ‘Aiuto’, urlava. Ho suonato il clacson, si sono voltati. Arresi. Ma ero pronto ad affrontarli, a scendere dall’auto… Poteva esserci mio figlio”. Diego è anche un ex pugile, conosciuto come ‘Murdock il pacifista’ (“Murdock è il supereroe dei fumetti che combatte il crimine a New York. Un avvocato che di notte diventa un vigilante mascherato. Solo che io sono un tassista”).
Il ragazzo lo abbraccia prima di rientrare a casa: “Mi hai salvato la vita”. Diego ricorda quanto sia pericoloso passeggiare a quell’ora, anche se sembra un compito ingrato e un tentativo di attrarre le persone a usare il taxi per tornare a casa: “Non gli ho fatto la predica su quanto sia pericoloso camminare da soli alle 3 del mattino: 15 euro per il taxi possono pesare, lo so, ma a quell’ora siamo gli unici mezzi pubblici. Anche molte ragazze sottovalutano i rischi”. Ma non è così, perché le corse – in casi del genere – lui non le fa mai pagare: “Continuo a vederne molte [di ragazze, ndr] rincasare da sole, magari dopo una serata nei locali. Situazioni dove subentra la mia esperienza di tassista notturno, una carriera di 15 anni, l’occhio vigile. Etica e umanità. Ci sono pedinatori? Allora mi avvicino alla ragazza e abbasso il finestrino: ‘Ehi, sei tu che hai chiamato? Sali’. Corse che non faccio mai pagare. Poi che dire, purtroppo ho assistito a numerosi scippi”. Diego non si sente un eroe, nonostante il soprannome e la riconoscenza del ragazzo. Chiude così la sua intervista: “Non ho bisogno di medaglie. È che non sopporto le prepotenze”.