Siamo stati al Climate Social Camp organizzato dai ragazzi di Fridays For Future di Torino, un vero e proprio campeggio dove, per quasi una settimana, giovani provenienti da tutta Europa s’incontrano per discutere dei problemi climatici, e creare socialità dopo anni di pandemia e di chiusura forzata. L’iniziativa è senza dubbio ambiziosa perché i partecipanti sono numerosi e fornire i servizi necessari come pranzo, cena, doccia, acqua potabile etc non è cosa semplice. Gli organizzatori, tuttavia, sono riusciti a predisporre tutto il necessario per accogliere centinaia di giovani e far partire questo bel progetto. L’impatto appena arrivati al Parco della Colletta è quello di un super festival tipo Woodstock. Giovani e giovanissimi scorrazzavano nel grande prato, mentre gli organizzatori sistemavano il grande tendone da circo che verrà usato per le assemblee e le conferenze di questi giorni. Andando al Climate Social Camp il nostro scopo era quello di conoscere questi giovani, future leve di quella che sarà la sinistra ecologista dei prossimi anni, ma soprattutto capire quali idee hanno riguardo il cambiamento climatico e le sfide che ci attendono. Nel video che abbiamo realizzato troverete alcune interviste che condensano il sentiment dei ragazzi che partecipano al campeggio. Abbiamo posto loro alcune questioni scomode, come la necessità del fossile o del nucleare per il fabbisogno energetico globale, e la scelta di rifornirci di gas algerino, un proveniente da un paese decisamente non democratico al pari della Russia. Le risposte dei ragazzi hanno mostrato una grande speranza per il futuro. Nei loro occhi si vedeva la voglia di cambiamento, la volontà di fare qualcosa in prima persona per cambiare le cose. Tuttavia, quello che ci è toccato constatare è che molti di loro vedono nelle rinnovabili la panacea di ogni male. Se infatti la forza trainante dei giovani è fondamentale per risolvere i problemi ambientali del futuro, avere una credenza quasi fideistica nelle rinnovabili è come guidare una Ferrari con il freno a mano azionato. Quello che mancava nella quasi totalità dei giovani intervistati, e in quelli con cui abbiamo avuto modo di parlare a telecamere spente, è proprio una conoscenza tecnica di base riguardo le fonti energetiche. In molti si lanciavano citando studi non ben precisati in cui si sosteneva come le rinnovabili inquinino pochissimo, producano tantissima energia e senza dubbio “siano sufficienti a dare energia al mondo intero”. Purtroppo, sarebbe bello se così fosse, ma la realtà è ben diversa. Basti pensare al Capacity Factor delle rinnovabili. Questo non è altro che il rapporto percentuale tra la potenza effettiva di una fonte energetica e la sua potenza nominale o, in altre parole, la percentuale di energia che viene prodotta rispetto alla quantità massima producibile. Calcolando questo fattore nelle diverse fonti di approvvigionamento, si evince come per arrivare a produrre l’energia di un solo reattore nucleare ci vorrebbero oltre 40 chilometri quadrati di pannelli fotovoltaici, oppure circa 750 pale eoliche, con tutto ciò che ne consegue in termini di impatto ambientale.
Come si vede nel video, infatti, in alcuni casi i nostri interlocutori ipotizzavano l’intervento di “lobby” o altri non precisati interessi privati, che farebbero pressioni per l’utilizzo delle fonti fossili al posto delle rinnovabili. La realtà è che abbiamo prove del fatto che le lobby delle energie fossili ostacolino il nucleare a dispetto delle rinnovabili. A ciò andrebbe aggiunto che l’inserimento di Gas e Nucleare nella nomenclatura delle fonti green europea è avvenuta non su pressioni di famigerate lobby, ma sul parere dei consiglieri scientifici della commissione europea del JRC (Centro comune di ricerca). Altri sostenevano che negli ultimi anni avessimo investito poco nelle rinnovabili, certamente vero in Italia, ma in Germania? In questo paese gli investimenti sulle rinnovabili sono stati massicci eppure adesso si ritrovano costretti a riaprire le centrali a carbone, senza fare un passo indietro sulla chiusura delle centrali nucleari presenti sul suolo tedesco. Insomma, questo non vuole essere un articolo in difesa del nucleare o delle fonti fossili. Andando in quel campeggio abbiamo respirato aria buona, di belle speranze per il futuro, ma abbiamo avuto anche l’impressione che il confine tra buone pratiche ambientaliste e ideologia dannosa per il futuro di tutti è molto labile. Il pensare che le rinnovabili da sole possano salvarci è una comprensibile ma scoraggiante visione del futuro. Le rinnovabili, infatti, sono essenzialmente perfette per la produzione decentralizzata di quantità di energia medio-basse per piccoli centri urbani, come del resto ci dice Elena Alfieri di Fridays For Future Torino nella video intervista. Tuttavia, quello che ancora non è chiaro, ed è grave non lo sia, è che le rinnovabili non possano costituire la fonte primaria di approvvigionamento energetico di un paese industrializzato. C’è bisogno di forza giovanile per affrontare la sfida del cambiamento climatico, le nuove generazioni avranno l’onere di risolvere questo problema ma occorre conoscere, studiare e non ricadere in facili dietrologie. Il Campeggio, con i suoi workshop e le sue conferenze, è anche questo ed il nostro augurio è che si lotti tutti insieme, uniti contro la più grande minaccia alla nostra specie: il global warming.