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Lo scandalo Watergate
50 anni dopo: cosa resta del giornalismo
che ha fatto tremare il potere?

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

17 giugno 2022

Lo scandalo Watergate 50 anni dopo: cosa resta del giornalismo che ha fatto tremare il potere?
Mezzo secolo fa prendeva vita uno degli scandali più famosi d’America, il Watergate, che ebbe come conseguenza le dimissioni dell’allora presidente Richard Nixon. La celebre inchiesta condotta dai reporter del Washington Post, Carl Bernstein e Bob Woodward, fece scricchiolare lo studio ovale della Casa Bianca e valse loro il premio Pulitzer. Oggi, a tanti anni di distanza, molti aspetti restano ancora nell’ombra

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

Nella notte tra il 16 e il 17 giugno del 1972, al Watergate Hotel di Washington DC, un gruppo di 5 uomini fu arrestato per essersi introdotto illegalmente all’interno dell’albergo, dove aveva sede il comitato elettorale del partito democratico. La polizia fu chiamata dalla guardia di sicurezza Frank Wills, dopo che per due volte aveva notato un pezzo di nastro adesivo sulla porta tra le scale e il parcheggio sotterraneo. Gli uomini arrestati, Bernard Barker, Virgilio González, Eugenio Martinez, James W. McCord Jr. e Frank Sturgis furono trovati in possesso di materiale elettronico utilizzato per le intercettazioni. L’ufficio stampa di Nixon minimizzò subito l’accaduto, e per lo più l’opinione pubblica pensò che si trattasse dell’ennesimo scandalo dal carattere ciclico, invece si mise in moto una macchina investigativa che portò a conseguenze di grande rilevanza storica. Difatti due redattori del Washington Post, Carl Bernstein e Bob Woodward, iniziarono un’indagine che fece tremare i corridoi del potere centrale. Grazie alla guida di un informatore segreto denominato “gola profonda” (il vice-direttore dell’FBI Mark Felt, la cui identità fu svelata solo nel 2005), riuscirono a dimostrare il collegamento tra l’attività di spionaggio e sabotaggio dei democratici, che aveva lo scopo di facilitare la rielezione presidenziale di Nixon. Fu intercettata una conversazione tra il capo dello staff della Casa Bianca e Richard Nixon, in cui i due discutevano dei modi per porre fine e depistare l’indagine. In seguito alla pubblicazione dei nastri, il presidente rischiò di essere accusato di impeachment. 

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Carl Bernstein e Bob Woodward

Nixon, l’8 agosto del 1974, rassegnò le proprie dimissioni in diretta tv: “Non sono mai stato uno che molla. Lasciare il mio incarico prima della fine del mandato è qualcosa che mi ripugna, ma come presidente devo mettere davanti a tutto gli interessi del Paese. Continuare la mia battaglia personale nei mesi a venire per difendermi dalle accuse assorbirebbe quasi totalmente il tempo e l’attenzione sia del presidente sia del Congresso, in un momento in cui i nostri sforzi devono essere diretti a risolvere le grandi questioni della pace fuori dai nostri confini e della ripresa economica combattendo l’inflazione al nostro interno. Ho deciso perciò di rassegnare le dimissioni da presidente con effetto a partire dal mezzogiorno di domani”. Richard Nixon è tuttora l’unico presidente americano ad essersi dimesso dall’incarico. Tre anni dopo, nel 1977, confessò pubblicamente, durante un’intervista, il suo coinvolgimento nello scandalo, finendo per demolire del tutto la sua reputazione: “Ho tradito i miei amici e il mio paese”. L’intera Nazione fu sconvolta dal caso. Con la classe dirigente repubblicana sotto accusa emerse il volto oscuro dell’America, che negli anni 70 era attraversata da una serie di problematiche e contraddizioni. La drammatica guerra in Vietnam era ancora in corso, e per la questione dei diritti civili e dell’integrazione razziale non si prospettava una vicina risoluzione. 

Uno dei film più celebri ispirato allo scandalo del Watergate è indubbiamente “Tutti gli uomini del presidente”, uscito nelle sale nel 1976, con protagonisti Robert Redford e Dustin Hoffman. Una pellicola che si è fatta manifesto della libertà di stampa contro le deviazioni del potere. Una piccola chicca cinematografica, che forse tranne gli appassionati di cinema in pochi conoscono, è la presenza dell’affare del Watergate nel film “Forrest Gump” di cui è protagonista Tom Hanks. Forrest, mentre si trova nuovamente a Washington, dove era stato invitato per i suoi meriti sportivi, alloggia proprio al Watergate Hotel. Durante la notte, infastidito dalla luce di alcune torce provenienti da una stanza buia, contatta la sorveglianza facendo così scoprire l’attività di spionaggio clandestina. 

La vicenda del Watergate, oltre ad essere mondialmente considerata sinonimo di corruzione politica, allo stesso tempo è un esempio dell’importanza del giornalismo d’inchiesta. Nonostante siano trascorsi cinquant'anni, come molto spesso accade in questi casi, molte questioni sono rimaste insolute o avvolte dal mistero.

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"The Watergate Hotel" a Washington DC

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