L’epoca dei social prevede alcune regole di comunicazione. La più importante, in politica, è negare sempre. Anche di fronte all’evidenza, anche di fronte a delle registrazioni. Il giornalista Michael Wolff e autore del podcast Fire and Fury ha diffuso le registrazioni delle sue conversazioni con Jeffrey Epstein quando quest’ultimo si trovava ancora in carcere a causa delle accuse di violenza e traffico sessuale. E il miliardario ha parlato molto anche della sua amicizia con Donald Trump, sempre negata dal candidato repubblicano alla Casa Bianca. Alle elezioni mancano solo tre giorni e ogni passo falso, notizia compromettente o rumor superficiale rischia di danneggiare in maniera decisiva il voto. Michael Wolff sostiene che il girato è di più di cento ore, durante le quali Epstein racconta anche come Trump manipolasse a suo piacimento la sua “corte”. Steve Bannon, Reince Priebus (ex capo di gabinetto alla Casa Bianca), Kellyanne Conway (consigliera di Trump): sono alcuni dei big citati dal giornalista e che The Donald avrebbe messo l’uno contro l’altro per fomentare la competizione. Wolff ha detto che nel corso delle conversazioni Epstein aveva espresso “la sua incredulità nei confronti di una persona di cui conosceva così bene i vizi e che poi sarebbe stata eletta presidente. Epstein era assolutamente preoccupato per Trump e credo che, francamente, ne avesse paura”. Insomma, nonostante l’ex presidente abbia negato, dalle registrazioni sembra che tra lui e il miliardario morto suicida ci fosse una solida amicizia.
“Ecco questi due uomini, entrambi spinti dal bisogno di fare tutto ciò che volevano con le donne: dominazione, sottomissione e divertimento. E uno di loro finisce nella prigione più oscura del Paese e l'altro alla Casa Bianca”, ha dichiarato ancora l’autore newyorchese. Dallo staff di Trump, comunque, è già arrivata una risposta. In particolare è stata Karoline Leavitt, responsabile della campagna nazionale di Trump, a scagliarsi contro Wolff, “uno scrittore caduto in disgrazia che fabbrica abitualmente menzogne per vendere libri di finzione, perché è evidente che non ha alcuna morale o etica”, aggiungendo che la sua è “un’interferenza nelle elezioni” a favore di Kamala Harris. Dal cinema con The Apprentice al podcast Fire and Fury per bocca di Jeffrey Epstein, passando per i “white party” di Sean Diddy Combs: The Donald sempre al centro. E il 5 novembre vedremo come tutto questo ha cambiato le cose.