Quando Elon Musk ha recentemente dichiarato che, grazie alle sue imprese spaziali, tra soli 25 anni più di un milione di persone potrebbe vivere su Marte, Jeremy Clarkson in un articolo sul The Sun ha commentato con un secco: “Ma dai, amico”. Per poi aggiungere subito dopo: “Il problema è che Musk ha l'abitudine di mantenere le sue promesse”. Con un certo scetticismo e una gran dose di sarcasmo, il giornalista ha continuato a commentare l'ambizioso piano del Ceo di Tesla così: “Solo il mese scorso, in una sola settimana, Musk ha annunciato un nuovo smartphone in grado di competere con l'iPhone, ha presentato un robot che può portare le pantofole e ha introdotto un taxi a guida autonoma”. L'ironia è palpabile, soprattutto quando scrive: “Certo, sarebbe facile pensare che sia solo il volto di queste innovazioni, un semplice portavoce. Ma poi è venuto fuori che è stato lui a pensare all'idea di far atterrare quel razzo enorme sulla torre di lancio invece di dotarlo di pesanti e complicate gambe”. Per poi evidenziare: “Il che significa che era presente nel processo di progettazione. Come?”, continua, “Ogni giorno appare in podcast, tiene discorsi, sostiene Trump, promuove la mia birra Hawkstone e gestisce sia X che Tesla. È quasi come se ci fossero tre di lui. Ma anche se fossero duecento, l'idea di portare un milione di persone su Marte, più o meno entro dopodomani, sembra un tantino ridicola”. Clarkson tratta anche un altro aspetto cruciale delle sfide che si presenterebbero nella colonizzazione di Marte: l'ambiente estremamente ostile del pianeta.
Dopo aver letto la notizia secondo cui Tesla avrebbe aperto 17 centri di test 'self-Serve', “così i clienti possono provare i veicoli elettrici a guida autonoma”, nell'articolo Clarkson afferma che il livello di radiazioni su Marte sarebbe “50 volte superiore a quello della Terra”, mettendo in evidenza uno dei problemi più gravi per la vita umana sul pianeta, in particolare per la salute a lungo termine delle persone. Questo dato renderebbe l'idea di riproduzione e sostenibilità biologica su Marte quasi un'impresa da fantascienza. “Poi c'è la temperatura. Certo, ci sono giorni in cui si raggiungono piacevolmente i 70 gradi Fahrenheit, ma nella maggior parte dei casi ci si aggira intorno ai meno 200 gradi. E può essere molto ventoso”. Un aspetto che non dovrebbe passare inosservato visto che “lassù” potrebbe essere così ventoso che l'intero pianeta rischierebbe di essere consumato da una gigantesca tempesta di polvere. I problemi finiscono qui? Secondo Clarkson non proprio. Bisognerebbe infatti pensare a come ospitare concretamente tutta questa mole di gente di cui parla Musk. “È all'incirca la popolazione di Birmingham. Quindi bisogna costruire una città di quelle dimensioni lassù, mentre il vostro vecchio amico sta marcendo e non riuscite a vedere cosa state facendo a causa della polvere e dei congelamenti”. Clarkson sottolinea anche la difficoltà di portare materiali da costruzione nello spazio, facendo riferimento al peso di strutture comuni come chiese e biblioteche. La questione del cibo è altrettanto interessante. “Matt Damon ci ha insegnato che è possibile coltivare patate, ma non sono sicuro che si possa avere carne di manzo lassù”. E solleva anche un punto cruciale riguardo all'allevamento di animali. L'idea di mettere mucche e tori su una navetta spaziale e addestrarli a usare i gabinetti antigravitazionali, come scrive Clarkson, ci fa ridere ma forse, in un certo senso, fa anche riflettere sulle svariate complessità insite nel creare un ecosistema autosufficiente su Marte. “Ma supponiamo che Elon riesca a superare tutti questi problemi, e se la storia recente ci dice qualcosa, potrebbe farlo”, scrive il giornalista.